Vincenzo Menzella, ex amministratore del Comune di Matera, in una nota sottolinea la frammentazione che si registra dal punto di vista politico a Matera e denuncia l’inconsistenza dei tavoli promossi negli schieramenti di centrodestra e centrosinistra e ritiene il Manifesto per la buona politica la soluzione per rilanciare la città dei Sassi. Di seguito la nota integrale.
È grande la confusione che vediamo e viviamo nella nostra città di Matera. Con due registri che operano in autonomia fra loro. C’è chi opera per aprire la comunità ad una riflessione di futuro attraverso un Manifesto da condividere e integrare. Lo scopo è offrire una piattaforma in grado di qualificare la offerta politica per poi affidarla ad una gestione di alto profilo nel segno della qualità e della competenza. L’altro registro è il traffico ( stavo per dire di influenze ma non è cortese) ormai incontrollabile , di aspirazioni che non aiutano certo a definire un futuro accettabile. Si continua a ragionare a partire da aggregazioni in grado di promettere una contabilità utile a fini elettorali. Si promettono posti e vice posti ma si ignorano le priorità di una città portata allo sbando da una gestione amministrativa disastrosa. Con i responsabili di quella esperienza tuttora al centro di operazioni di potere al tavolo dell’effimero. Si lanciano quindi candidature organizzate in ristretti ambiti di interessi di bottega o familiari. Sembra la ripetizione di una operazione fallimentare già tentata alla regione e che si presenta come il conto da pagare, a spese di Matera , una carta giocata sul tavolo da gioco del pd regionale che sembra aver perso ogni dignità . Sono argomenti che ho già speso in riunioni ufficiali prendendomene la responsabilità e sottolineando la gravità della crisi interna ad un partito che sembra appaltato ad altre discutibile ambizioni. Come si vede non parlo per educazione politica di persone ( pur se la sfilata di candidati si presterebbe a curiose osservazioni) ma di processi che porteranno se non contrastati a dure conseguenze. Ora il Manifesto entra in una fase di atterraggio su temi sensibili. Rimane un appello e una provocazione. Non ha investiture. Guarderà con evidente favore le liste che ne condivideranno e sottoscriveranno i contenuti e i valori. Certo non coprirà il mercato che vediamo all’opera “contro” la città.