L’assemblea dei sindaci tenutasi venerdì scorso per costituire l’ATO (Autorità d’Ambito Ottimale) Rifiuti di Basilicata si è conclusa con un rinvio a poche settimane. Era probabilmente l’esito necessitato da un supplemento di riflessione all’indomani della legge statale n. 42 del 26 marzo 2010 che prevede la soppressione di tali enti entro un anno dall’entrata in vigore della legge stessa.
Invero, il problema esiste anche per l’ATO Servizio Idrico Integrato che ormai da tempo è in regime di prorogatio.
Un approfondimento per il governo regionale e le forze politiche, ad inizio di legislatura, era forse inevitabile, ma nondimeno bisogna fare presto e bene.
Innanzitutto, confermando la scelta, compiuta con la legge regionale n. 28 del 24 novembre 2008, di affrontare e dare soluzione alla gestione integrata dei rifiuti in una dimensione regionale. E’ una direzione obbligata se si vogliono realizzare economie di scala, assicurare standards e tariffe omogenee sul territorio, disporre di un soggetto qualificato, competente e dedicato, superare le frammentazioni e le sovrapposizioni.
E’ l’unica via per garantire alla programmazione una gestione unitaria, operativa ed efficace.
Rimetterla in discussione significherebbe protrarre uno stato di incertezza e precarietà che non è consentito in un settore delicato e decisivo come quello dei rifiuti, che esige strumenti adeguati, assunzione di responsabilità nette e un medio periodo di programmazione, pena una ricaduta in termini emergenziali.
Perciò occorre costituire subito l’ATO rifiuti regionale senza che appaia contraddittorio farlo mentre una legge nazionale ne prevede la soppressione entro il 27 marzo 2011. Così come sarebbe ragionevole e opportuno rinnovare gli organi dell’ATO Servizio Idrico integrato.
Così operando si consegue il duplice obiettivo di avere subito un soggetto unitario e competente a gestire il ciclo integrato dei rifiuti (e di ridare operatività a quello relativo al servizio idrico) e di disporre del tempo necessario per la “(ri)attribuire con legge le funzioni già esercitate dalle Autorità, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza”, come prescrive la legge 42/2010.
Nel frattempo, però, si potrebbero effettuare gli investimenti, redigere (Ato Rifiuti) o aggiornare (ATO SII) i piani d’ambito, avviare la transizione per la gestione integrata dei rifiuti e accelerare l’avvio di una nuova fase in quello idrico (nuova convenzione con la Regione. ecc), anche per raggiungere gli obiettivi di servizi che ci impone la programmazione di derivazione comunitaria.
Nel senso di dare attuazione alla legge regionale 28/08, costituendo subito l’ATO Rifiuti regionale, pare siano orientati i rappresentanti dei comuni che hanno partecipato all’Assemblea, a comprova che non si può rimanere nel limbo.
L’alternativa è un ulteriore lungo periodo di commissariamento, destinato a durare per tutto il tempo necessario a fare una nuova legge che avrà il compito non facile di scegliere il modello giuridico, realizzare un equilibrio fra coinvolgimento degli enti locali e unitarietà, evitare la riproposizione delle Autorità soppresse (per evitare impugnative del Governo).
Ed è un lusso che non ci possiamo permettere. Non solo per evitare nuove emergenze ma soprattutto perché servizi pubblici di qualità sono indispensabili per assicurare quelle condizioni di contesto ottimale che sono decisive per orientare le scelte allocative di persone, servizi, capitali.
La nuova legislatura regionale dovrà interrogarsi a fondo sui servizi pubblici, sulla loro qualità, sulla loro economicità (illuminante dovrebbe essere l’annuncio di un utile di bilancio di 10 milioni di euro da parte dell’amministratore unico di Acquedotto Pugliese), sulle forme di gestione, sulla loro efficacia. Ma proprio per questo sarebbe esiziale che ora si arrestasse il processo di riforma avviato.
Vincenzo Santochirico – Consigliere regionale Pd