Pierluigi Diso, referente dell’Associazione Zes Lucana, in una nota esprime alcune riflessioni in vista delle prossime elezioni comunali di Matera. Di seguito la nota integrale.
Nel 1978 lo scultore Pietro Consagra stilò il manifesto il “Fronte dell’Arte”, con il quale sollecitò interventi di recupero dei centri storici di Matera. Agli inizi del 2025 e dopo il degrado degli ultimi anni a Matera sono usciti allo scoperto altri “promotori” di una svolta di rivendicazione popolare rivolgendosi all’intelligenza materana. Ecco lo spirito del manifesto che avvia un percorso civico per il bene della polis, alla luce delle nuove sfide che Matera deve necessariamente affrontare. La città deve riprendere il suo ruolo in regione ed essere il catalizzatore della sua provincia a cui deve dare valore aggiunto in una sana competizione con Potenza nell’interesse dell’intero popolo lucano. Matera non può scadere a testimone passivo della sua tipicità ma deve elevare la sua particolarità a risorsa permanente della sua crescita economica e sociale. Matera è a un punto di svolta, allora ben venga la riflessione offerta dal manifesto alla comunità. La città ha già fatto passi da gigante, è passata velocemente dalla selce al silicio, ma il futuro prossimo dev’essere privo di egoismi di parte, di potere e di categoria. E se in politica i verbi vanno declinati al futuro, allora utilizziamo quello più prossimo, perché il tempo scorre velocemente. La città deve avere un ruolo di primo piano, come nel 2019, dal punto di vista economico, per le opportunità di occupazione e sviluppo di nuove filiere, con la necessità di ricreare e mantenere vive le comunità. Matera ha davanti delle sfide che vanno raccolte e affrontate. Un cambio di passo necessario e non più rinviabile per dare vita a ecosistemi aperti di innovazione, inclusivi, trasparenti e partecipativi, dove le scelte non vengono più calate dall’alto ma sono frutto anche del coinvolgimento dei cittadini di tutte le età, delle proposte avanzate dalle associazioni di categoria, dal mondo accademico, dagli imprenditori in quanto beneficiari/destinatari dei principali servizi. Il ruolo della politica non è banale e la classe dirigente è l’espressione del bisogno di una comunità. Ecco che i nuovi amministratori avranno un ruolo fondamentale: saranno i traghettatori tra la vecchia e la nuova politica. Avranno cinque anni di tempo per formarsi e crescere politicamente e amministrativamente per consegnare la prossima vola la città ad una classe dirigente che non si può più improvvisare e poi, chi ha detto che uno con i capelli bianchi non può essere un innovatore. L’ultima amministrazione di giovani ha fallito. Giorno dopo giorno assistiamo alla crisi dei servizi pubblici primari che diventano sempre più insostenibili per i governi locali che devono garantirli: pensiamo all’igiene urbana e alla mobilità come esempi più eclatanti, ma anche ai servizi sociali e socio-assistenziali. Da un lato, quindi, abbiamo i cittadini e le imprese che chiedono risposte sul territorio; dall’altro la difficoltà delle istituzioni locali nel darle e soprattutto nel mantenerle nel tempo. E questo determina un generale senso di sfiducia, un crollo sotto il profilo degli investimenti e la disaffezione civica, da cui poi deriva l’astensionismo al voto. Quest’ultimo va subito estirpato e va spiegato ai cittadini che non votando si lascia campo aperto a coloro che con pochi voti continuano la loro presenza nelle istituzioni: poi non bisogna lamentarsi se ci sono sempre le stesse persone. Di qui la necessità di un nuovo approccio alla politica e una nuova visione dei centri urbani dettata dalle nuove necessità dei nostri tempi. Il cittadino, sempre più preparato, oggi ha a disposizione i mezzi per far sentire la sua voce, specie se deve scegliere tra tanti candiati sindaco, ricordando che solo in due arriveranno al ballottaggio, nonostante i tanti voti che potrebbero prendere le varie liste di candidati. Per tal ragione le istituzioni devono arricchirsi costantemente della presenza rigeneratrice di quella società capace di divenire classe dirigente, perché interprete delle nuove aspirazioni.
Questa è la ragione profonda del “manifesto” che lancia un confronto aperto e concreto con una rappresentanza quanto mai articolata della società civile, produttiva e culturale materana, senza parlare sempre e solo di Matera quale città del turismo e della cultura. Da qui il lavoro anche dell’Associazione ZES Lucana che dal 2017 va ripetendo che ci sono varie opportunità di sviluppo e più soldi che progetti per Matera e la sua provincia, che la classe dirigente e imprenditoriale deve saper utilizzare. Formiamo subito la classe dirigente passando dai silenzi e dalle parole all’azione partecipata. Costruiamo il tavolo, rotondo, e facciamo sedere attorno tutti coloro che condividono e si vogliono impegnare per Matera, tutto il resto viene da sé.