Sul riordino delle Province interviene il presidente del direttivo INU (Istituto Nazionale Urbanistica) di Basilicata, l’architetto materano Lorenzo Rota. Di seguito la nota integrale.
Il riordino delle Province: un’occasione perduta?
E’ in pieno svolgimento l’attuazione del “riordino” (diminuzione) delle Provincie italiane, previsto dalla Legge n.135 del 7/08/2012 (spending review).
La maggiore perplessità che questa operazione induce è quella che le deriva dall’essere del tutto avulsa da qualsiasi nesso, rapporto organizzativo, con i territori sui quali incide, ancorata com’è esclusivamente ai due parametri dimensionali (apparentemente) “neutri” dell’estensione territoriale (2.500 kmq), e del numero degli abitanti (350.000).
Parametri che non costituiscono assolutamente “variabili indipendenti” che agiscono in maniera indifferenziata, e quindi (si presume) “equamente” sulla geografia dei territori (e loro ripartizioni provinciali), ma che invece saltano a piè pari, e travolgono, le identità territoriali consolidatesi in secoli di storia nazionale, antica e recente, delle quali le Province dovrebbero costituire la pertinente articolazione politico-amministrativa: identità che costituiscono la struttura profonda del “sistema-Italia”.
Forse da un Governo “tecnico”, impegnato peraltro in una salutare stagione di riforme della finanza pubblica, ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa in più nell’approccio alla questione-Province, proprio perché Governo in qualche modo avulso (o quasi) dai meccanismi di condizionamento politico (nazionale e locale), che hanno a lungo bloccato, anzi hanno fatto incancrenire per proliferazione indiscriminata, la riorganizzazione delle Provincie.
E invece, l’applicazione acritica dei due parametri numerici, sta producendo in tutta Italia una serie di contraddizioni ed incongruità tra identità territoriali e nuove circoscrizioni provinciali, come nel caso specifico della Regione Basilicata, ove nelle due città (storicamente, a fasi alterne, capoluoghi della provincia lucana), le due Assemblee Municipali, portatrici di legittimi interessi contrapposti, poste davanti all’alternativa secca dell’unica Provincia scaturente dai fallaci parametri numerici, hanno dato la risposta che non potevano non dare: divergente, ma soprattutto foriera di pericolose e qualunquistiche reazioni di rigetto della stessa identità regionale.
Opportunità avrebbe voluto che si intavolasse una pacata e documentata riflessione sui contenuti ed i contorni geografici delle identità territoriali, regionale e provinciali, dalle quali trarre gli spunti per un corretto “riordino” delle Province della Basilicata.
Riflessione che avrebbe fatto emergere, a giudizio dell’INU, anche sotto il profilo culturale, due importanti e decisive questioni:
1. La Basilicata è una Regione caratterizzata dall’essere territorio-cuscinetto (di ampia estensione: circa 10.000 kmq), terra di frontiera, geomorfologica e storica, tra gli assi costieri adriatico e tirrenico; Regione che assume la sua legittimazione storico-geografica quale entità istituzionale di governo ed organizzazione autonoma dei territori interni (a quei due assi), retti dalla cordonatura appenninica ed aventi sbocchi nello Jonio; territori che altrimenti costituirebbero lontane e sfilacciate periferie di quegli stessi assi costieri (con buona pace delle ripartizioni regionali della “Fondazione Agnelli”);
una Regione caratterizzata inoltre dalla coesistenza di due sistemi storico-geografici: quello appenninico (affacciato sul Tirreno), e quello delle basse valli e pianure joniche, con coronamento murgiano (ad affinità pugliese); una Regione che quindi non può rinunciare ad una articolazione istituzionale di livello intermedio (due Province) che ne rappresenti e governi le due autonome specificità, appunto, storico-geografiche ed identitarie; identità che si costruiscono a livello provinciale, e che fanno sintesi a livello regionale (Basilicata).
2. nel comprensorio murgiano, che si sviluppa a cavallo del confine orientale lucano, e del quale la città di Matera è parte integrante, è da sempre riscontrabile una forte convergenza di storia, cultura, relazioni territoriali, economia, che delineano e consolidano un’autonoma organizzazione di interessi territoriali rispetto all’asse costiero adriatico; organizzazione che si sta formalizzando, in Puglia, nella cosiddetta “Città Murgiana”, e che sta avendo riscontri, in questi giorni, negli stessi Consigli Comunali di quel comprensorio.
Dall’approfondimento di queste questioni sarebbe potuta scaturire una diversa, omogenea identità provinciale appulo-lucana, da riportare nell’ambito dei confini della Regione Basilicata.
Identità geograficamente definibile quale territorio-cerniera tra l’asse costiero adriatico (del quale la “città metropolitana” – Bari – è leader), i territori dell’Appennino lucano (Potenza), e la piattaforma salentina (“Grande Salento”).
Una identità forte, che nasce dalle evidenti necessità di decongestionamento del corridoio adriatico, e di consolidamento di un asse interno alternativo (Murgia-Pollino) che interseca l’intera attuale circoscrizione provinciale materana; disegno di organizzazione territoriale proveniente da analisi obiettive della realtà ed esplicitato chiaramente in tutti gli strumenti di pianificazione di area vasta (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale) sia pugliesi (Bari, BAT, Taranto, Brindisi), che lucani (Documento Preliminare al PSP della Provincia di Matera); disegno che l’operazione di “riordino” delle Provincie, se condotta con accorte operazioni di marketing territoriale, avrebbe potuto legittimamente tradurre in un nuovo confine istituzionale della Provincia di Matera, ampliato alla dorsale murgiana, che con ogni probabilità avrebbe superato, ma a ragion veduta, i rigidi paletti dimensionali posti dal Governo centrale.
Questo approfondimento non è avvenuto e, nell’incertezza istituzionale, stanno trovando spazio pulsioni emotive che spingono addirittura verso la disgregazione della stessa Regione Basilicata: contro qualsiasi interesse dei lucani ed assecondando, non volendo, disegni che prefigurano l’eliminazione della nostra Regione.
