Questa mattina nell’auditorium “Gervasio” di Matera nell’ambito di Amabili Confini è stato presentati il libro “Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola” di Paolo Di Paolo. All’incontro, introdotto dalla giornalista Antonella Ciervo, hanno partecipato gli studenti dei licei classico “Emanuele Duni”, scientifico “Dante Alighieri” e artistico “Carlo Levi”.
Di seguito i particolari.
“È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose.”
Così si esprime Paolo Di Paolo nel suo agile saggio Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola.
Il noto scrittore romano, tra i più brillanti divulgatori italiani, ha condotto gli studenti in un viaggio alla riscoperta di autori che hanno lasciato una traccia profonda nella letteratura italiana e nella memoria di ciascuno. L’incontro, introdotto dalla giornalista Antonella Ciervo, sarà aperto al pubblico fino ad esaurimento posti.
Paolo Di Paolo (Roma, 1983), è stato finalista al Premio Strega 2024 con «Romanzo senza umani», ed è autore, tra l’altro, di «Mandami tanta vita» (2013, Premio Salerno Libro d’Europa, Premio Fiesole Narrativa e finalista Premio Strega), «Una storia quasi solo d’amore» (2016), «Lontano dagli occhi» (2019, Premio Viareggio Rèpaci), tutti editi da Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Scrive su «la Repubblica» e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte».
Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola.
La nebbia agl’irti colli…
E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose.
Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C’è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all’improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un’occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po’ di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all’ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo ‘900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani…Dimostra così che l’esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
La fotogallery della presentazione del libro “Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola” (foto www.SassiLive.it)