La Giunta Comunale di Matera individuato i criteri di indirizzo per l’indizione del bando pubblico inerente il rilascio delle autorizzazioni per la somministrazione di alimenti e bevande, non attribuite nel precedente bando 2003/04 e non assegnate per esaurimento delle domande poste in graduatoria, e delle utorizzazioni resesi disponibili a seguito di revoca o cessazione.In particolare, nella città saranno rilasciate quindici autorizzazioni per la somministrazione di pasti e bevande negli esercizi di ristorazione (pizzerie, ristoranti, tavole calde e birrerie), ventotto per la somministrazione di bevande di qualunque gradazione nei bar e nelle gastronomie e quattro in sale da the o bar bianchi, e comunque in luoghi in cui non si possono somministrare alcolici. Si tratta di autorizzazioni derivanti da revoche e cessazioni, non assegnate nei precedenti bandi, per cooperative sociali non assegnate e stagionali.Inoltre, al dirigente del Settore Commercio è stato conferito mandato di stabilire l’assegnazione con graduatoria speciale di due autorizzazioni (una per la ristorazione e una per i bar) a cooperative sociali o di disabili, mentre sempre per graduatoria speciale ne saranno assegnate tre in locali di impianti di distribuzione di carburante già autorizzati e collaudati o in attesa di collaudo.
Per quanto riguarda i rioni Sassi, qualora si rendessero disponibili autorizzazioni per mancata attivazione o per revoca, si darà luogo alla emanazione di bando specifico.
La valutazione delle domande e la formazione delle graduatorie sarà effettuata da un’apposita Commissione tecnica che esaminerà le istanze ed attribuirà il punteggio valido per la formazione della graduatoria.
Dopo il comunicato stampa diffuso dal Comune di Matera è arrivata puntuale la replica dei commercianti, attraverso una nota congiunta Confesercent/Confcommercio.
Le nuove autorizzazioni all’apertura di bar e ristoranti nella città di Matera, annunciate alla stampa dall’Amministrazione del capoluogo, ripropongono note di un concerto già udito. Cominciamo a temere che, cambiati i suonatori, la musica profusa sia sempre la stessa.Avevamo sperato in un diverso approccio alle problematiche del lavoro autonomo non già finalizzato ad azione di stampo protezionistico ma improntato al rispetto della legalità e del razionale ricorso alle norme vigenti che assommano in capo alle Amministrazioni comunali il compito di razionalizzare l’equilibrio tra le richiesta di servizio e l’offerta del medesimo nel settore della somministrazione. Per motivi incomprensibili (o forse comprensibili ma del tutto incondivisibili) l’assessore al ramo, Di Maggio, ha rispolverato un “disegno” della defunta amministrazione al fine di elargire una cinquantina di nuove autorizzazioni per bar e ristoranti.A quali istanze si vuole dare risposta? Certamente non alla razionalizzazione del settore considerato che allo stato dei fatti la rete di bar e ristoranti cittadini sarebbe in grado di rispondere ad una domanda almeno dieci volte superiore a quella esistente e ad “assalti” di turisti decisamente più consistenti rispetto a quelli che si registrano.Neppure la redditività dell’impresa è stata oggetto di valutazione. Una considerazione per tutte: raddoppiando il numero dei bar non aumenterebbe neppure di una unità il numero dei caffè che il cittadino consuma nell’arco della giornata. Di contro sullo stesso caffè graverebbero costi di gestione raddoppiati. Vi è poi l’istituzione di una riserva di “licenze” (pari a n.2) da destinare alle “cooperative sociali” e ci meraviglia che non se ne riservano un altro paio ai sodalizi delle minoranze etniche o a quelle dei disoccupati organizzati. Il fatto che si tratti di eccezioni non previste dalla legge resta del tutto marginale, considerato che, rispetto ad altre problematiche, alcuni uffici comunali sono disponibili ad interpretazioni assai ardite delle norme vigenti Allora, assessore a che gioco giochiamo? Se l’intento dell’assessorato e quello di dare “risposte” ad aspettative particolari prendiamo atto del fatto che è stata intrapresa una strada già tracciata e in parte percorsa dagli amministratori recentemente scalzati e sulla quale non abbiamo alcuna voglia di accompagnarci. Resta la nostra massima disponibilità a ridiscutere nel merito e nel metodo la questione relativa alle determinazione dei parametri per la somministrazione laddove si “fermassero le bocce” in considerazione della necessità di aprire un tavolo non formale con le parti.