Ai nostri decisori politici il compito di farsi portatori delle vere istanze identitarie dei nostri territori, su basi concrete. Si individuino gli opportuni atti di governo, in esercizio di democrazia, necessari per dare sbocco positivo a tali istanze. Solo così si possono evitare improvvide ed improvvisate ”derive” territoriali.
L’INU di Basilicata, così come ha fatto l’INU Nazionale, lancia l’allarme in modo accorato: la gestione nazionale di questa Riforma autorizza sospetti di volontà disgregative dell’autonomia dei Territori a favore di riflussi centralisti.
Alla fine, la tanto attesa Riforma di ridisegno delle istituzioni di governo intermedio del territorio nazionale, si rileva come una Riforma “contro”: “contro” le identità territoriali e le loro autonome forme di organizzazione di governo; “contro” i cittadini che dette identità esprimono, sorreggono, e sulle quali, pazientemente nel tempo, costruiscono lo sviluppo (anche economico) delle comunità, locali e nazionale (“sistema-Italia”).
Lorenzo Rota, presidente INU Basilicata
Riordino province, nota di Pasquale Bellitti, Segretario provinciale PD Matera
Il riordino delle Province, così come sembra profilarsi, rischia di aprire una lacerazione insanabile nel tessuto sociale della Basilicata che vedrebbe esacerbate le fisiologiche spinte campanilistiche che spesso segnano i regolari percorsi istituzionali.
La eventuale soppressione di una Provincia della Basilicata impone alla classe dirigente regionale una chiara scelta di riequilibrio istituzionale che potrebbe trovare una ragionevole e utile soluzione nella attestazione della sede della Provincia unica a Matera e questo non per ragioni di ordine campanilistico.
Non può sfuggire a nessuno il significato storico, culturale ed economico di una scelta siffatta. Il percorso avviato da ormai tre anni per candidare Matera a capitale europea della cultura per l’anno 2019, va sostenuto dall’intera Regione: quale occasione migliore per dimostrare l’attaccamento di tutto il territorio all’unità regionale nella consapevolezza che l’ambizioso riconoscimento costituisce una grande opportunità per tutta la regione?
Mortificare una scelta di futuro per i nostri territori in virtù di un mero calcolo numerico non ci convince e non perché non riteniamo opportuna la riorganizzazione istituzionale, ma perché pensiamo che la Provincia sia un imprescindibile momento identitario per un popolo.
In questi giorni si stanno innescando pericolose quanto strumentali spinte secessionistiche che vedrebbero bene l’annessione di una parte della Basilicata alla vicina Puglia. Che senso ha una ipotesi del genere considerato che la debolezza dei numeri accentuerebbe il divario tra “la polpa e l’osso”, come avrebbe detto Rossi Doria? D’altra parte Matera non avrebbe nulla da guadagnare da una operazione di questo tipo in considerazione della sua grande storia e delle eccezionali prospettive che la città va aprendo a se stessa e all’intera Basilicata. In definitiva è interesse dell’intera Regione che Matera svolga il suo ruolo di “capitale” lucana del Mezzogiorno proprio per salvaguardarne l’unità.
Sin dal primo momento abbiamo provato a mettere in campo tale ragionamento, ma alla fine purtroppo la presunta debolezza dei nostri numeri costituisce l’unica ragione che ci condannerebbe alla rinuncia di identità e di futuro. La disgregazione prevedibile porterebbe a uno smembramento del tessuto socio-economico dell’intera Regione. Non è peraltro utile limitarsi a proporre il solo mantenimento di entrambe le province senza individuare una subordinata credibile e percorribile proprio perché non vi sono certezze considerato il dibattito nazionale che costringe questa discussione in una strettoia in cui Matera non ha grandi possibilità di successo. Né dobbiamo farci guidare da esclusive ragioni elettoralistiche.
È, pertanto, necessario rivedere termini e modalità del riordino, considerando che la chiave di volta del problema stia in un serio equilibrio territoriale, sia in termini politici che amministrativi, garantendo che la scelta della sede politica della Provincia e l’articolazione periferica dello Stato non possano prescindere dal coinvolgimento dell’intera Regione.
Questa e’ l’unica via per salvaguardare l’unità della Regione Basilicata, ogni altra soluzione significherebbe l’inizio di un inesorabile tracollo.
Pasquale Bellitti, Segretario provinciale PD Matera
“Ad ascoltare il Ministro Patroni Griffi nell’audizione in Prima Commissione del Senato (Affari Istituzionali), dove si infittisce il pressing di senatori del Pdl per “salvare” i Presidenti uscenti delle Province consentendo la loro candidabilità alle politiche della prossima primavera, è sin troppo chiaro che sulla questione Province il Governo non arretra di un millimetro”. E’ quanto sostiene il sen. Egidio Digilio (Fli) componente della stessa Commissione e coordinatore regionale lucano per Fli.
“Il Governo – aggiunge – vorrebbe ipotecare persino la nuova legislatura parlamentare sostenendo la tesi che anche qualora non fosse possibile approvare il progetto di riforme costituzionali entro il termine di questa legislatura, successivamente si potrebbe utilizzare la procedura abbreviata prevista dai Regolamento delle Camere per i disegni di legge approvati nella precedente legislatura da un ramo del Parlamento. Ovviamente l’auspicio è che la politica e il Parlamento dalla primavera prossima finiscano la “fase di transizione” e si riprendano la piena facoltà di decisione specie in tema di riforme costituzionali.
