Flovilla (Federbiologi): il tempo incalza per mettere alla prova la reale volontà di cambiamento della seconda Giunta del Presidente Bardi. Di seguito la nota inviata da Antonio Flovilla, presidente Federbiologi Basilicata.
La vicenda del nomenclatore tariffario delle prestazioni sanitarie, con tutte le incertezze e indecisioni normative nella sua applicazione e l’impatto economico che esso ha sulle strutture eroganti, è solo l’ultima goccia che fa traboccare il vaso.
La sanità lucana, come del resto quella dell’intero Paese, non gode di buona salute.
Le liste di attesa si allungano sempre più nonostante i tentativi (per ora senza successo) nazionale e regionale per risolvere il problema.
Ormai quotidianamente le cronache riportano il diffuso malcontento a cui fa da contraltare l’annunciata sperimentazione di modelli organizzativi diversi e la creazione di altre strutture (Centrali operative territoriali, Case di comunità, Ospedali di comunità) destinate ad assorbire ingenti risorse economiche, ma anche ad aumentare il cospicuo numero di contenitori vuoti già esistenti.
Ovviamente tutto ciò nella prospettiva di una riconversione culturale degli operatori e dei cittadini, oramai, esausti per lo stress a cui quotidianamente sono sottoposti.
In tale situazione è indispensabile risolvere in maniera strutturale il problema dei servizi sanitari connessi alla salute dei cittadini.
Solo un sistema pubblico-privato attraverso l’interpretazione e applicazione dell’art. 32 della Costituzione in linea con le esigenze sociali, culturali ed economiche del nostro tempo può far uscire la sanità dal vicolo cieco in cui è stata ricacciata. Tutto il resto si risolve in piccoli rimedi destinati, nonostante le ingenti risorse finanziarie programmate, a non produrre i risultati sperati.
E’ invece la collaborazione tra organizzazioni sanitarie private e il sistema pubblico che può portare ad un utilizzo più efficiente delle risorse e ad un miglioramento complessivo dell’assistenza sanitaria a condizione che siano messe in campo le azioni utili per promuovere una “collaborazione efficace”.
Per “collaborare” non “competere” occorre che i soggetti che operano con il sistema sanitario regionale e comunque tutte le parti interessate riconoscano reciprocamente gli interessi di cui sono portatrici, convengano su obiettivi di salute per territori omogenei, condividano linee guida e procedure cliniche, garantiscano la continuità assistenziale, condividendo valori quali l’appropriatezza e l’efficacia delle cure, l’equità e l’universalismo.
Ci sono tre parole – “integrazione”, “sussidiarietà”, “cooperazione” – che sono la chiave per entrare nel nuovo processo di integrazione pubblico-privato. Anche in questo caso ad una condizione: quando s’instaurano rapporti tra organizzazioni sanitarie diverse, in particolare tra “soggetti privati” e “soggetti pubblici”, è importante e doveroso per le istituzioni preposte prestabilire in quale dei tre ambiti si collocherà il rapporto funzionale per definire con chiarezza scopi, risultati attesi e metodi di misura degli stessi.
Provo a declinare le tre parole:
· Integrazione: intesa come erogazione dell’assistenza attraverso il potenziamento del coordinamento tra i soggetti delle filiere assistenziali dei pazienti.
· Sussidiarietà: La sussidiarietà prevede, per la sua realizzazione, che si instaurino rapporti fra soggetti pubblici e soggetti privati in vista del perseguimento di un interesse comune ad entrambi: l’interesse generale. La sussidiarietà nei servizi sanitari si riferisce al principio secondo il quale le decisioni e le responsabilità riguardante la fornitura dei servizi sanitari dovrebbero essere assegnate tenendo conto delle diverse esigenze e circostanze territoriali.
· Cooperazione: intesa come collaborazione tra soggetti diversi per perseguire obiettivi e valori condivisi, perché universali, nella chiarezza dei modi e senza sovrapposizioni inutili.
Ci sarà pure un motivo perché molti cittadini scelgono le prestazioni a pagamento senza neanche provare a prenotare nel pubblico o nel privato convenzionato.
Le istituzioni sanitarie pubbliche, a livello nazionale e regionale, non possono quindi sottrarsi a questa domanda di cura e prevenzione in tempi rapidi e con servizi in grado di valorizzare al meglio tutte le componenti, pubbliche e private, e soprattutto le risorse a disposizione. Il governo regionale dovrebbe porsi questo problema. Anche qui la soluzione è più semplice di quanto possa sembrare. Occorre fare una scelta di politica sanitaria in direzione del miglior utilizzo delle strutture e delle risorse a disposizione.
A tale scopo è necessario insediare un tavolo permanente che, per il merito, faccia tesoro delle esperienze passate, evitando di delegare la soluzione dei problemi ad iniziative discontinue affidate a dirigenti e funzionari.
Il tavolo – così come abbiamo chiesto da tempo insieme ad Anisap Basilicata e Federlab – dovrà definire i rapporti tra sistema pubblico e privato in maniera chiara e intellegibile, senza equivoci, con l’utilizzo di risorse straordinarie da destinare nel breve medio termine alla indispensabile integrazione territoriale delle strutture sanitarie esistenti. Il tempo necessario (3-5 anni) per eliminare/snellire le liste d’attesa e consentire al sistema pubblico una vera e utile riorganizzazione necessaria per riassumere il ruolo determinante, nella erogazione dei servizi sanitari, che la legge gli assegna.
E’ del tutto evidente, invece, che il recente tavolo con i dirigenti del Dipartimento, di Asp, Asm e Ao San Carlo, voluto dall’assessore Latronico, non è sufficiente. E – secondo quanto ci informa il comunicato ufficiale diffuso al termine – senza nemmeno citare l’altra insostituibile risorsa a disposizione faccia del servizio sanitario regionale e cioè quella della specialistica ambulatoriale accreditata. Cosi facendo, mi pare, si faccia un passo indietro rispetto alle dichiarazioni dello stesso assessore, subito dopo il suo insediamento, di apertura al privato accreditato. Il tempo – che non è mai stato un fattore neutrale – incalza per mettere alla prova la reale volontà di cambiamento della seconda Giunta del Presidente Bardi.