Presentato in piazza Ridola dalla professoressa Rosalba Demetrio il libro di Domenico Sciandivasci “Un bicchierino di chartreuse verte” edito da Albatros, Il filo della collana Stradwe-Voci nuove. Un libro ispirato dalla vita svolta in un piccolo paese della provincia materana, Ferrandina, che negli anni del dopoguerra è uguale a quella di tanti altri piccoli centri compreso il capoluogo Matera.
Una storia che Sciandivasci riesce a raccontare come se fosse seduto e vedesse attorno a sè quella combriccola di amici che alimentavano la sala di cui narra nel libro.
Le pagine del libro si dipanano introrno all’elemento di spicco di tuto il racconto: Vito. In lui ci sion le regole e le sregolatezze, l’audacia, la voglia di fare e nel contempo di acquisire l’esperienza acquisita lontano da Ferrandina e che poi dovrà raccontare ai compagni che restano in paese.
E tra una storia e l’altra il confidente di Vito è proprio l’autore del libro: da qui scaturiscono le occasioni che Scandivasci può raccontare, che sono proprie del personaggio Vito.
“E’ L’amicizia è il leit motiv del libro- spiega Demetrio al pubblico presente in piazza. Un pubblico nel quale non sfugge la partecipazione di diversi direttori didattici colleghi dell’autore Sciandivasci.
E’ un racconto che va sul filo della memoria dell’autore e comincia dalla fine. Ha un registro stilistico molto alto. Domenico scrive e nello stesso tempo percepisce luoghi e mondi silenziosi dei paesaggi”.
“Mi sono sempre dedicato alla scrittura – spiega l’autore – che resta una delle mie passioni assieme alla scultura. Se fossi andato a Parigi da giovane avrei realizzato i miei sogni. La scrittura l’ho sempre amata perché prima da insegnante elementare e poi da dirigente ho sempre scritto relazioni e alla fine ho dovuto smettere. Ho ripreso durante la mia convalescenza”.
Cosa è rimasto di Vito? Tutto. E’ stato un personaggio straordinario! ll libro è piacevole alla lettura ma anche intriso di quei sentimenti semplici e profondi. Una pubblicazione che riflette la vita della quotidianità con tutti i suoi gravami, la sofferenza, la gioia, l’amore. Importante la dedica: “Agli amici della “Sala E”, in ricordo dei nostri anni migliori”. Un libro che sotto l’ombrellone fa bene alla salute e apre al dibattito alla conversazione, all’evocazione per chi ha vissuto quel periodo. Un libro che diventa anche un omaggio a Ferrandina, paese natale dell’autore.
Carlo Abbatino