Lette da Palazzo Madama, tra una seduta e l’altra di Commissione, le dichiarazioni, le note, i comunicati diffusi a Potenza e a Matera – continua Digilio – rimpiccioliscono ancora di più la classe dirigente e politica della nostra regione sino ad apparire litigi tra comari. In altre realtà provinciali del Paese che vivono lo stesso clima “provincia o morte” c’è innanzitutto una reale partecipazione popolare e civile a testimonianza che l’Ente Provincia fa parte a pieno titolo del sentimento di appartenenza ad un territorio. Un caso esemplare è il movimento del Bellunese con in testa addirittura un vescovo che loda “un movimento che ha messo tutti d’accordo, che ha saldato posizioni diverse e che ha trovato la concordia nell’amore per il territorio” promuovendo fiaccolate accompagnate dal suono di campane delle chiese. E poi ci sono Governatori di Regione che non si piegano al centralismo statale e che stanno predisponendo, dopo il ricorso al Tar di alcune Province (prima fra tutte Matera), il ricorso alla Corte Costituzionale. Persino i sindacati, in alcune delle province a rischio, sono più presenti per rivendicare una riorganizzazione dei livelli amministrativi che elimini la frammentazione delle funzioni fra enti strumentali, enti intermedi, società collegate e punti su una dimensione territoriale in grado di integrare i servizi facendo scendere i costi. E poi ci sono i Comuni mobilitati in difesa della “loro” Provincia anche per non subire la stessa sorte. Da noi – conclude – si assiste ai vecchi giochi della Prima e Seconda Repubblica del rimpallo di responsabilità e del giro questuante tra i
Ministeri”.
Nota del consigliere regionale del PDL Mario Venezia su riordino delle province.
“Pur ritenendo come ovvia, scontata la scelta potentina di accentrare tutto sul già capoluogo di regione – scrive Venezia – la contesto perché è frutto di una visione limitata, egoista, arrogante e, oserei dire, separatista. Nella mia, inascoltata o forse cestinata, sollecitazione a Santarsiero, chiedevo al Sindaco di Potenza di assumersi la responsabilità, e poteva farlo, di garantire alla Basilicata l’integrità regionale. La risposta, non a me ma ai lucani, è stata la velocissima, rugbista consegna del deliberato potentino al ministro come a temere che qualcuno potesse sottrarre, furtivamente, il prezioso manoscritto”.
Amatulli (Segretario provinciale Cisl): “Sul riordino Province si apra confronto anche con le parti sociali”
“La politica regionale ha perso l’occasione del riordino delle Province per recuperare l’unità della regione da diversi anni caratterizzata dalla dicotomia Matera-Potenza”.
Ad affermarlo è il segretario provinciale della Cisl di Matera, Giuseppe Amatulli.
“Anche se una sciagurata norma nazionale – aggiunge l’esponente sindacale – stabilisce che anche nelle regioni in presenza di due province una stabilisca la “morte” dell’altra, serviva un indirizzo forte, vincolante della Regione e il buon senso della classe dirigente, soprattutto da parte dei consiglieri del Comune di Potenza, a recuperare una unità regionale, assegnando ad una città la Regione ed ad un’altra la provincia. Questo andrebbe solamente a riequilibrare un sistema politico-istituzionale che da sempre in virtù dei numeri (due terzi e un terzo degli abitanti della regione) ha favorito un territorio sull’altro”. In conclusione il leader provinciale della Cisl materana suggerisce una soluzione. “Oggi è il caso che si apra immediatamente un confronto sereno tra le istituzioni e tutte le forze sociali e la società civile per capire ed intervenire per assicurare nel modo migliore i servizi sin qui espletati dalla Provincia con le deleghe a cui è preposta.
Enzo Di Pede (Direzione cittadina PD): La Regione Basilicata giochi il ruolo che la Costituzione le assegna.
Le Regioni sono gli enti territoriali più “giovani”, creati dall’Assemblea Costituente in aggiunta a quelli preesistenti, vale a dire le Province ed i Comuni. Dopo varie discussioni sulle delimitazioni regionali, l’Assemblea Costituente decise di basarsi sulle regioni statistiche, cioè quelle già utilizzate nei libri di geografia dell’epoca per la descrizione dell’Italia e delle sue parti, non escludendo poi la possibilità di una successiva revisione. Si dice nella Costituzione che “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Ed ecco l’articolo 132, incluso nel Titolo V Costituzione che recita: “Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”. La legge n. 352/70 ha impedito l’ottenimento del referendum per il cambio di Regione per oltre un trentennio fino alla sentenza della Corte Costituzionale n. 334/2004 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 42 della legge 352/70. A sollevare la questione di legittimità costituzionale era stato l’Ufficio Centrale per il referendum, costituito presso la Corte di Cassazione, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di referendum per il distacco del Comune di San Michele al Tagliamento, 12.000 abitanti, dalla Regione Veneto e alla Regione Friuli-Venezia Giulia. San Michele in Tagliamento fu il primo in Italia ad ottenere il referendum indetto sulla base dell’articolo 132 della Costituzione. Ma non passò il SI per un problema ancora oggi esistente che è quello del quorum molto elevato stabilito per questa specifica consultazione. Di nuovo la legge 352/70, art. 45, comma secondo dice:”La proposta sottoposta a referendum è dichiarata approvata nel caso che il numero dei voti attribuiti alla risposta affermativa al quesito del referendum non sia inferiore alla maggioranza degli elettori iscritti nelle liste elettorali dei Comuni nei quali è stato indetto il referendum; altrimenti è dichiarata respinta”.
Un esempio per spiegarmi meglio. Poniamo il caso che si voti nel Comune di Matera, dove nell’ultimo referendum del 2011 gli elettori erano 48.222. La norma prevede che il 50%+1 degli aventi diritto al voto deve votare a favore della proposta e cioè 24.112 iscritti deve votare SI. Quindi per la validità del referendum deve votare più della metà degli iscritti alle liste elettorali, compresi, quindi, i materani all’estero iscritti nelle liste elettorali.
