Si è conclusa la fase di partecipazione che ha visto per oltre un mese coinvolti tre quartieri storici di Matera, interessati dall’installazione di tre totem temporanei ideati come presidi di ascolto per accogliere istanze, proposte e desideri espressi dalle comunità residenti. L’iniziativa “La voce dei quartieri di Matera” è stata realizzata, tra novembre e dicembre 2024, a supporto della redazione delle schede norma, promossa dal Comune di Matera con l’obiettivo di avviare un processo di rigenerazione urbana, architettonica, sociale e culturale dei quartieri storici di Lanera, Serra Venerdì, e Spine Bianche.
Le schede norma – curate da DeAssociati Studio di progettazione urbanistica e CITERA Centro di ricerca interdipartimentale Territorio Edilizia Restauro e Ambiente Sapienza Università di Roma – sono redatte da un gruppo di ricerca interdisciplinare coordinato da Georg Josef Frisch e da Spar-taco Paris, e prevedono la definizione di norme di attuazione volte all’adeguamento funzionale, tecnologico, energetico e strutturale, tanto alla scala del quartiere quanto a quella dell’edificio, compatibili con la salvaguardia dell’impianto urbanistico originario e del patrimonio architettonico che caratterizza ciascuno dei tre quartieri.
Il processo di definizione di strategie, metodi e strumenti, volti a indirizzare la gestione e la trasformazione dei tre quartieri, non poteva prescindere dal coinvolgimento degli abitanti e dal loro ascolto e, in questa prospettiva, con l’intento di instaurare un dialogo con le comunità presenti, è stata coinvolta la Fondazione Gianfranco Dioguardi, da sempre impegnata nell’attivazione di per-corsi di partecipazione attraverso i programmi Laboratori di Quartiere e Cantiere-evento.
A supporto delle attività sono state ideate, in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata, tre strutture temporanee, progettate e curate da Carlo Picerno, nell’ambito della sua tesi di laurea magistrale in Architettura seguita dai docenti Francesco Maggiore e Chiara Rizzi. Si tratta di tre dispositivi di ascolto che hanno avuto lo scopo di instaurare un dialogo con gli abitanti attra-verso molteplici funzioni: espositori di fotografie, lanterne urbane, amplificatori di suoni e messaggi, lavagne per appunti, cassette postali, nonché punti di distribuzione di cartoline.
L’esposizione fotografica, allestita sui pannelli dei totem, ha contemplato un dialogo tra immagini d’archivio, selezionate da un gruppo di ricerca guidato da Maria Clara Ghia con Manuela Ciangola, e fotografie contemporanee realizzate da Carlo Vannini. Inoltre sulle tre installazioni sono state di-segnate una serie di illustrazioni di Vincenzo D’Alba, che hanno invitato i cittadini all’interazione.
Le strutture sono state realizzate, in tubolari multidirezionali da ponteggi e sono state rifinite con materiali da cantiere. Una macro cassetta postale integrata nei totem ha consentito di accogliere messaggi, lettere e cartoline da parte degli abitanti, che sono stati così sollecitati a rilasciare opinioni sul proprio quartiere, anche attraverso un questionario compilato in forma anonima. Nelle ore serali i tre dispositivi sono stati illuminati, assumendo l’ulteriore funzione di lanterne urbane a servi-zio del contesto.
La restituzione delle dinamiche demografiche, sociali ed economiche dei singoli quartieri ha previ-sto forme di audit diretto degli abitanti insediati (interviste, riunioni, esplorazione dei quartieri, work-shop, laboratori), reiterato preliminarmente alla definizione della disciplina attuativa, al fine di restituire in maniera condivisa il quadro dei fabbisogni reali delle comunità insediate.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa c’è anche quello di informare gli abitanti stimolando la consapevo-lezza che abitare in quartieri di così rilevante importanza storica, architettonica e urbana, rappresenti un privilegio e un valore.
Il programma ha vantato anche al coinvolgimento di realtà legate al territorio, associazioni, enti del terzo settore e stakeholder, al fine di avvalersi di un prezioso e necessario supporto da parte di chi quotidianamente opera in queste realtà. Hanno aderito diversi partner, tra i quali: Nature City Lab, IdD Istituto del Design di Matera, Fondazione Matera-Basilicata 2019, Dioguardi Lab, Quartarella, TAM Tower Art Museum, Consorzio Materahub Industrie Culturali e Creative, RegenerAction Erasmus+ project, Associazione Quartiere Lanera, Io sto con te OdV Matera, Associazione Italiana Giovani per l’Unesco, Poesia in Azione, MUV Matera Museo Virtuale della Memoria Collettiva.
