Basilio Gavazzeni: “Il Manifesto per la buona politica di Vincenzo Viti e Lorenzo Rota”. Di seguito la nota integrale.
All’impronta pochi e secchi righi sulla presentazione di un Manifesto per la buona politica di Vincenzo Viti e Lorenzo Rota. L’evento si è svolto nel salone dell’Hotel San Domenico, circa 3 ore, dal tardo pomeriggio in su, uditorio straripante, per lo più anziani, poche le donne, pochi i giovani. A Rota, introdotto da Viti, è toccata la presentazione. Grande elaborazione la loro, lunga e dettagliata, più un programma, forse, che un manifesto funzionale alla lettura di molti. Rota l’ha proposto con entusiasmo, appellandosi alla memoria, nel giorno della Memoria, protendendosi con decisione sul futuro prossimo e richiamando più volte il protagonismo della comunità. La visione delineata: Matera Città d’Arte e di Cultura. Obiettivi e strategie, dieci, egualmente sotto il primato della parola città. Per non perdere nulla di tale amorosa fenomenologia di Matera sarebbe stato conveniente che i presenti avessero per le mani il documento. Che, purtroppo, è giunto in sala a metà relazione ed è rimasto abbandonato fino alla conclusione su un tavolo. Un testo che, già sapientemente diviso, è soverchiato da corsivi e sottolineature un po’ disturbanti. Un manifesto tutto da divulgare e da studiare. E da integrare in alcuni passaggi. Nel dibattito seguìto hanno fatto la parte del leone Nicola Buccico e Marcello Pittella. Il primo: un fendente, una picconata, una rivendicazione, sottili considerazioni e dichiarato amore per la città. Il secondo: analisi più distesa, rivendicazioni, riconoscimento del ruolo di Matera nel contesto regionale, riflessioni pertinenti sulla politica di cui, a un certo punto, stranamente, ha minimizzato la rilevanza. Nei loro discorsi, citati l’ottimo De Ruggieri e l’eterno, a détta di Buccico, Acito. Ascoltando pensavo al nostro popolo, o gente?, che tali uomini eletti non possono sciogliere né sostituire con un altro. Pensavo che ne vediamo sempre la divina pazienza ma non la divina furia – cito un Bertolt Brecht caro a De Ruggieri, che all’uscita me l’ha ricordato in maniera errata. Pensavo al mio quartiere di Matera sud che il lockdown lo patisce da decenni anti litteram. Pensavo che del documento il numero 8 La città solidale dovrebbe passare al numero 1 e, anzi, dovrebbe informare il titolo. Pensavo anche, in collegamento a ciò al Terzo Settore effettuale e preponderante non di chiacchiere, del mondo ecclesiale. E infine pensavo alle risorse necessarie a tanto programmato da Viti-Rota, mentre la società si immiserisce ogni giorno di più. Ma tant’è, lunedì prossimo, attendere e sperare sarà il postremo messaggio del Conte di Montecristo.