Ma la cosa non finisce qui, infatti, per il cambio di Regione il dibattito, secondo la Costituzione, deve a quel punto proseguire in Parlamento, chiamato a decidere del possibile cambiamento di confini. “Nel caso di approvazione della proposta sottoposta a referendum, il Ministro per l’Interno, entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale presenta al Parlamento il disegno di legge costituzionale o ordinaria di cui all’articolo 132 della Costituzione”. Della lunga lista dei comuni che chiedono di essere aggregati ad altra regione, cito il risultato riguardante l’Alta Valmarecchia con passaggio dalle Marche all’Emilia-Romagna, secondo la volontà popolare espressa con referendum dagli abitanti dei comuni interessati. La consultazione si è svolta nei sette comuni a fine 2006 e ha visto l’affermazione del sì (56,13% degli aventi diritto e 83,91% dei votanti). La variazione ha interessato un’area di 328 km² nella quale vivevano all’epoca 18.160 abitanti. La norma è entrata in vigore nel 2009. Il processo di transizione dei sette comuni verso l’Emilia-Romagna è iniziato con la nomina di un commissario governativo incaricato di sovrintendere al passaggio delle competenze fra le province di Pesaro-Urbino e di Rimini.
L’intero processo è durato oltre 10 anni. Siccome da noi c’è una questione in più occorre chiedersi per tempo cosa può accadere in questo lunghissimo spazio tra referendum e conclusione dell’iter completo.
Le province sono due e cadendo una provincia, la istituzione coincide con il territorio della Regione. Se Potenza resta la sola provincia per effetto del Riordino delle province italiane stabilito dal decreto-legge n. 95/2012, è probabile che torni in auge una delle ipotesi della Fondazione Agnelli del 1992 nella quale la Basilicata spariva e cedeva la provincia di Potenza con il suo petrolio alla Campania, mentre, Matera la sua storia ed i suoi Sassi andavano in dote alla Puglia. Noi tutti abbiamo il dovere di evitare scelte che assecondino questa soluzione distruttiva di storie. Evitare il vilipendio di indicibili sacrifici che il popolo lucano ha fatto per farsi riconoscere la sua identità regionale. Oggi la Basilicata è anche un brand turistico e culturale. E’ questo che dobbiamo tutti tener presente in una fase delicata quale quella attuale fatta di continui avvicendamenti nei ragionamenti di ingegneria istituzionale, dove precedentemente sembrava essere diffusa la consapevolezza della totale cancellazione delle Province, mentre ora, prevale il si salvi chi può, che occorre mostrare lungimiranza.
Auspico dunque una riflessione estremamente attenta sulle conseguenze di un mancato riordino istituzionale regionale. Attenzione a non confondere scatole vuote con contenitori pieni perché questo potrebbe produrre pericolose confusioni ed incertezze. Gettare in un unico miscuglio, come sembrano suggerire in queste ore alcuni improvvisati Azzeccagarbugli, Province, riforma sanitaria e Comuni, potrebbe alla fine creare non solo degli organismi geneticamente modificati, ma una vera e propria miscela altamente rischiosa ed esplosiva capace di far saltare in aria tutti i sogni di gloria della grande Basilicata.
Quale potentino e quale lucano se ne ricorda ancora?
La proposta è di mettere in campo tutta la generosità, la comprensione e la convergenza di cui siamo capaci. Qualità e propensioni che abbondano nelle città lucane e tra le sue classi dirigenti. Solo queste virtù possono attuare la soluzione. Tutti i gruppi politici rappresentati in Consiglio Regionale decidano un impegno congiunto che è, quello, di risolvere con una riforma della governance il vuoto creato dal Governo fra i 131 comuni sparsi in 9.990 Km2 e la stessa amministrazione regionale.
Appare indispensabile un accordo per le nuove aree intermedie, che non siano solo affiancamento, stimolo ed incoraggiamento di attività e servizi che già sono propri dei Comuni, ma come destinatarie di competenze ed attribuzioni tipici degli enti sovracomunali che ad essi possono essere assegnati, in particolare dalla Regione e dalla residua provincia. Su questo occorre riprendere a ragionare al più presto anche in rapporto allo statuto regionale piuttosto che come dice un vecchio motto popolare: “Pur di far dispetto a Potenza tagliamo via … la nostra amata Regione”.
Enzo Di Pede, direzione cittadina PD
Vito Auletta, Manuele Montemurro e Pino Depasqua, Componenti direzione cittadina PD-Materahanno inviato al Presidente della Giunta Regionale Vito De Filippo, Al Presidente del Consiglio Regionale Vincenzo Folino, Al Capo-gruppo Regionale del PD Luca Braia e alla Segretaria cittadina del PD di Matera Simonetta Guarini un’appello per l’identità regionale lucana.
Matera, Potenza, accorpamenti, fusioni, incorporazioni, transumanze e viaggi verso l’ignoto: la confusione regna sovrana tra le tensioni aventiniane o scissioniste materane e la tendenza potentina, mai sopita, a considerarsi, a torto o a ragione, Città – Regione. Per non alimentare ulteriormente questo clima di totale incertezza e disorientamento, dentro e fuori il partito, lanciamo un accorato appello al Presidente della Giunta regionale Vito De Filippo ed al Presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino perché intervengano a garantire e preservare l’unità politica e regionale della Basilicata, indicando a tutti, in maniera chiara e senza compromessi, l’unica soluzione percorribile e credibile: sedi istituzionali, uffici ed organismi dell’Ente REGIONE nonché tutti gli Uffici periferici dello Stato di rango regionale ubicati a Potenza; sedi istituzionali, uffici ed organismi dell’Ente PROVINCIA e degli uffici periferici dello Stato di rango provinciale (Prefettura, Comandi, ecc.), nessuno escluso, ubicati a Matera, sede dell’UNICA PROVINCIA LUCANA.
