Barbara Verrastro, componente della segreteria regionale PD Basilicata ha inviato una nota dopo aver partecipato sabato scorso alla manifesatazione “Una piazza per l’Europa” che si è svolta in piazza del Popolo a Roma. Di seguito la nota integrale.
Sabato pomeriggio. Verso piazza del Popolo c’è molta gente. Il traffico è bloccato e non è facile muoversi nel centro di Roma. Sono quasi le 15.00 e sono in ritardo. Cammino verso via del Corso. Piena di ragazzi e giovani che giocano, scherzano, si divertono, fanno acquisti. Molti si abbracciano, hanno sguardi sereni. Sanno che nella loro vita la parola guerra è un motivo senza suono, è una parola senza lettere, è una circostanza senza una situazione.
Eppure, studiano storia da quando hanno 6 anni. Hanno letto l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, la Divina Commedia. Hanno sostenuto l’esame di terza media e alcuni anche l’esame di stato. Le grandi guerre del ‘900 sono state lette da questi giovanissimi.
Mentre i pensieri scorrono, continuo a camminare e arrivo nella Piazza. Entro con facilità. Guardo i volti dei partecipanti. Volti di persone adulte, l’età media va dai 65 ai 75 anni. Qualcuno ha il berrettino, altri hanno la bandiera dell’Europa. Altri aspettano l’inizio della manifestazione. Altri ancora si chiedono cosa si dirà. Alcuni si domandano quali sono i politici presenti. Ognuno di loro vuole capire. La folla ha deciso di partecipare, ma sembra per ora non essere importate definire cosa rappresenta questa piazza.
Un pensiero mi attanaglia la mente. I giovani sono a Via del Corso, spensierati e privi di curiosità, e gli adulti e molti anziani qui in piazza. È solo un pensiero, forse insignificante, ma altrettanto specifico dei tempi che corrono. Una piazza di Sinistra? Non precisamente. Forse progressista, ma questo in realtà non è rilevante. Michele Serra inizia il suo discorso. Molta la curiosità di ascoltarlo. “Siamo in tanti e siamo diversi”, dice. Ma diversi da chi? Da cosa? Diversi da chi vota a favore delle armi o diversi da chi preferisce la diplomazia per provare a creare condizioni di pace? Non è ben chiaro. Si continua. “siamo in Europa e da ottant’anni stiamo provando a vivere in libertà e pace”. Sicuramente saranno sfuggite a Michele Serra le guerre Jugoslave ( Serbia, Croazia, Kosovo, Slovenia) e quelle in Medio- Oriente, dove pur vivendo noi in pace abbiamo mandato i nostri soldati in guerra. Nelle nostre case non c’era guerra, ma siamo andati a casa di altri a promuoverle. In ultimo in Libia. la sindrome che ci sia pace da 80 anni è sempre inarrestabile! Prosegue Serra: “Questa piazza è un punto interrogativo di colore blu”. Quindi in realtà il promotore della piazza non sa come dovrà essere l’Europa del futuro. Forse perché di futuro in quella piazza non se ne vede molto. Tutto rivolto al passato e nessuna contestualizzazione alle decisioni europee degli ultimi giorni. Infine ha ringraziato di cuore la piazza. Grazie di cuore anche a lei, Michele Serra, ma avevamo bisogno di molta più chiarezza.
Questa Piazza si è riunita, ma cosa conterà nella trattativa dello scacchiere nazionale? Può una piazza così grande non dare proposte e/o prospettive? Trump ci sta dicendo: trattiamo!Sicuramente con i suoi modi e con il suo stile, ma non possiamo non approfittare di creare le condizioni per far terminare il conflitto in Ucraina. Una poesia di Rocco Scotellaro recita: Noi che facciamo? Questa è la vera domanda, a cui nessuno oggi in Piazza del Popolo ha saputo rispondere. Erodoto già circa 2500 anni fa scriveva, che solo un folle può preferire la guerra alla pace, perché in tempo di pace i figli seppelliscono i padri, mentre in tempo di guerra i padri seppelliscono i figli. E in questo sabato pomeriggio forse sono mancati i giovani, a cui l’Europa potrebbe chiedere di usare le armi, che vorrà produrre o acquistare. Il Papa è forzato a letto, ma si leggono sul quotidiano della Santa Sede, l’Osservatorio Romano, le critiche alle decisioni europee, a firma del Direttore editoriale del Dicastero, Andrea Tornielli: L’Europanegli ultimi tre anni si è purtroppo dimostrata incapace di iniziativa e creatività diplomatica…e ora si prepara a investire…la cifra esorbitante di 800 miliardi in armi. Non li investe per combattere la povertà, per finanziare programmi in grado di migliorare le condizioni di vita…li investe per gonfiare gli arsenali e dunque le tasche dei fabbricanti di morte, nonostante già oggi la spesa militare dei Paesi dell’Unione superi quella della Federazione Russa”.
Noi come Pd siamo andati in questa piazza, per superare gli egoismi nazionali e per un nuovo piano di investimenti per lo sviluppo dell’Europa. La nostra Segretaria ha ribadito: Vogliamo una Europa politica! Oggi in Europa non c’è diplomazia, perché forse non c’è politica. Solo costruendo buona politica, ci sarà pace.