Gli eventi degli ultimi giorni, al seguito della prima convocazione del Consiglio Comunale, meritano una riflessione profonda, da legarsi all’ultimo capitolo della storia elettorale della città di Matera. Provando solo per un attimo a mettere da parte il risultato elettorale che ha comunque visto vincitore l’on. Salvatore Adduce al ballottaggio, è bene ricordare le modalità ed i contenuti con cui si è arrivati all’elezione del sindaco. Ritorna facilmente alla mente il dibattito politico, non sempre edificante, che ha caratterizzato il secondo turno dell’ ultima competizione elettorale per le amministrative di Matera. Da una parte il candidato Angelo Tosto che, avendo impostato già al primo turno una campagna elettorale ricondotta alla volontà di conoscere direttamente dai cittadini le ragioni del proprio malessere e gli auspici di miglioramento per il futuro, ha proposto – sfidando i numeri – un approccio di vera rottura sul metodo con cui governare in virtù della eccezionalità della situazione; dall’altra il candidato Adduce che ha impostato una campagna incentrata sulla governabilità politica, in virtù della maggioranza emersa già al primo turno e che, forte dell’appoggio istituzionale di Regione, Provincia, Enti sub istituzionali e strumentali, chiedeva di “chiudere il cerchio”, inserendo nell’alveo del quadro di potere, anche la gestione politica e amministrativa della città di Matera. Un percorso quest’ultimo ritenuto lineare, che ha consentito di fornire agli elettori un ulteriore elemento oggettivo pur in assenza di indicazioni sul come e con chi ci si sarebbe assunti la responsabilità di governare una città segnata da gravissimi problemi socio economici come è Matera oggi. Dal canto suo (certamente non per la spasmodica e testarda volontà di essere a tutti i costi sindaco della città dei Sassi), Angelo Tosto ha provato a proporre e ad applicare il suo spirito imprenditoriale alla civica amministrazione materana, nel solco e nella coerenza della sua proverbiale capacità di essere “innovativo”, proponendo per il contesto locale quello che in Italia gli storici definiscono “Governo di solidarietà Nazionale” e che per Matera si sarebbe potuto definire “governo cittadino di salute pubblica” in un momento eccezionale dove l’emergenza avrebbe richiesto ed imposto di andare oltre gli schieramenti e di lavorare con risolutezza e immediatezza, senza patti, pesi e misure, con l’obiettivo di voltare da subito pagina. Gli elettori hanno apprezzato l’umiltà, il senso civico, la responsabilità ed aggiungerei anche il desiderio di realizzare il sogno comune a molti materani: mettere al bando le divisioni che in città hanno, nei fatti, prodotto forse un insanabile danno. La cronaca dei fatti, anch’essa con numeri chiari e fortemente esplicativi, ha determinato l’elezione del sindaco per una manciata di voti, ma al pari una perdita per Adduce pari a 4.000 voti tra il primo e secondo turno, mentre Tosto li ha addirittura guadagnati, al netto delle fisiologiche/patologiche franchigie di contesto.
Sin qui la pagina di campagna elettorale, ma poi si è aperta subito quella più importante relativa alla forza ed alla modalità con cui aprire la consiliatura e quindi il governo della città, ed è qui che i primi nodi sono cominciati a venire al pettine. Ho sinceramente sperato, nonostante la speranza sia sempre l’ultima a morire, che la volontà “politica” (e la politica resta sempre l’arte del possibile) potesse indurre il primo cittadino, comunque legittimato, a riconoscersi nella vera novità dettata dalla necessità politica di fare in qualche modo sua la proposta Tosto, rilanciandola in questa chiave di rottura e di indipendenza piena nell’interesse della città. Volendo addirittura simulare l’ipotesi della famosa “anatra zoppa”, non credo che i consiglieri che compongono oggi la maggioranza, fatta di persone degne del ruolo che ricoprono, avrebbero avuto in animo la volontà politica e strategica, di non ripiegarsi per trovare equilibri, scevri dall’equilibrismo attuale, offrendo così alla città una volontà consigliare più forte, che ponesse al centro le dinamiche della programmazione e del controllo la sua azione istituzionale, con una Giunta che potesse finalmente essere di alto profilo e legittimata da una un’ampia maggioranza legata ai temi della città, piuttosto che alle anacronistiche logiche dei gruppi. Non biasimo il Sindaco per ciò che è accaduto, pur con una buona dose di incomprensibile inesperienza, in occasione del consiglio di insediamento, ma ritengo non rappresenti neanche un’attenuante generica affermare che il ruolo del Consiglio comunale sia comunque ricondotto all’ossequio autorevole nei confronti del Primo cittadino che rappresenta la maggioranza; purtroppo è accaduto ed è sotto gli occhi di tutti che gli equilibri interni, propedeutici alla composizione della giunta, siano andati palesemente in collisione sulla scelta del presidente dell’assemblea municipale.
Credo che questa campagna elettorale, non abbia rappresentato solo una fase storica legata alla consuetudine democratica della città; credo abbia insegnato tanto, quel tanto che basti per capire che per dividersi, lacerarsi c’è sempre tempo , ma questo tempo a Matera, è ormai scaduto, non ce n’è davvero più. Occorre quindi un virtuoso diritto di ripensamento, per dare una mano vera alla nostra città sperando che Adduce adduca senza ulteriori indugi prove immediate della sua sensibilità sul tema dell’urgenza.
Michele Corazza