Non si tratta solo di una “spartizione politica” di poltrone e posti di lavoro, ma della corretta applicazione della legge dello Stato, che viene contestualizzata nel pieno spirito di solidarietà politica tra territori che hanno una comune identità politico-istituzionale da difendere, la LUCANITA’!. L’identità regionale va difesa, anche per evitare che si concretizzino subito dopo le tensioni che tendono allo smembramento della Basilicata e che porteranno in Puglia le royalties dell’acqua ed in Campania quelle del petrolio. E fa specie che gli abitanti di Basilicata non sentano il dovere di tutelare se stessi, la loro identità e soprattutto i loro interessi territoriali, preferendo gli uni (i materani) cambiar casacca al buio, gli altri (i potentini) limitarsi ad affermare la loro supremazia antropologica, correndo così il rischio di diventare, ben presto, in parte provincia campana ed in parte provincia pugliese. Noi materani vogliamo rimanere materani e lucani, ma ad un livello di reciproco riconoscimento e rispetto che già altri, a livello nazionale, non hanno avuto per le piccole regioni come noi. Per questo ora tocca difenderci da soli e non perdere altro tempo ad inseguire sogni irrealizzabili. E per questo, se nelle prossime ore non ci saranno segnali in questo senso, ci faremo promotori di recuperare una idea che riteniamo l’unica alternativa all’oblio ed alla decadenza, ridotti ad elemosinare ora a questo ora a quel padrone, risorse finanziarie ed aiuti che non arriveranno mai: chiameremo a raccolta i comuni della provincia di Matera che ci staranno e poi quelli pugliesi della murgia barese (Gravina, Altamura, Santeramo, Spinazzola, Poggiorsini) e tarantina (Ginosa, Laterza, Castellaneta) che rimarranno fuori dalle logiche amministrative della Città metropolitana barese da un lato, e dalla macro regione del cosiddetto Grande Salento, dall’altro, per recuperare con loro quella identità che altri hanno deciso per noi di disperdere. Questo è il nostro impegno ! Questo è l’impegno che chiediamo al PD lucano ! Questo è l’impegno che chiediamo a tutti i cittadini che vorranno sottoscrivere il nostro appello. E’ necessario far sentire la propria voce, in qualunque modo, anche attraverso i social network. Abbiamo tutti il dovere di difendere l’identità lucana, difendere l’unità di un territorio che trae la sua linfa vitale dalla sua storia e dalle sue radici socio-culturali.
Vito Auletta, Manuele Montemurro e Pino Depasqua, Componenti direzione cittadina PD-Matera
Il consigliere regionale del PDL Mario Venezia commenta il documento inviato da Vito Auletta, Manuele Montemurro e Pino Depasqua, tre componenti della direzione cittadina PD Matera.
Il documento dei componenti la direzione cittadina del PD di Matera mi trova fortemente concorde anche perchè recepisce, completamente, la mia proposta avanzata in consiglio regionale sul tema del riordino delle Province.
Auletta, Montemurro e De Pasqua hanno interpretato, appieno, il sentimento dei materani i quali, nella stragrande maggioranza, si sentono lucani, vogliono rimanere lucani ma richiedono riconoscimento e rispetto. Cosa chiedono i tre moschettieri?
Regione e uffici periferici di rango regionale a Potenza, Provincia e uffici periferici dello Stato di rango provinciale a Matera. In estrema sintesi, Potenza Città Regione, Matera Città Provincia, senza contrapposizioni, senza conflitti, in perfetto armonico connubio. Tutto qui, una semplice, rispettosa, equa distribuzione territoriale della presenza dello Stato e delle Istituzioni sul territorio lucano.
È campanilismo, bieco egoismo, basso livello culturale- politico chiedere che Matera sia, a pieno titolo, rappresentativa, insieme a Potenza, della Basilicata? È illegittimo chiedere da parte della città turistica, patrimonio dell’Unesco, un riconoscimento della sua valenza? È possibile rimanere impassibili al cospetto di una decisione, unilaterale, che ai più appare scellerata? Io credo che l’aver chiesto ed il continuare a chiedere di essere riconosciuti non sia un “attacco violento a Potenza”, come dice il collega Scaglione. È violenta e prepotente, al contrario, l’azione attuata dal consiglio comunale di Potenza che, come nel gioco delle carte, ha fatto asso pigliatutto con l’aiuto di qualcuno che ha voluto barare.
Spero, per il bene della Basilicata, nel ravvedimento di chi ha sbagliato e, soprattutto, nella scesa in campo di una classe parlamentare che, sino ad oggi, non ha certo brillato per impegno. Mi chiedo cosa fa il Senatore a vita? Ed il Sottosegretario di Stato?
Distinti saluti.
Il consigliere regionale del PDL Mario Venezia
Riordino province, nota di Massimiliano Scarcia, Assessore al bilancio, tributi, strategie finanziarie e cultura dei “Trenta” del Comune di Policoro.
“Ma una Basilicata senza province non potrebbe essere la risposta lungimirante? Sulla provincia unica si e’ scritta una delle pagine più buie della nostra regione. Ha prevalso l’egoismo e il campanilismo più bieco. Sono emerse tutte le contraddizioni e gli equilibri precari costruiti in questo ventennio dal partito regione, sottolineando in modo marcato la sua carenza di leadership e mancanza di lucidità nell´affrontare questo delicato tema”.
E´ quanto sostiene Massimiliano Scarcia, Assessore al bilancio, tributi, strategie finanziarie e cultura dei “Trenta” (gruppo di maggioranza dell´amministrazione comunale di Policoro).
“Potenza ha dimostrato il suo attaccamento alle poltrone celandosi dietro l’interpretazione letterale della legge. Matera dal canto suo ha risposto alla provocazione potentina volgendo lo sguardo alla vicina Puglia. Ma tutti – prosegue Scarcia – dimenticano che qualche mese fa si parlava di chiusura totale delle province e non di una loro riorganizzazione. Allora interpretiamo con visione il futuro come dovrebbe fare una classe politica lungimirante e affermiamo senza ma e senza se che le province così come attualmente organizzate sono degli enti inutili. La regione Basilicata può fare a meno di questa articolazione delegando, in un ottica di ottimizzazione delle risorse, alcune funzioni alle aree di programma, territorialmente più omogenee. In questo momento storico – conclude l´esponente politico policorese, Scarcia – non servono i tifosi della politica ma soggetti in grado di tracciare in modo chiaro la rotta da seguire e tutto quello scritto e detto in questi giorni va in senso contrario al vero interesse ovvero i cittadini lucani, vero patrimonio di questa terra”.
