Le scelte della politica seguono percorsi ciclici, trasformano, uniscono, dilatano partiti, correnti e gruppi, per cui non sono sorpreso dallo strappo di Fini, soprattutto perché sono convinto che un partito quale era quello di Alleanza Nazionale mal si prestava a operazioni di coagulazioni.
Le sue tante identità, ideologicamente forti, di un raziocinio politico venuto da lontano e che, nel tempo è andato sempre più a rinnovarsi, sino al traguardo di una destra liberale ed europea, marcata da ideali e valori, esattamente opposti ad alcune logiche, oggi prevalenti al nord, che dimenticano la storia, l´unità nazionale ed i suoi valori, non avrebbero trovato facilmente una comoda coabitazione con chicchessia.
Questo percorso, lento e sofferto ha visto comunque esodi e scissioni di piccole e modeste parti di partito, ma è stato il tempo a dettare e trovarne le ragioni.
Ad ogni modo, chi ha percorso quelle strade lo ha fatto in tutta libertà, maturando nel tempo una sua dimensione politica, ha guardato a destra nel suo percorso di vita, per poi collocarsi in quell´evoluzione per poi restarci sino all´ultimo respiro di AN.
Il passo successivo non è stata una libera scelta, ci si è trovati dall´oggi al domani nel pentolone del PDL. Incredulità, rimpianti, sfoghi di tanti, carenze di spazi, ma era vincolo e responsabilità digerire l´unione di fatto, soprattutto se volevi avere continuità politica.
Non è stato semplice soprattutto per chi proveniva da una componente politica quale quella di destra sociale, quella di Alemanno per intenderci.
Oggi a distanza di due anni, il responsabile di tutto ciò, il cofondatore del PDL, il presidente Fini, ci ripensa e fa dietro front, spiazzando tutti e rompendo i già fragili equilibri che il centro destra, in particolar modo quello lucano, stava trovando dopo i travagli interni delle ultime consultazioni elettorali.
Questa l´analisi ad oggi, cosa fare apparterrà al futuro, non credo a quel futuro e libertà, anche perché ancor prima del PDL vi era chi, dall´interno del partito guardava a Fini con cautela. La sua è politica umorale, fatta di posizioni ideologiche e di conta di fedeli, non trova accoglimento nella gente scocciata dalle parole, oggi ha valore il fare, le azioni, le risposte alle esigenze e, più o meno bene, in questo governo c´è chi le cose le fa.
Una inversione di marcia repentina deve fare riflettere soprattutto sul concetto espresso dallo stesso Fini sul partito azienda; era lui l´amministratore di AN e le scelte le ha fatte.
Con questo non intendo dire che il PDL sia il contenitore ideale nel quale alloggiare la componente di destra, questo dipende dall´ospitalità che si trova e dall´accoglienza che si riceve.
Chi detta le regole, deve comprendere alcune esigenze perché, appare di non aver molta energia a radicarsi nel territorio e nel modo di fare politica che, sorge assolutamente inefficace, tanto che è utopistico pensare ad una politica dell´alternanza meritocratica per il governo di questa regione.
Oggi gran parte di chi fa politica con energia nel PDL viene proprio dalla componente di destra, il resto è pressocchè improvvisazione, il consenso elettorale della componente forzista è da attribuire più alla risonanza nazionale del suo leader che alla capacità dei suoi dirigenti.
Questo lo strappo, di qui in poi assisteremo agli orientamenti e riflessioni di chi dice di fare politica soprattutto in quei partiti di gomma, dove tutto rimbalza e spesso finisce fuori campo.
Adriano Pedicini, Consigliere del PDL
Ago 08