Salute, un diritto da curare. E’ il tema del nono incontro organizzato nel tardo pomeriggio da Progetto Comune Matera nella sede in Via Nazionale 46 a Matera. Un tavolo tematico che si è rivelato un importante occasione di confronto sulla sanità pubblica e sulla necessità di garantire cure adeguate e accessibili.
Il bisogno di salute, la tutela della salute rappresentano probabilmente per la maggior parte delle persone la più importante fonte di attenzione, di preoccupazione e di riflessione.
L’esperienza della Pandemia ha mostrato chiaramente quanto sbagliato fosse aver concentrato tutte le forme di cura e di assistenza nelle strutture ospedaliere; in tale contesto hanno funzionato meglio quelle realtà in cui la struttura territoriale si presentava forte ed organizzata, in cui la patologia cronica veniva gestita ambulatorialmente o a domicilio, in cui perciò gli ospedali erano utilizzati per le acuzie e l’indifferibile, riuscendo ad assolvere a questa funzione in modo snello, poiché non intasati dalle quotidiane necessità del territorio.
Una delle sfide da cogliere, pertanto è la nuova concezione del territorio che deve farsi carico dei bisogni di salute del cittadino per tutte le patologie che vanno gestite nella cronicità, nella quotidianità e nelle riacutizzazioni lievi-moderate di esso, lasciando all’Ospedale la gestione dell’imprevedibile, dell’acuto e delle necessità che a domicilio o in ambulatorio non possono essere trattate.
Non é un caso che l’Agenas nel suo recente rapporto di fine anno abbia individuato l’ASM tra le cinque Aziende sanitarie territoriali pubbliche meno performanti, registrando una valutazione bassa sugli indicatori riguardanti sia l’assistenza distrettuale che quella ospedaliera (https://www.agenas.gov.it/images/2024/primo-piano/Arezzo/Report_Stampa_Valutazione_delle_performance.pdf)
In particolare, gravi sono le lacune circa la dotazione di servizi territoriali, le cure primarie, la presa in carico, le ospedalizzazioni evitabili ed il consumo di prestazioni di specialistica ambulatoriale , così come la degenza media nei reparti, l’indice di fuga, il rispetto dei tempi di attesa per interventi, la sostenibilità economico patrimoniale, gli investimenti, come emerge dal Rapporto CREA (https://www.creasanita.it/attivitascientifiche/rapporto-sanita-2024-edizione-xx/?portfolioCats=38).
L’ospedale di Matera, definito Ospedale per Acuti, con un bacino di utenza maggiore di 100.000 abitanti è chiamato a rispondere alle esigenze di salute di pazienti con patologie complesse e multiple, gravi, situazioni di criticità ed emergenza.
Ma un ospedale per assolvere a tale missione non può essere spogliato di funzioni, sguarnito di personale, sprovvisto di risorse, non attrezzato con tecnologie innovative .
E’ quanto accade a Matera da oltre dieci anni. Ciò ha determinato una progressivo discredito del nosocomio, nonostante l’impegno e il sacrificio del personale, l’esodo di competenze, un impennata di emigrazione sanitaria verso altre regioni, a cominciare da quelle vicine, pugliesi.
Sono state denunciate, anche recentemente, gravi sofferenze in strutture portanti come Radiologia, Pronto Soccorso, Psichiatria, Anatomia patologica, lacune in campo strumentale, solo per fare alcuni esempi, come la mancanza di chirurgia robotica in ambito urologico e chirurgico/oncologico, di una radiologia interventistica per procedure essenziali a pazienti complessi, di ecoendoscopia.. di strumenti che consentano gli esami molecolari di immunoistochimica, e l’elenco potrebbe proseguire.
Per non tacere delle gravissime carenze di personale medico e infermieristico. Oppure delle ormai sempre più lunghe e interminabili liste di attesa, che spingono a rivolgersi a strutture private o a ad altre regioni, così accrescendo il disagio economico delle famiglie a causa della spesa per consumi sanitari e aumentando il saldo economico negativo per mobilità passiva per la Basilicata che nel 2023 risulta ammontare a 52 milioni di euro
Qualche timido segnale di inversione di tendenza sembra cogliersi; sono stati pubblicati alcuni bandi per concorsi pubblici di dirigenti medici ed altre figure in varie discipline, si sta cercando di ampliare il parco delle dotazioni tecnologiche necessarie al rilancio dell’Ospedale, ma sarebbero necessari interventi più incisivi, in grado di aumentare la capacità di attrazione sia di professionisti che di pazienti.
