Il futuro grigio della sanità pubblica in Italia. Di seguito il 9° intervento del nuovo ciclo di appuntamenti con il dottor Nicola D’Imperio per “Medicina Live”, il nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Da un autorevole, e recentissimo, studio statistico italiano emerge un dato estremamente preoccupante per la gestione pubblica della salute della gente.
Come se non bastassero le preoccupazioni che la gente coltiva, suo malgrado, tutti i giorni! Per essere più espliciti: la paura per una possibile guerra fatta contro un nemico ancora da identificare, non una delle solite guerre che si sono combattute sinora, ma una guerra totale e catastrofica per l’umanità intera; l’incertezza assoluta per il futuro, che attanaglia i giovani, anche se non lo danno a vedere; il timore per una bancarotta economica su scala internazionale causata dai nuovi “dazi” col conseguente risultato della perdita di milioni di posti di lavoro … e la povertà; la perdita dei valori della democrazia che hanno consentito, negli ultimi 80 anni, la crescita sociale, economica, morale, pur se limitata ai Paesi occidentali; la sottrazione della libertà di pensiero che ha favorito tutte le crescite e i progressi dell’umanità nei decenni trascorsi; e, anche se celata perché fa ancora più paura, la perdita della libertà individuale per mano della violenza di alcuni governi. Ma devo porre un blocco a queste mie riflessioni perché rischio di andare fuori dal tema che mi sono prefisso, ma su cui tornerò in uno dei miei prossimi incontri con i miei lettori, prendendo in analisi gli effetti delle “preoccupazioni” odierne sulla salute mentale e fisica di tutti noi.
Certo, di fronte a quanto sù accennato, il problema della “grande fuga” dalle strutture di sanità pubblica italiana di medici ed infermieri, assume una dimensione infinitivamente inferiore, ma proprio perché è un problema nostro, cioè nazionale, va affrontato, analizzato, con onestà, obiettività e coerenza, e la soluzione non è lontana e difficile come quella degli altri problemi che coinvolgono l’intero pianeta; questo coinvolge solo il nostro Paese.
Nel prossimo quinquennio tra il personale sanitario delle strutture pubbliche sanitarie ci saranno più pensionati che assunti. Secondo alcuni autorevoli studi prospettici nei prossimi 5 anni ci saranno circa 67.000 infermieri in meno e 35.000 medici in meno!
Gli infermieri attualmente impiegati nelle strutture sanitarie pubbliche italiane sono 268.013, con una età media di 46,9 anni, i medici sono 101.827 con una età media di 52,7 anni. Nei prossimi 5 anni andranno in pensione, come abbiamo già detto, circa 67.000 infermieri e 35.000 medici. Nello stesso periodo saremo in grado di formare ed assumere, se non si corre subito ai rimedi, solo circa 15.000 infermieri e 10.000 medici. Lo squilibrio negativo è evidentissimo!
Questi dati, tuttavia, sono persino ottimistici se si considera che le immatricolazioni ai corsi di laurea in Scienze infermieristiche si sono ridotte di oltre il 50%, e si riducono ancora quasi esponenzialmente e che i rari concorsi per infermieri, in tutta l’Italia, si svolgono con un numero di partecipanti sempre inferiore ai posti disponibili.
Per il versante medico, la recente riforma che elimina il test di accesso alla facoltà di Medicina, se funzionerà, potrà produrre i suoi effetti solo tra 6-7 anni, ma la questione resta irrisolta perché gli accessi alle specializzazioni è tuttora invariato, è una sorta di imbuto.
Questi dati, esposti qui in modo semplice ma, ritengo, esplicativo, dimostrano che la tutela della salute pubblica, già non ottimale, ma forse precaria, è in grave pericolo per il prossimo futuro.
Quali sono le cause di tutta questa disaffezione alle professioni sanitarie mediche ed infermieristiche? Sono tante ma espongo solo le principali: 1) la inadeguatezza degli stipendi rispetto agli standard europei, che spesso non permettono neppure di soddisfare le esigenze essenziali di una famiglia, 2) lo scarso riconoscimento delle professionalità, 3) la scarsa valorizzazione del merito individuale, 4) l’organizzazione non aggiornata alle esigenze odierne delle Strutture Sanitarie Locali sia ospedaliere che territoriali.
Da quanto esposto, in modo estremamente sintetico, si intuisce facilmente che se oggi è già difficile il percorso diagnostico-terapeutico del cittadino nell’ambito delle strutture pubbliche, nell’immediato futuro sarà ancora più problematico, in particolare per chi non ha le possibilità economiche per rivolgersi alle strutture private.
Le soluzioni alle nostre preoccupazioni di ordine planetario, a cui accennavo nella premessa, non sono semplici e neppure immediate, ma la soluzione di questi problemi nostri, nazionali, locali, non è difficile, se si adopera la ragione, il buon senso e l’onestà.