Vediamo cosa dice l’art. 17: “…Sono fatte
salve, altresi’, le province confinanti solo con province di regioni
diverse da quella di appartenenza e con una delle province di cui
all’articolo 18, comma 1.”
Considerato che l’art. 18 comma 1 parla delle Città Metropolitane…
Sì, ma esistono Province siffatte??? Vediamo se qualcuno è in grado di fornire delucidazioni
Guardando la cartina non mi pare che esistano province che soddisfino le 2 condizioni, cioè confinare con la sola provincia metropolitana della propria regione e province di altre regioni; ma se l’hanno scritto, o interpreto male il significato, o c’è una da salvaguardare da qualche parte.
A noi intanto conviene confluire nella città metropolitana di Bari che godrà di finanziamenti decisamente superiori alla prepotente e squallida Potenza provincia unica.
La Spezia!
Dotto ‘sto Dipede capdstuzz
Ho letto la sollecitazione al sindaco di potenza da parte del consigliere Mario Venezia , dove chiedeva allo stesso di assumerrsi la responsabilità per l’unità della Basilicata, pregandolo di fare retromarcia e riconvocare il consiglio comunale, spiegando in quella sede perchè sarebbe necessarioa una Provincia unica della lucania con sede a Matera. La risposta è data dallo stesso consigliere ed è sotto gli occhi di tutti. Sono daccordo con lei Sign. Venezia, ha tutta la mia stima. Dalle sue parole traspare motlo senso di responsabilita più di ogni altro . Spero che la sua battaglia politica, anche come semplice consigliere, si faccia sentire anche in consiglio Regionale, perchè ,a mio parere , visto il fallimendo della ormai famosa subordinata che invitava la giunta comunale di potenza ad aderire ad un parere espresso Dal consiglio regionale Il presidende della Regione dovrebbe seguire un iter naturale: Dimettersi
caro enzo ha i descritto un procedimento referendario in effetti complesso ma reso da qualche anno piu agevole grazie alla sentenza che correttamente riporti …non si parla di dieci anni ma di un processo molto piu breve anche perche nella tua posizione anti referendaria che si appalesa nel tuo lunghissimo trattato ometti delle nuovissime ammmissioni di referendum da ultimo quello di Piacenza.nessuno dice che è un procedimento che si risolve domattina o in poche settimane ma TI chiedo dopo che la politica, la identita regionale politica regionale cioè il consiglio regionale ha abdicato nel risolvere la questione rimettendo la decisione della scelta della sede dell unica provincia praticamente nelle mani del Consglio comunale di Potenza ,dopo questa prova di non decisione permetti che sarebbe giusto chiedere ai materani cosa ne pensaNo?Comprendo che vivete l imbarazzo di dire alla gente che pur essendo dirigenti del partito regione non contate nulla ma quel che e peggio e che vi arrampicate sugli specchi e gia trovate la soluzione per dire ai materan iche avete un nuovo progetto di governance ..come lo chiamate voi,,,una nuova invencioen per spoliare praticamente Matera e far finta di aver trovato una soluzione che non cè anche per colpa vostra .
da ultimo una precisazione e un rilevare una contraddizione .la precisazione che il brand turistico nel mondo appartiene a Matera e non alla Basilicata ..la ocntraddizione e la vostra minaccia di fare provicnia con altamura gravina ginosa e santeramo..cioe Puglia -conferamndo poi di fatto la omegenieita con quei territori cosa che giustifica la scelta della proposta referendaria che non volete concedere per noiose lungaggini ..e poi nel mentre sarebbe cosi lunga la strada afinche Matera co nreferendum possa aggregarsi passando di la ..la stessa difficoltà non la rilevate nella vostra minaccia ,questa si impossibile ,di far passare di qua non un comune ma ben si sei o sette che non pensano minimamente di cambiar regioen ma solo regolare un rapporto con Bari e a loro la legge concede la facolta di aderiro o alla citta metropolitana o lla provincia di fg o lecce …una cosa è chiara che no nvi va che il materano decida ,si accalchi a firmare sapendo della difficoltà delle lungaggini e nella incapacita di governare sopratutto da parte di tutti gli uomini del PD questo processo
se nelle prossime ore non ci saranno segnali in questo senso, ci faremo promotori di recuperare una idea che riteniamo l’unica alternativa all’oblio ed alla decadenza, ridotti ad elemosinare ora a questo ora a quel padrone, risorse finanziarie ed aiuti che non arriveranno mai: chiameremo a raccolta i comuni della provincia di Matera che ci staranno e poi quelli pugliesi della murgia barese (Gravina, Altamura, Santeramo, Spinazzola, Poggiorsini) e tarantina (Ginosa, Laterza, Castellaneta) che rimarranno fuori dalle logiche amministrative della Città metropolitana barese da un lato, e dalla macro regione del cosiddetto Grande Salento, dall’altro, per recuperare con loro quella identità che altri hanno deciso per noi di disperdere. Questo è il nostro impegno ! Questo è l’impegno che chiediamo al PD lucano ! Questo è l’impegno che chiediamo a tutti i cittadini che vorranno sottoscrivere il nostro appello. E’ necessario far sentire la propria voce, in qualunque modo, anche attraverso i social network. Abbiamo tutti il dovere di difendere l’identità lucana, difendere l’unità di un territorio che trae la sua linfa vitale dalla sua storia e dalle sue radici socio-culturali.”due concetti opposti e contrari …un po di confusione ????
Sono d’accordo, che sia Puglia o Basilicata, che sia provincia o non provincia, l’unica possibilità che abbiamo per contare qualcosa è fare un forte fronte comune con i comuni murgiani nostri vicini oltre che con i comuni della nostra provincia che vorranno supportarci in questa battaglia di difesa delle nostre identità.