Durante la permanenza delle tre installazioni urbane, sono state promosse diverse iniziative finalizzate all’interazione tra progettisti e abitanti. Tra le attività messe in campo: la raccolta di memorie e testimonianze, in forma scritta e orale; il racconto dei luoghi, sia dal punto di vista storico e urbani-stico, sia da quello sociale e progettuale; laboratori creativi finalizzati alla definizione di possibili proposte da attuare nelle schede norma.
LINK al video su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=VoMWwZslmkg&t=10s
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I quartieri storici urbani di Matera
Nel 1952, la legge speciale n. 619 per il Risanamento dei rioni Sassi, dà inizio a un periodo di grandi trasformazioni urbanistiche a Matera, quasi tutte per iniziativa pubblica. L’anno successivo Luigi Piccinato riceve l’incarico di redigere il nuovo Piano regolatore della città, che assume la funzione di piano pilota per l’urbanistica del Mezzogiorno, con l’obiettivo di coniugare il risanamento della parte antica della città, nella quale si abitava in condizioni antigieniche e arretrate, con la pre-visione di nuovi quartieri: la realizzazione di Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche segna il passaggio da modalità di vita di tipo rurale ad assetti invece tipicamente urbani. Il piano di Piccinato colloca infatti questi quartieri, che per Bruno Zevi costituiscono per qualche decennio “la più bella periferia tra le città italiane”, sul margine esterno della città, a indicare le direzioni del nuovo sviluppo.
Dei tre quartieri, Spine Bianche (1955-1959), con 687 alloggi, è quello meno periferico: progettato da Carlo Aymonino e altri architetti, tutti di scuola romana ad eccezione di Giancarlo De Carlo autore dell’edificio sul piazzale della Chiesa, si configura come risposta razionale e moderna alla declina-zione materana del linguaggio “neorealista”, attraverso la scelta di disposizioni planimetriche, sistemi di costruzione, materiali, particolari costruttivi e finiture che, pur rispettando i limiti economici fissati, siano il meno possibile “ultrapopolari”. Serra Venerdì (1955-1957) è poi il quartiere più grande, con 828 alloggi: denominato da Piccinato “quartiere-paese”, ispirato alla struttura di un paese lucano in collina, è progettato assecondando un sentimento tra il “pittoresco, lo spontaneo e l’organico” e la disposizione degli alloggi si fonde con il paesaggio circostante in un insieme integrato, per realizzare un ambiente abitativo in cui il progetto degli spazi aperti traduca il concetto di “unità di vicinato” dei Sassi. Il quartiere è diviso in due settori, quello orientale progettato dal gruppo coordinato da Picci-nato, quello orientale da Luisa Anversa. Il più piccolo dei quartieri è infine Lanera (1955-1959), con 333 alloggi, progettato da Mario Coppa e Marcello Fabbri: costituito da cinque sub-comunità organizzate attorno un sistema di spazi chiusi, sfrutta nella disposizione planimetrica le differenze alti-metriche del terreno, determinando aree esterne diversificate e visuali non uniformi.
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Le schede norma
Le schede norma sono redatte ai sensi degli articoli 15 e 16 della legge regionale 23/1999. Sono finalizzate alla rigenerazione socio-economica e alla salvaguardia dei valori storico-testimoniali dell’architettura e dell’urbanistica. Hanno l’obiettivo di definire, per ciascuno dei quartieri, la disciplina urbanistico-edilizia delle trasformazioni, con un particolare riguardo alla loro sostenibilità ambientale e sociale.
Si tratta di un progetto urbanistico alla piccola scala, capace di individuare sia le linee generali di assetto, sia le regole di intervento alla scala di ciascun quartiere. Una visione attenta dello spazio urbano ed edilizio, capace di tessere una tela di ricucitura dei beni comuni e dei volumi edilizi, aderente alle esigenze della vita quotidiana.
Gli interventi sul patrimonio architettonico e sullo spazio pubblico saranno definiti attraverso la re-dazione di abachi, con riguardo agli elementi di salvaguardia, alle regole di trasformazione, alle soluzioni tecnologiche, nonché a materiali, colori e finiture delle singole componenti, pubbliche e private, definendo un manuale di buone pratiche per il riuso, la riqualificazione, il restauro, anche ricorrendo a tecniche per l’edilizia sostenibile.
Le linee di intervento che saranno elaborate all’interno delle schede terranno in adeguata considerazione la dualità tra spazio pubblico e dimensione privata e rifletteranno la considerazione dell’età degli edifici e delle esigenze di sostenibilità ambientale (riduzione dei consumi energetici e di emissioni di anidride carbonica) e di adeguamento funzionale. Saranno inoltre sviluppate strategie di intervento per gli spazi aperti, luoghi di qualità ancora riconoscibile, che facilitino la gestione condivisa con gli abitanti e l’aggiornamento degli usi e dei modi di vivere la città.