Dati Livelli Essenziali di Assistenza in Basilicata, Maida (Centro Studi Jonico Drus): “La salute prima di tutto”. Di seguito la nota integrale.
Lodevoli gli sforzi che l’attuale assessorato e la quarta commissione consiliare stanno compiendo per migliorare la situazione, ma non è facile rimuovere le incrostazioni cementate dal tempo.
Gli ultimi dati del Ministero della Salute relativi ai Livelli Essenziali di Assistenza, rivelano il persistere di una forbice che si allarga sempre di più tra Nord e Sud.
Le statistiche sono a volte impietose: chi vive nel Nord Italia ha un’aspettativa di vita più lunga di chi vive al Sud. Diverse sono le cause.
Sarebbe semplicistico cercarle tutte nella maggiore efficienza della Sanità settentrionale, nella mancanza di attrattività delle strutture sanitarie del Sud, nell’emigrazione intellettuale per cui le migliori menti del Sud vanno a potenziare il Nord, nella incapacità di incidere della più che mediocre classe dirigente meridionale.
Abbiamo letto in questi giorni i proclami di esponenti del centro sinistra lucano, con riferimento alla pubblicazione del Ministero della Salute dei dati riferiti ai Livelli Essenziali di Assistenza.
La Basilicata è agli ultimi posti, stanno messe come noi e peggio di noi soltanto la Calabria e le isole.
Ma il sistema che ha prodotto questo risultato non nasce oggi, anche se servirebbero provvedimenti ed azioni più incisive per determinare una svolta e purtroppo nella legislatura che si è conclusa lo scorso anno si è pasticciato in modo inconcludente. Tant’è che ancora oggi i tempi per ottenere una prestazione sono biblici, la medicina territoriale stenta a decollare e non si intravedono cambiamenti significativi. Eppure ci viene ripetuto da anni che la prevenzione e la diagnosi precoce sono fondamentali. Chi può accede e accelera una prestazione con l’intramenia o andando a pagamento nelle strutture private.
In Basilicata come nelle altre regioni agli ultimi posti della graduatoria, il sistema che ha prodotto tutto questo è stato creato per alimentare la macchina del consenso e non l’efficienza e l’efficacia.
Ricordiamo per tutti gli scandali e i processi relativi ai concorsi pubblici, con alcune sentenze passate in giudicate anche in Cassazione e che stanno per essere applicate agli interessati. Ricordiamo certa stampa compiacente che anziché scavare nelle notizie, si limitava a fare da cassa di risonanze del padroni del vapori. Qualche opinionista “di grido” in servizio permanente effettivo in passato cambiò “opinione” e si mise al servizio del potere sanitario per qualche cassetta di frutta del metapontino.
Al Nord l’aspettativa di vita è maggiore anche perché lì l’abbondanza alimentare è arrivata prima e gli stili di vita sono cambiati, al Sud invece siamo passati dalla fame alla sazietà più tardi e ancora ci abbuffiamo.
Sono 8 le Regioni che non garantiscono a pieno le cure. Al top Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Trento. Male Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta e Sicilia. La medicina territoriale resta il punto debole del Ssn.
Complessivamente, nell’anno 2023 le Regioni Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna registrano un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree della Prevenzione, Distrettuale e Ospedaliera.
C’è insomma di che riflettere. La salute prima di tutto.