Come ho già detto, aggiungendo all’attuale provincia di Matera già solo i 5 comuni pugliesi confinanti si sfiorano i 400.000 abitanti, cioè praticamente tanti quanti ne ha la provincia di Potenza…
CONCORDO PIENAMENTE CON QUESTA TESI. I COMUNI BARESI E TARANTINI PER LE RAGIONI CHE HAI CITATO PREFERIREBBERO ADERIRE ALLA NOSTRA PROVINCIA. AGGIUNGEREI ANCHE GIOIA DEL COLLE CHE A QUANTO PARE AVREBBE MANIFESTATO INTERESSE A QUESTA SOLUZIONE.
Ottime delucidazioni Storiche e normative da parte di Di Pede che danno l’idea della difficoltà e della tempistica necessaria per l’attuazione della soluzione referendaria .
Meglio trovare proposte e soluzioni utili a tenere insieme la Basiliata in attesa che cominci il dibattito sulle macroregioni, che politicamente è già alle porte…
il Governo Monti sta lavorando ad una modifica dell’art. 5 della costituzione .
A conferma di una legge fatta raramente male con tempi impossibili per trattare temi come questi sul riordine delle province solo 3 regiono hanno rispettato i parametri…
Ora vediamo come si comporta il governo e comunque il tema del riequilibrio istituzionale in Basilicata è in campo e va risolta …
Cari Materani, perche’ l’ anno prossimo non possiamo fare due strappate, una sarebbe il carro della Bruna, l’altro , il giorno prima delle votazioni , il certificato elettorale. Ma va fatto seriamente , visto che non siamo per niente considerati, in piu’ i nostri politici non servono a niente, cari concittadini cerchiamo di essere tutti uniti dandoci una mossa, altrimenti questi ci sotterrano, ci rendiamo conto che ci stanno togliendo tutto. E una vergogna.
Il sign Di Pede, dopo una attenta descrizione di cosa voglia dire un referendum di trasferimento in altra regione, passa ad un politichese stretto di difficile comprensione da cui si intende soltanto che lui è contrario. Quali sono questi indicibili sacrifici per la difesa per l’identità regionale, se quotidianamente assistiamo all’accentramento a Potenza di ogni ufficio e centro di potere? Dobbiamo continuare a sacrificarci per l’affermazione della città-regione come pomposamente si autoproclamano ignorando la nostra esistenza? E poi la Basilicata brand turistico: ma se sono i Sassi di Matera l’unico vero traino dell’industria turistica lucana, strumentalizzati dall’APT regionale ancora una volta insediata a Potenza e gestita da potentini al solo scopo di allargare il giro a quella provincia. Non trarremmo più vantaggio dal dinamismo turistico della vicina Puglia? Chissà a chi si riferisce il sign Di Pede quando parla di Azzeccagarbugli che mescolano province e riforma sanitaria, mentre lui stesso si avventura nel vagheggiare ipotetici enti sovra comunali che ereditino fantasiose funzioni al solo scopo di creare nuovi carrozzoni politici e poltrone. No grazie, il popolo materano è stufo di questa totale subalternità e 5000 firme raccolte in pochi giorni sono la riprova che si vuole tornare alla terra dei nostri avi, perché ricordo al sign Di Pede che fino a 200 anni fa appartenevamo alla terra d’Otranto da dove fummo trasferiti per ricoprire il ruolo di capoluogo regionale. E poi chi lo dice che le macroregioni preconizzate dalla fondazione Agnelli siano una iattura? Lo sono sicuramente per la nostra indegna classe politica che vedrebbe ridursi drasticamente il numero di poltrone ed i lauti stipendi connessi, ma non per la funzionalità del paese che strutturalmente si avvicinerebbe agli altri europei tipo Germania (solo 10 Land con tanti risparmi e tanta efficienza)
basta con queste regioni mini.
cancellare anche pz dalla lista delle “città”. che vadano a lavorare per guadagnarsi da vivere e non succhiare soldi da Roma.
Attenzione attenzione… E’ in atto l’ennesimo tentativo di truffa ai danni dei cittadini. Il PD, primo responsabile dello sfacelo in corso, adesso vuol far credere che vi è una soluzione pur di salvare l’unità della Regione. Il PD sa bene che tanto non accadrà, il PD fa questo solo per conservare il privilegio del voto, alle prossime politiche (l’anno prossimo si vota). Lo Stato HA GIA’ DECISO. INDIETRO NON SI TORNA. il PD lo sa, eppure fa finta di nulla. E’ ovvio che l’avvio della fase referendaria toglierebbe molta credibilità al partito regione. E’ altrettanto ovvio che i materani non possono accettare di rimanere schiavi di Potenza e di governa questa Regione. La frittata è fatta, cari amici del PD, le uova sono rotte. Sbattete tuorlo e albume e ingoiate il rospo. La gente di Matera ha scoperto il Vostro gioco. Siete degli incapaci e la vostra bramosia di potere ha rovinato questa regione. Ora inventate quel che volete, ma la suprema volontà dei cittadini questa volta vi punirà. Vogliamo il referendum, lo capite o no ??????????
Il sindaco Adduce dovrebbe organizzare un incontro prima con tutti i sindaci della provincia per sondare e capire com’è l’umore delle varie popolazioni, per esempio Stigliano, Policoro, Ferrandina o Tricarico hanno delle esigenze e degli interessi diversi fra loro, Policoro è più vicina a Taranto e Tricarico a Potenza. Successivamente lo stesso incontro si farebbe con i comuni murgiani vicini a noi e capire se le loro popolazioni, tra area metropolitana barese o nuova provincia salentina, sarebbero disposte a spostarsi in lucania (non credo) oppure creare una nuova provincia o area con Matera e i comuni della provincia disposti a parteciparvi che sia in Puglia o Lucania.
Sono daccordo su tutto quanto dice l’assessore Scarcia di Policoro, però, pur non essendone certo che da parte del comune di Matera si sia trattato di una provocazione , circa una eventuale apertura al referendum popolare, Le assicuro, assessore, che dopo questo pastrocchio ,creato dai nostri dirigenti politici, la stragrande maggioranza del popolo materano è fortemente convinta e determinata nel chiedere l’annessione alla Puglia.
