Lettera aperta ad Attilio Martorano
Egregio Assessore
Non sono l’orco che tu immagini. Ho l’animo semplice, che appare astioso quando ho da difendere la giustizia e le ragioni dei poveri. Niente di più.
Vivo per gli altri, e non mi fa specie sacrificarmi per loro.
D’altra parte, all’esordio del tuo mandato anche tu dicesti per televisione che ponevi i bisogni della gente prima e davanti alle ragioni dell’economia.
Se credi in quello che hai detto, io posso ancora stimarti. Però, è su cose concrete che si misura la sincerità di quello che si dice.
Se sei cristiano pure tu, umilmente voglio ricordarti le sette opere di misericordia corporale, che forse non sono più di moda neppure nel mondo cattolico:
1. Dar da mangiare agli affamati
2. Dar da bere agli assetati
3. Vestire gli ignudi
4. Alloggiare i pellegrini
5. Visitare gli infermi
6. Visitare i carcerati
7. Seppellire i morti
La quinta opera di misericordia corporale ti coinvolge direttamente.
In mezzo ai malati saprai meglio di che cosa essi hanno bisogno.
Ti sarò a fianco. Ti saremo a fianco.
La compassione dà dignità a chi la esercita, e autenticità a chi sa rivedersi in ogni bisogno e in ogni sofferenza.
Dal tetto dell’Ospedale di Tinchi, 7 settembre 2010
Affettuosamente Pietro Tamburrano
OSPEDALE. SI PROGRAMMA L’OCCUPAZIONE DELLA JONICA
APPELLO DI PIETRO TAMBURRANO AI POLITICI
di Giuseppe Coniglio
TINCHI DI PISTICCI- Da settanta giorni sul tetto dell’ospedale di Tinchi, i manifestanti dei comitati in lotta, vista la crescente partecipazione popolare e la “persistente arroganza di alcuni politici lucani, soprattutto responsabili della sanità pubblica”, come scrivono in un comunicato, e in considerazione dell’urgenza di dare una risposta ai bisogni degli utenti e degli ammalati del Metapontino, non si arrendono e progettano azioni eclatanti e di peso. E tra queste l’occupazione ed il blocco della statale 106 jonica come nei giorni di lotta contro le scorie nucleari di Scanzano Jonico. Date e modalità saranno rese pubbliche a tempo opportuno. L’ospedale serve a tutti, e le malattie, quando colpiscono, non guardano all’appartenenza politica. E’ quanto scrive in una lettera aperta Pietro Tamburrano, tra i protagonisti più attivi della lotta, che
Fa rilevare come i cittadini privilegiati per le loro malattie si servono di cliniche di prestigio, mentre quelli normali si affidano alla sanità pubblica. “Nella lotta per salvare l’Ospedale di Tinchi -aggiunge- noi stiamo pensando ai cittadini normali. La nostra resistenza sta durando ormai da settanta giorni, ed è resistenza sia alla sordità degli amministratori regionali che alla derisione di chi si illude che egli non debba mai ammalarsi. Io dò loro un lieto annuncio: noi, miseri esseri mortali, siamo i veri precari del mondo, sempre sospesi tra la vita e la morte!. Rivolgendosi a tutti i politici, Tamburrano sottolinea che le malattie non hanno colore, non si curano nelle sezioni dei partiti, e soltanto i medici possono guarirle. Per questo gli ospedali vanno migliorati, non chiusi, “…per non avere sulla coscienza il disagio e il dolore di quei cittadini che vi hanno eletto perché siano difesi i loro diritti, e vi pagano perché adempiate a questi doveri.” L’appello rivolto ai politici è di non dimenticare che la loro azione è esterna agli ospedali, che fa riferimento all’efficienza della struttura e degli strumenti più funzionali al servizio sanitario, mentre il resto è dei medici e del personale sanitario, della loro professionalità e della loro efficace programmazione interna. Altre ingerenze sono dannose al servizio sanitario pubblico e soprattutto alla salute dei cittadini.