Francesco Vespe traccia un ricordo di Michele Cascino, storico leader socialista della Basilicata che ci in settimana si è spento nella città di Matera all’età di 81 anni dopo una lunga militanza nel Partito Socialista.
Alcuni giorni fa un noto politico materano, nel corso di un fugace incontro avuto a quattr’occhi, mi aveva confidato che al crepuscolo (?) ormai della sua azione politica avrebbe voluto lasciare un sua impronta per il quale essere foscolianamente ricordato. Sicuramente Michele Cascino, scomparso in questi giorni, un’impronta importante nella vita socio-economica della nostra città e della nostra regione ne ha lasciata più di una. Mi piace ricordarlo quando gli diedi un passaggio con la mia Fiat Uno Fire bianca a Roma per partecipare insieme alla presentazione della missione spaziale Europea ERS_1 e della quale a Matera presso il Centro di Geodesia Spaziale (CGS) si sarebbe dovuto ospitare il nodo di raccolta, elaborazione, distribuzione ed archiviazione dei dati di quella missione. Il viaggio cominciò subito nel peggiore dei modi perché Michele si portò con se del lavoro da sbrigare in macchina e nella mia povera utilitaria non c’era la lucina diretta verso il sedile del passeggero accanto all’autista. Fui costretto così a dissimulare il fastidio che dava alla mia guida notturna la luce che illuminava tutto l’abitacolo. Poi aveva la sua pipa-ciminiera che in breve tempo satuò di fumo l’abitacolo ed a scaricare la cenere nel portacenere di un non-fumatore talebano. Così si trovarono insieme un giovane di belle speranze che da lì a poco avrebbe lasciato la banca e sarebbe andato a lavorare come astronomo al CGS, ed uno dei più importanti e brillanti politici della regione del momento. Iniziai timidamente all’inizio del viaggio a fare alcune domande a Michele anche se impegnato a studiare le carte che si era portato con se. Domande a cui, con fastidio misto a forzata cortesia rispondeva monosillabicamente. L’imbarazzante dialogo si sbloccò d’improvviso quando gli chiesi se ci potesse essere un reale concreto futuro per il nuovo Centro spaziale atterrato sulla murgia materana. Distolse il suo sguardo dalle carte per rivolgermi un occhiata feroce di rimprovero. Il rimprovero partì inesorabile stigmatizzando il secolare scetticismo minimalista di cui erano preda i materani e del quale, il suo autista, pur giovane e di belle speranze, non ne era affatto esente. Subito dopo però il suo volto si illuminò e iniziò a parlarmi da splendido visionario qual era, delle prospettive di quel piccolo avamposto tecnologico che nei suoi sogni e nei suoi programmi, sarebbe diventato da lì a poco un crogiuolo di persone e di attività scientifiche che avrebbero permesso a Matera di diventare un centro spaziale di eccellenza e di prestigio internazionale. Era fermamente convinto che il centro potesse arrivare a cubare almeno 400 posti di lavoro altamente qualificati ed attrarre i migliori cervelli a livello mondiale. Sogno che condivideva insieme al Prof. Guerriero e l’Ing. Albanesi, rispettivamente Presidente e vice-presidente dell’allora Piano Spaziale Nazionale del CNR, con Acito sindaco di Matera e Michetti presidente della Regione. Mi raccontò come riuscì a far vincere alla Basilicata la competizione con la Sicilia e la Puglia per ospitare la stazione LASER della NASA da trasferire nel mediterraneo per studiarne i moti tettonici dopo il terremoto dell’80 . Praticamente pur di offrire rapidamente infrastrutture idonee ad ospitare la stazione mi confessò che, in qualità di vice presidente della regione, fece costruire la stazione in fretta e furia interpretando con “disinvoltura” alcune norme e procedure urbanistiche. Una seconda parte della conversazione fu di carattere scientifico. Mi tempestò di domande che misero davvero alle corde le mie fresche conoscenze in campo astronomico e spaziale. La sua curiosità era veramente insaziabile. Il mio problema è che non lo si poteva “impapocchiare” perché tecnicamente si dimostrò anche molto competente e le sue domande erano terribilmente pertinenti ! Passammo poi a discutere di politica e lì fui io a metterlo alle corde! Verso la fine del viaggio mi confessò che era un po’ adirato con il suo partito. Avrebbe voluto che il marketing politico del suo PSI valorizzasse il merito di aver fatto nascere il CGS ed AGROBIOS (un’altra sua felice creatura!), piuttosto che avvitarsi sulle questioni paludose della zona PAIP che si sarebbe aperta da li a poco (siamo a fine 87). Il viaggio durò quasi 7 ore e lo lasciai in una sperduta villa di suoi amici nella zona Nord di Roma. E’ inutile dire che non ci fu più bisogno di tenere accesa la lucetta della macchina per tutto il viaggio. Lui non lo seppe mai, ma dopo averlo portato a destinazione mi affrettai a svuotare nauseato il portacenere e mi persi per cercare il mio albergo che stava alla parte opposta di Roma. Caro Michele quello che hai fatto per la ricerca e l’innovazione tecnologica in Basilicata ha creato frutti permanenti che noi tenteremo di custodire gelosamente e difendere con ferocia.
Francesco Vespe