Il Metapontino non se ne è interessato a difendere la provincia perchè Matera è presente solo quando ha bisogno di aiuto…Il Metapontino(carro trainante dell’economia provinciale,vedi villaggi,valbasento,agricoltura)andrebbe tranquillamente avanti da solo con Matera o Potenza provincia.I Comuni più grossi(Pisticci,Policoro e Bernalda) pensano a difendere i loro interessi e non credo che siano disposti a difendere questa pseudo-provincia inutile.
Come vedete ognuno è come la pensa…. La situazione è chiara. Il processo di disgregazione è in atto e adesso tutti rivendicano un ruolo centrale. I potentini dicono di essere l’unico riferimento quale “città dei servizi”, il metapontino dice “non abbiamo bisogno di nessuno” siamo noi il traino dell’economia, salvo poi chiudere per saldi alla prima alluvione, i politici hanno timore di perdere l’osso da rodere con la disgregazione della basilicata. La richiesta di annessione alla Puglia non è solo una provocazione, è la voglia di aprire un nuovo capitolo, di immaginare una società che si apre al confronto, al commercio, alla competizione, piuttosto che rimanere soggiocata all’idea del posto fisso. Vi è un dato (se i giornali non hanno detto fesserie), la Puglia è l’unica regione in Italia che rispetto allo scorso hanno non ha prodotto disoccupati ma ha creato nuovi posti di lavoro. Obiezioni se ne possono fare tanti sulla scelta di distacco di Matera, ma credo che la voglia di rimettersi in gioco dei materani sia oggi il segnale più bello: è un popolo ferito che alza la testa, è un popolo che vuole liberarsi dalla schiavitù della politica regionale, è un popolo che comincia a guardare oltre la semplice logica del tranquillo posto da impiegato-raccomandato e vuole invece entrare in una realtà competitiva e produttiva. Tante altre sono le considerazioni ma per il momento mi fermo qui…..
Scarcia ,assessore con sguardo lungo: condivido!
Scusate ma quando si parlava di abolizione delle province dove eravate? forse tra quelli che dicevano “ma si le abolissero tanto non servono a nulla” e perchè ora tutto questo attaccamento a questo ente inutile? sento puzza di interessi particolari!!!!
Che stai a dire???? Aboliamo TUTTE le Province, non solo qualcuna!!! Anzi dirò di più, secondo me sarebbe stato meglio abolire le Regioni, quelle sì sono carrozzoni mastodontici clientelari!!!!!!
NON TI VOTO PIU’ …. DELUSIONE TOTALE
bla, bla, bla, bla, bla,….
E BASTA !
Architetto Rota, e quindi ?? Una buona disamina di quanto accaduto, una ricostruzione pensata della situazione in corso e poi?? Lasciamo alla “politica” il compito di verificare soluzioni che abbiano quale unica finalità l’unione regionale. Mi chiedo quale possa essere l’utilità marginale che ne deriverebbe per la Nostra città e per il Nostro territorio in genere. Quello che ancora oggi lega la gente di Matera a un sentimento di appartenenza e’ solo l’idea di una identità territoriale che in fondo non esiste e forse non e’ mai esistita. Le differenze riscontrabili all’interno della stessa regione sono tantissime, e, a ben guardarle, caratterizzano paesi e cittadini tanto da renderli molti diversi l’uno dall’altro. Matera ha sempre guardato al territorio murgiano, e non lo ha fatto per esaltare la sua differenza rispetto a Potenza; lo ha fatto per “vocazione naturale” perché quello e’ il Nostro territorio, la ci sono le Nostre principali usanze, la’ c’è il richiamo del sangue, della Nostra storia. Continuare a tenere legate le persone di Matera ala idea di una unita’ regionale mi pare cosa anacronistica e distante dalle ormai note scelte del governo. E non parlo solo delle scelte attuali, ma anche di quelle che si andranno a realizzare. Tra l’altro, ricordiamo a chi legge che dal primo gennaio 2014 verranno soppresse le province delle più grandi città (tra cui Bari, Torino, Milano, Napoli, Reggio Calabria, ecc.), per dar vita alle aree metropolitane. Aggiungiamo che lo Stato non e’ più in grado di foraggiare gli innumerevoli enti pubblici che, PER FORZA DI COSE, PER LA NOSTRA STESSA SOPRAVVIVENZA, dovranno essere ridotti ai minimi termini. Il processo di disgregazione e’ in atto, e non perché Matera non e’ rimasta provincia, questa scelta lo ha solo accelerato. Matera oggi e’ chiamata a fare una scelta: rimanere così come e’, con la ovvia e scontata supremazia d Potenza e il conseguente impoverimento del Nostro territorio,, con la soppressione di molti enti, oppure avviarsi verso il territorio murgiano che, per forza di cose, diventerà il Nostro territorio. Mi dispiace molto vedere che ancora oggi qualcuno, in maniera altrettanto qualunquistica a quanto da Te denunciato, continua a negare la realtà facendo credere alla Nostra gente che si possa (ancora) tornare indietro. Mi dispiace constatare che ancora oggi il “campanilismo” venga considerato l’unico motivo della ormai manifestata volontà dei materani di staccarsi dalla egemonia potentina: non si contesta il ruolo di una città, si contesta quello che la politica ha consentito che la città di Potenza rappresentasse per il nostro terrotorio. Si contestano le scelte non fatte, le politiche economiche non attivate, il danaro pubblico sprecato per creare società ed enti a partecipazione pubblica, vero e proprio cancro della nostra economia capace di divorare gran parte delle risorse di cui disponiamo. La scelta della Puglia rappresentala una sfida, rappresenta la voglia di scrollassi di dosso l’abito borghese dell’uomo in cerca di un posto fisso (meglio se offerto dalla politica), per indossare un più umile abito da lavoro, l’abito di chi ha voglia di sudare le proverbiali sette camice per provare a recuperare un po’ di quella dignità rubataci in tanti anni di male politica.