Alle soglie dei sessantunanni ma con lo spirito e l’eleganza di una ragazzina. Enrica Buonaccorti, che nella sua prestigiosa carriera si è fatta apprezzare come attrice di teatro e conduttrice televisiva, da qualche anno conduce un programma radiofonico nel drive-time su Radio 2 ma la sua grande passione è sempre stata la scrittura. Nel 2007 il primo romanzo, La pecora rossa, a febbraio del 2010 il suo secondo volume, ispirato da una vicenda familiare dolorosa ma sempre portata avanti con grande dignità. L’uomo immobile è stato “sviscerato” anche al Women’s fiction festival nel corso di una conversazione con Annamaria Minunno e Anna Estraneo. Nel libro della Buonaccorti il protagonista è immobile, sembra privo di coscienza, è inerte, ma questo è un romanzo pieno di vita, quella che sta per nascere, quella che agita i pensieri di chi sembra non poter pensare… “L’uomo immobile” è una storia d’amore ai confini tra la vita e la morte, ma anche una riflessione su un tema di controversa e scottante attualità. L’autrice si è ispirata a un fatto vero raccontatole da un primario neurologo, direttore scientifico di un istituto che accoglie pazienti in stato vegetativo. Dieci anni fa diventò un breve racconto, sviluppato e approfondito ora in questo romanzo che è anche una inaspettata fonte di conoscenza su un tema così attuale, sopratutto dopo la vicenda di Eluana Englaro. Buonaccorti in proposito conferma tutto il suo disappunto per la scelta che è stata fatta dai suoi familiari: “Uno può scegliere se togliersi o meno la vita ma Eluana non doveva morire in quel modo”. Un libro che riesce a coniugare le emozioni con le informazioni, alcune forse sorprendenti, ma tutte verificabili: i rimandi scientifici che si possono trovare in queste pagine sono stati vagliati da esperti clinici del settore, che hanno considerato qualche imperfezione nel “protocollo ospedaliero” ininfluente per l’attendibilità del percorso clinico, tanto da approvare e affiancare con convinzione le tesi che l’autrice interseca nella più classica storia d’amore fra lui, lei e l’altra…
Terminata la conversazione con la Buonaccorti, in piazza Ridola sono stati assegnati i due premi associati al Women’s Fiction Festival. La madrina di sempre del festival Alessandra Casella assegna il premio giovani voci della traduzione a Maria Cristina Aiezza: il premio consiste in un contratto di lavoro per la traduzione di un romanzo di Harlequin Mondadori. A premiare Aiezza è la presidente del Womens’ Fiction Festival Elizabeth Jenning. Poi arriva il momento più atteso, la consegna del Baccante 2010 a Licia Troisi, premiata da Alessandra Bazardi. La regina del fantasy è romana, ha 30 anni, è da poco diventata mamma e ha una laurea in astrofisica con una tesi sulle galassie nane. A soli 21anni scrive per divertimento un romanzo fantasy e lo spedisce a due case discografiche, una molto nota che si chiama Mondadori e un’altra decisamente più piccola. E’ la Mondadori ha scommettere nel talento di Licia Troisi e in pochi mesi il suo libro scala tutte le classifiche di vendita. Prima del ciclone-Troisi il genere fantasy era pensato più al maschile e scritto sopratutto all’estero. La Troisi non solo è riuscita a imporsi sul mercato ma lo ha fatto attraverso eroine femminili molto forti. Nei suoi romanzi i personaggi lottano per la libertà del loro popolo ma anche alla ricerca di se stessi, un po’ come fa la stessa autrice. Grazie alle sue trilogie Licia Troisi ha incantato non solo tantissimi lettori italiani, ma si è imposta anche all’estero, sopratutto in Germania, Spagna, Russia, Portogallo e Brasile. La premazione è preceduta da un brano estratto da una delle popolarissime saghe di Licia Troisi, letto da una bravissima attrice materana, Nadia Casamassima, già protagonista con i Vampiri per la serata Bluenocturne al chiostro delle Monacelle con la sua compagnia Cinefabrica. Poi aririva il momento più atteso: e mntre Alessandra Bazardi premia Licia Troisi il gioiello in oro realizzato dal laboratorio orafo Materia di Lela Campitelli e Michele Ascoli, in piazza suona uno dei suoi brani preferiti, Star Light dei Muse. Una sorpresa particolarmente gradita dalla regina del fantasy di casa nostra. Poi la scaletta prevede la passerella delle istituzioni. Sul palco sale il sindaco Adduce e le due Alessandra, la Casella e la Bazardi, chiedono ufficialmente di poter ricevere la cittadinanza onoraria di Matera. Un desiderio che il primo cittadino si è impegnato ad esaudire prima possibile. Il brano Star light dei Muse diventa anche la sigla finale che chiude le due premiazioni del Women’s Fiction Festival 2010 ma diventa anche una passaggio di testimone verso lo spettacolo in arrivo, Pietre che cantano 2010.
Michele Capolupo
La fotogallery dedicata all’incontro con Enrica Buonaccorti e alle due premiazioni del WFF
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