“Il Comune “più fortunato” è Aliano con poco meno di 16 mila euro mentre quello “meno fortunato” è Nemoli con poco meno di 13 mila euro: è questo il significato autentico del fondo di coesione interna destinato al sostegno ai Comuni più svantaggiati delle aree interne della Basilicata, per 1 milione di euro complessivo, approvato oggi dal Consiglio Regionale. Siamo dunque ad un’operazione di elemosina rispetto alle esigenze vere dei cosiddetti micro-paesi e delle loro popolazioni”. E’ il commento del segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza.
“Il 10% del massimale del contributo erogato a favore di una settantina di Comuni lucani con popolazione al di sotto dei 2.500 abitanti – aggiunge – è inoltre tassativamente riservato al finanziamento delle spese di partecipazione a forme di gestione associata di servizi. Non è certamente questo il modo di affrontare le emergenze sociali che nei piccoli comuni, che rappresentano il 60% del totale dei municipi, sono sempre più acuti al punto che, secondo l’ultimo censimento Istat, ben 24 Comuni su 70 compresi nell’elenco dei beneficiari hanno meno di mille abitanti, con San Paolo Albanese, Cirigliano, Calvera e Oliveto Lucano che hanno meno di 500 residenti. E’ evidente che non può essere la “lotteria della sfortuna” – dice Potenza – a risolvere questioni complesse riconducibili ad un livello di qualità della vita sempre più inaccettabile che è la causa principale della fuga dai centri minori specie delle aree più interne. Tutto ciò mentre la Giunta Regionale, con il consenso del centrodestra, continua a sostenere che il contributo è destinato a finanziare spese volte al mantenimento e/o al miglioramento quali-quantitativo dei servizi pubblici presso i singoli Comuni beneficiari, anche favorendo condizioni di complementarietà con i servizi in gestione associata”.
Secondo il segretario della Dc “c’è bisogno di ben altro e in primo luogo di opportunità di occupazione altrimenti i piccoli comuni sono condannati a diventare ospizi senza alcun futuro. La cassaforte da cui attingere è invece rappresentata dal Programma Fesr di fondi comunitari che dovrebbero essere indirizzati realmente al soddisfacimento delle esigenze primarie delle piccole comunità locali, fermo restando che l’Unione dei Comuni, peraltro prevista dalla più recente normativa nazionale, è una necessità non più rinviabile per dare prospettive demografiche e sociali”.