Da qualche giorno si è celebrato l’anniversario della nascita della legge 300, meglio nota come Statuto dei Lavoratori, ed il pensiero va a quell’esercito di lavoratori atipici e flessibili, privi di diritti, presenti oggi nel mercato del lavoro.
Alla maggior parte di questi (contratti a progetto, con partita IVA, ecc.), non si può neanche applicare la L.300, perchè sono considerati “lavoratori autonomi” anche se di fatto svolgono mansioni da lavoratori subordinati.
Questa condizione li rende ancora più ricattabili, sottoposti alle richieste più assurde, poiché il ricatto dell’assenza di lavoro li costringe ad accettare condizioni di lavoro non proprio regolari.
Sono lavoratori che, purtroppo, con diffidenza guardano al sindacato poiché gli si inculca l’idea secondo la quale “il padrone ti da il lavoro e se vuoi lavorare lascia perdere il rispetto dei diritti”.
Accanto a questo esercito di lavoratori “in grigio”, si sta sviluppando un altro esercito di precari: sono i lavoratori dei servizi gestiti in appalto.
Dapprima gli enti pubblici hanno iniziato ad affidare a terzi (privati) l’esecuzione di un servizio, in cambio di un risparmio consistente di spesa e di una conseguente riduzione di diritti dei lavoratori impiegati nel servizio stesso.
Oggi il “fenomeno” si sta estendendo al settore del turismo, nel quale importanti multinazionali decidono di far gestire alcuni servizi ad altre società.
Tutto questo può apparire normale, se non si considera il fatto che i risparmi derivanti dalle esternalizzazioni li pagano i lavoratori.
È quanto sta accadendo nei villaggi turistici di Scanzano Jonico: sin dalla loro apertura, questi lavoratori, per la maggior parte donne, non hanno avuto vita facile!
Lavoratori stagionali con contratti a termine di 4 – 5 mesi che, per la restante parte dell’anno, sopravvivono grazie al sussidio di disoccupazione ordinaria o requisiti ridotti.
Lavoratori deboli, che le aziende che si sono succedute nella gestione di quei villaggi non hanno rispettato, eludendo a volte il rispetto dei diritti di precedenza, calpestando persino il diritto alla retribuzione.
Eppure, all’avvio di ogni stagione, si sono battuti per quel lavoro stagionale e per vedersi riconoscere i propri diritti: si è lottato per fare assumere tutti coloro che avevano fatto valere il diritto di precedenza in quanto si era tentato di fare nuove assunzioni, si è lottato per il riconoscimento del lavoro straordinario, si è lottato per recuperare il t.f.r. di fronte al fallimento di Vacanze Italiane.
I lavoratori in questi anni hanno sempre resistito e insieme al sindacato confederale hanno lottato vincendo sempre le loro legittime battaglie.
Quest’anno la novità contro cui lottare è figlia dei tempi. Gli imprenditori, ormai, pensano di poter fare tutto quello che ritengono congeniale ad assicurarsi un proprio fruttuoso business. Soprattutto quando l’interfaccia è un gruppo di precari stagionali, bisognosi di quel lavoro.
La proposta è di “spacchettare” all’interno di una stessa struttura ricettiva i lavoratori. Creare nella stessa unità lavorativa lavoratori si serie A e lavoratori di serie B a cui applicare un CCNL diverso e un orario di lavoro diverso, giustificando, naturalmente, la proposta col piano organizzativo aziendale.
L’organizzazione del lavoro e la pianificazione dei conti non possono essere pagate dai lavoratori. Non si può accettare che si dica semplicemente che il servizio di pulizia va esternalizzato per esigenze aziendali…ma la dignità e i diritti di queste 60 lavoratrici storiche di quel settore (servizio pulizia delle camere) cosa rappresentano???nulla??
Ma poi si esternalizza un gruppo di lavoratrici, che finora erano inquadrate nel settore Turismo, in un settore quello delle pulizie che ha inquadramenti non compatibili e tabelle salariali di gran lunga più basse rispetto a quelle del turismo.
Esternalizzare equivale quasi a dire: “liberiamoci, diamo in appalto un servizio e questo determinerà un sicuro risparmio. La ditta “esterna” deve garantire il servizio, naturalmente ottimale, ma il come non è un nostro problema”.
Poco importa se quelle lavoratrici prenderanno meno salario, saranno inquadrate in un settore incompatibile, avranno meno diritti, avranno meno ore. Ciò che conta è il servizio.
Questa politica non ripagherà: a qualità del servizio deve corrispondere qualità del lavoro, perché queste donne hanno sempre lavorato in quella struttura come cameriere addette ai piani e questa mansione non esiste nel contratto delle pulizie, perché quelle donne hanno più di 10 anni di esperienza da fare valere e che non si può vanificare per esigenze aziendali, perché quelle donne hanno fatto valere sempre il loro diritto di precedenza e nel contratto delle pulizie questo diritto non esiste e quindi terminati questi mesi di lavoro, le lavoratrici non potrebbero rivendicare alcunchè per la stagione successiva.
Le esigenze aziendali devono contemperarsi con quelle dei lavoratori e con quelle di un territorio povero che dall’esperienza del turismo si aspettava grandi risposte.
Il sindacato confederale non può fare finta di niente e denuncia tutto ciò non per intralciare il lavoro dell’azienda, ma per rendere quel lavoro di qualità e per garantire un servizio eccellente.
Martedì 18 maggio il Sindacato continuerà la trattativa con l’azienda che attualmente gestisce quei villaggi rivendicando che non si determini uno scempio a danno di quei lavoratori, di quel territorio, di quel turismo.
Manuela Tartufolo, segretaria generale Cgil Matera
Maria Bruna Montemurro, segretaria generale Filcams Cigl Matera