Una recente novità nel panorama del nostro ateneo regionale è l’istituzione della facoltà di Medicina.
Bisogna sottolineare quanto siano strettamente interconnessi i bisogni della Facoltà di Medicina con quelli dell’Ospedale e del territorio di Matera: la Facoltà di Medicina per svilupparsi in modo compiuto e dirsi all’altezza delle competitor di altri Atenei necessita dei numeri, delle competenze, delle possibilità che la nostra città ed il suo ospedale offrono, non ultime le interconnessioni con le vicine Università della Puglia e contemporaneamente la nostra Sanità ha bisogno della Facoltà di Medicina, della spinta alla ricerca, all’innovazione, alla crescita culturale che una realtà del genere porta con sé.
La Facoltà di Medicina dell’UNIBAS non ha alcun senso se incentrata esclusivamente sull’AOR San Carlo, allo stesso tempo la capacità assistenziale delle nostre strutture sanitarie non decollerà mai in assenza della Facoltà di Medicina.
Altro tema decisivo è quello di rafforzare la medicina territoriale: in questo senso si pone il problema di costituire anche a Matera una Casa di Comunità, che, fra l’altro, eviti l’accesso indiscriminato e sovrabbondante all’ospedale.
Al Comune non è affidata l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari. Tuttavia una buona amministrazione non è tale se non si occupa prioritariamente delle questioni di salute e protezione sociale dei propri concittadini.
Però, può e deve esercitare un’azione di controllo, di proposta e di rivendicazione nei confronti della Regione e delle Aziende Sanitarie.
I doveri del Comune in questo ambito appaiono chiari, se si comprendono i legami tra la salute e le condizioni socio economiche, l’ambiente, l’alimentazione.
Nella discussione su sanità e salute, non si può avere come unico riferimento il profitto, il ritorno economico e nemmeno il pareggio di bilancio, visto che un sistema che si prende cura della salute e della vita di individui umani e, comunque, nella valutazione globale delle perdite e dei guadagni occorre pensare anche agli indicatori indiretti di questi aspetti, cioè la minore perdita di giornate di lavoro, la maggiore produzione, l’allungamento della vita produttiva stessa, la minore probabilità di andare incontro a patologie e condizioni di invalidità, all’estensione di tali positivi influssi anche ai propri conviventi e familiari. Tutto ciò senza pesare i valori dell’interesse generale, della coesione e della giustizia sociale, fattori che a volerli ben guardare, hanno un proprio valore anche economico oltreché generale.
Uno strumento utile potrebbe essere la generazione di un osservatorio Sanità permanente in Comune, del quale facciano parte cittadini ed operatori nei vari ambiti di pertinenza sia ospedalieri che territoriali, con l’obiettivo di individuare precocemente le criticità e di porsi, a mezzo del Comune stesso, ad intermediazione con l’ASM e la Regione.
Ha introdotto Marina Rizzi, gastroenterologa, e sono intervenuti Emilia Tallarico, anatomopatologa, Beatrice Di Venere, chirurga, Giulia Cifarelli, capo sala, Cotugno Angelo Raffaele, tecnico radiologo, tutti in servizio presso l’ospedale Madonna delle Grazie di Matera; Nancy Lascaro, reumatologa, e Brunella Caputo, con funzioni amministrative presso l’ASM; Franco Dimona, Presidente dell’Ordine dei Medici, Michele Campanaro, Segretario Provinciale FINMG, Nicola Morea, Presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale della Basilicata, e Gianmichele Vizziello, componente dello stesso Consiglio. Ha concluso Vincenzo Santochirico, Presidente dell’associazione Progetto Comune.
La fotogallery dell’incontro (foto www.SassiLive.it)