Pale eoliche nel Parco della Murgia materana e impatto ambientale, Pasquale Doria (Matera Civica): “Appello alle autorità competenti”. Di seguito la nota integrale.
Quanto vale il paesaggio Murgiano? Gli esperti della materia sostengono che pale eoliche di quelle dimensioni non si erano mai viste, neppure sulla carta, non prima d’ora. Il loro esordio nel dibattito cittadino risale al 20 marzo 2024. È la data in cui una società privata ha presentato il suo progetto per un impianto in località “Masseria Terlecchia Piccola”, ovvero 7 aerogeneratori per una potenza totale di 50,4 mega watt. Ma, in realtà, si tratta di un’iniziativa che, complessivamente, interessa altri quattro diversi siti dell’altopiano, per un totale di 35 aerogeneratori.
Il Comune aveva tempo fino al 26 giugno 2024 per esprimere puntuali osservazioni. Evidentemente, una serie di ritardi non hanno consentito una decisa reazione per definire con nettezza una contrarietà non di facciata, ma dettata da esigenze legate alla qualità e alla salvaguardia di un territorio che si sta rivelando ogni giorno di più l’autentica risorsa e ricchezza della comunità materana.
Va detto e sottolineato, a questo proposito, che la Legge Regionale numero 54 del 2015, attualmente in vigore, stabilisce criteri rigorosi per l’installazione degli impianti eolici. Il dato non è secondario. Ribadito in ogni sede, riguarda nello specifico i siti Unesco, non ultimi gli antichi rioni Sassi e il grande scrigno storico e naturalistico del Parco della Murgia. In breve, la loro riconosciuta qualità ambientale può contare su un’area di protezione (definita con un anglicismo “buffer”) di 8 chilometri. Si tratta di una zona di rispetto entro cui non sono ammesse installazioni di questo tipo e in cui bisognerebbe garantire un livello di tutela aggiuntiva al paesaggio, salvaguardando l’immediato sfondo delle principali visuali e altre caratteristiche strutturali e funzionali al sito protetto dall’Unesco. Tre ministeri, Mase, Mic e Agricoltura, hanno previsto che le regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata, fino a un massimo di 7 chilometri. In buona sostanza, si dovrà adeguare il buffer, ma da 8 a 7 chilometri, poco cambia.
Non ci sarebbe molto altro da aggiungere. Se non un particolare riguardante lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) presentato dalla società privata interessata al progetto. In parole povere, conferma che l’iniziativa ricade all’interno della zona di ulteriore tutela, il già citato “buffer”, rendendo l’impresa difficilmente ammissibile. L’Amministrazione comunale, benché retta da una gestione commissariale, recuperando incertezze passate, potrebbe comunque far valere ufficialmente le sopra indicate evidenze e adire alle autorità competenti. Tanto più che le segnalazioni da parte della società civile, nel merito, non sono certamente mancate. Si tratta di quella parte di comunità che non può tuttavia accollarsi puntualmente spese e costi legati a ricorsi e dinamiche di diniego più consone a gli enti che governano il territorio. A questi ultimi, tra l’altro delegati alla conservazione dei beni storici e naturalistici, dovrebbe essere sufficientemente chiaro che soprattutto il progetto denominato “Masseria Terlecchia Piccola” non dovrebbe avere seguito se non a detrimento di un particolare contesto che, essendo divenuto già da tempo patrimonio dell’umanità, non può appartenere alla logica di disparate vicende locali, specie se a vantaggio di interessi privati e non pubblici.