La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza (11 febbraio) – istituita nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – ha un simbolo che in Basilicata è soprattutto un incoraggiamento per tante nostre ragazze: la prof. Liliana Dell’Osso, di origini di Bernalda, presidente eletto Società Italiana di Psichiatria, membro della Top Italian Scientists che riunisce gli scienziati italiani ad alto impact factor, della Top Italian Women Scientists e del club 100 esperte.it, oggi ha superato le 33mila citazioni dei suoi articoli scientifici. Un esempio che si aggiunge a quelli di Cristiana de Filippis, di Matera, 31 anni, la professoressa che ha vinto il più importante e prestigioso riconoscimento della matematica in Europa, conferito dalla European Mathematical Society (EMS) e di Marialaura Apostolo, anche lei giovanissima, di Potenza, selezionata dalla Leonardo tra le “30 eccellenze europee”. Storie di generazioni differenti di donne “partite” dalla Basilicata per coronare un sogno e che ci sono riuscite sgomitando tra i colleghi e superando tanti ostacoli e soprattutto spezzando gli stereotipi legati alle scienziate. Ma c’è ancora molto da fare perchè sono ancora poche le ragazze lucane che scelgono di studiare le materie scientifiche e, fra le ricercatrici, poche riescono a fare carriera. In Italia, le ragazze tra i 25 e i 34 anni con una laurea nelle materie Stem, sono solo il 16,8%: meno della metà dei ragazzi, che arrivano al 37%. Ostacoli e stereotipi si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del lavoro: tra i laureati Stem di 25-64 anni, lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è molto ampio. Tuttavia qualche segnale di cambiamento c’è: dal 2011 al 2021 c’è stato un incremento piuttosto significativo nelle immatricolazioni femminili, ma soprattutto le regioni del Nord, mentre al Sud aumentano solo le immatricolazioni maschili. Il gap si conferma poi nel numero dei laureati nelle materie Stem: le donne 28.706 contro 45.502 uomini. La storia della Dell’Osso – una scienziata che non ha mai sentito di doversi adeguare a certi modelli per essere presa sul serio – in occasione della Giornata ha sempre un significato speciale: “Se guardo indietro, la prima immagine che mi viene in mente di me stessa è quella di una bambina che, con le labbra serrate e l’espressione troppo seria, tornata a casa da scuola orgogliosa di un bel voto, riusciva a fatica durante il pranzo a strappare la parola ai fratelli maggiori – che non la cedevano facilmente a favore di uno dei più piccoli, donna per giunta. Ricevevo in cambio non solo l’attenzione, ma soprattutto la stima e la credibilità dei genitori. Già allora sapevo che, per essere presa sul serio, avrei dovuto impegnarmi a fondo, senza risparmiarmi. E così, quando diciottenne decisi di intraprendere gli studi di medicina – invece di quelli di lettere, considerati più indicati alle ragazze nel Sud in quegli anni ’70 – ottenni, anche grazie al prezioso sostegno dei miei fratelli, il permesso di studiare a Pisa. Sapevo che il trasferimento, gli studi universitari, sarebbero stati la prova del fuoco: mi trovavo in un ambiente nuovo, pieno di possibilità, ma anche molto competitivo. Io non mi sono fatta scoraggiare, e ho combattuto tenacemente per rendere il futuro aderente alle mie aspettative. Vengo spesso in Basilicata per partecipare ad incontri e rinnovare un messaggio alle ragazze: non è una guerra di genere, ma un problema culturale. La cosa più importante: esprimere sé stesse è ciò che ci permette di trovare il nostro posto nel mondo e vivere in modo soddisfacente. Per farlo è necessario avere fiducia in sé stesse e, soprattutto, nei propri sogni, anche quando sembrano irraggiungibili. La prima condizione per riuscire a realizzare degli obiettivi è di averli”.
Feb 11