Gucci (Fratelli d’Italia): “Il valore della lingua madre e delle minoranze linguistiche in Basilicata: San Costantino Albanese, nel cuore della cultura e lingua Arbëreshe”. Di seguito la nota integrale inviata da Valeria Carolina Celeste Gucci, Responsabile Dipartimento Istruzione di Fratelli d’Italia provincia di Matera.
Da Responsabile del Dipartimento Istruzione Provinciale FdI di Matera ma, soprattutto,da insegnante di lingue e civiltà straniere, oggi voglio ricordare l’importanza della celebrazione della Giornata Internazionale della Lingua Madre. Istituita nel 1999 dall’Unesco, per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo, viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio risalente al 21 febbraio 1952, nel quale quattro studenti bengalesi dell’Università di Dacca (a cui se ne aggiunsero altri nei giorni a seguire), furono uccisi dalla polizia di quello che allora era il Pakistan orientale, mentre rivendicavano l’ufficialità della loro lingua, il bengalese. Come sosteneva Nelson Mandela: “Parlare a qualcuno in una lingua che comprende, consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore”. La lingua madre è la lingua del cuore, delle emozioni e degli affetti primari. Per un bambino, è spesso la lingua delle prime esperienze culturali, dei giochi, delle ninne nanne, della complicità e dei primi racconti. Il codice materno contiene parole che sussurrano, consolano, sgridano, rassicurano, insegnano e influenzano profondamente la nostra storia e l’immagine del mondo che grazie ad esse ci costruiamo. La giornata di celebrazione della Lingua Madre è l’occasione per conoscere, riconoscere e valorizzare le lingue del nostro vivere quotidiano (a scuola o al lavoro) e riflettere sui cambiamenti in corso nella nostra società. Questo ci ricorda come la lingua faccia parte del patrimonio culturale di ciascuno di noi. La lingua rappresenta la spina dorsale della nostra identità e della nostra cultura. A tal proposito, sostenere la diversità linguistica all’interno di un Paese è utile per aumentare la comprensione e la tolleranza interculturale. La conoscenza della lingua è il primo strumento di inclusione scolastica, a maggior ragione per gli studenti emigrati in Italia da altri Paesi, ma anche per gli studenti italiani. La scuola è da sempre il contenitore di diversità e differenze di ogni tipo: è necessario promuovere sani legami sociali e la partecipazione di tutti come diritto fondamentale di ogni studente. Voglio ricordare come nella nostra terra di Lucania è presente una importante minoranza linguistica in alcune comunità, una di queste è San Costantino Albanese. San Costantino Albanese conserva nel nome, nella lingua, nel culto e nelle tradizioni,elementi culturali delle popolazioni albanesi che proprio qui hanno trovato rifugio, caratterizzando in modo ancora oggi visibile i costumi tradizionali, le architetture e le funzioni religiose di rito albanese-bizantino. Per quest’insieme di peculiarità che lo caratterizzano a partire dal 1534, il borgo è definito un’oasi orientale nell’Occidente. Qui, la lingua madre Arbëreshe, lingua parlata tutt’oggi, è sinonimo anche del nome degli albanesi d’Italia, mentre Arberia identifica l’area geografica degli insediamenti albanesi in Italia. La cultura arbëreshe è ancora oggi caratterizzata da elementi specifici che rendono la presenza delle comunità albanesi un elemento di forte arricchimento per le comunità locali. La specificità di tale cultura si rileva nelle tradizioni, nei costumi, nel rito religioso, nell’arte, nella gastronomia. Figura centrale nella vicenda degli insediamenti e delle migrazioni di albanesi in Italia è stato il condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg, l’eroe nazionale albanese che aveva contenuto l’avanzata dei Turchi di Maometto II per un ventennio fino al 1463, quando fu sconfitto e costretto all’esilio. San Costantino Albanese è ritenuta una delle località che divennero poi la destinazione salvifica di persone che sfuggivano alle persecuzioni ottomane. E’ chiaramente un paese di cultura arbëreshe in Basilicata, come si percepisce immediatamente dalla indicazione bilingue delle strade e dalle conversazioni tra concittadini sempre in arbëresh. A differenza della maggior parte delle lingue minoritarie e regionali d’Italia, che sono purtroppo in recessione, l’identità arbëreshe qui è forte e radicata, con addirittura la riscoperta di tradizioni perse da molto tempo. La forza di questa identità culturale è stata nel corso dei secoli non solo la lingua, ma anche le tradizioni religiose, così diverse rispetto a quelle dell’attuale Albania. Nonostante gli abitanti dei paesi arbëreshë abbiano nomi e cognomi italiani da generazioni, la loro identità e l’orgoglio per le loro origini sono un collante etnico e linguistico estremamente durevole. L’antico idioma albanese è parlato dalla popolazione del luogo che lo usa quotidianamente come lingua madre, sia nel privato, che in luoghi pubblici e religiosi. Il comune, ai sensi delle leggi vigenti a tutela delle minoranze etno-linguistiche, attua il bilinguismo amministrativo, utilizzando la lingua arbëreshe anche negli atti ufficiali e nella segnaletica stradale. Ringrazio di cuore il Sindaco di San Costantino Albanese, Renato Iannibelli e Dina Iannibelli, Presidente della Pro Loco di San Costantino Albanese che, oltre ad essere per me degli amici, stanno profondendo tutto il loro impegno e disponibilità per la realizzazione di un prossimo evento di valorizzazione della cultura e della lingua arbëreshe.