Mercoledì 19 dicembre 2012, alle ore 17, in Roma, con la collaborazione del MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea. Matera, nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, nella Cappella dedicata al cardinale certosino Niccolò Albergati, si inaugura Il presepe luce di Peppino Mitarotonda.
Il presepe, assolutamente libero nei materiali utilizzati e nel linguaggio, sottolinea l’importanza di confermare la tradizione di una esperienza così esaltante come quella di porsi di fronte al mistero della Natività.
Il presepe luce di Peppino Mitarotonda, realizzato in terracotta, è composto di 22 personaggi, spesso di dimensioni superiori al 50 centimetri.
In quel grandioso inno che è il Prologo del “Vangelo secondo Giovanni” la parola luce ritorna sei volte e sembra che l’una generi l’altra per affermare la certezza di una nascita: Veniva nel mondo / la luce vera, / quella che illumina ogni uomo.
Peppino Mitarotonda non ha visto né pensato altro dopo la lettura del Prologo: doveva rendere testimonianza alla luce che splendeva nelle tenebre, alla vita luce degli uomini, perciò ogni personaggio del suo presepe, dalla Madonna a S. Giuseppe, dal pastore con le pecore all’uomo che suona il tamburo, ai Re Maghi con i cammelli, vive di quel fulgore che distende la pienezza dei propri raggi in ogni dove, anche nel buio che non vuole accoglierlo.
Non c’è, allora, un Bambino sulla paglia. Il bagliore è così intenso da non permettere la visione di un mistero a cui bisogna solo credere. Venuto tra la sua gente, questa ne rimane abbagliata e guarda estasiata, ad occhi fissi, verso la fonte di grazia e di verità.
Mitarotonda, abbandonata ogni forma decorativa, si lascia portare dal piacere di lavorare l’argilla impastata di luce, quasi dovesse conquistare una forma più pura del pensiero e della creazione. Il suo realismo è acuto e inquietante perché lascia un grande ruolo al sogno e ai tormenti interiori della psiche. La Madonna, S. Giuseppe, il pastore, il suonatore di tamburo, non sono soltanto l’immagine di un personaggio presepiale; essi, in fondo, per una accentuata trasfigurazione della materia, rappresentano molto di più il modello per un loro ritmo interno o per un corrugamento drammatico, che non per il semplice riferimento realistico o per l’accuratezza dei particolari.
Ingenuo e sapiente, Mitarotonda prova un intimo diletto nel dispiegare il canto segreto del Vangelo di Giovanni che gli dà la possibilità di dedicarsi all’introspezione dei personaggi, alla pienezza della forma in cui la vita si esprime da sola, circolando sotto la pelle, animando gli occhi e la bocca, cedendo il posto all’ombra e al mistero di un Bambino fatto pura Luce.
Peppino Mitarotonda è nato a Matera il 7 aprile 1939. Dopo una breve esperienza nel campo del design industriale, ha frequentato, a Milano, l’Accademia di Belle Arti di Brera. Rientrato a Matera ha aperto, in contrada Serritello La Valle, un suo laboratorio nel quale ha sperimentato varie tecniche operative privilegiando infine il mosaico, le vetrate e soprattutto la ceramica. Intensa è stata in questo campo la sua collaborazione con José Ortega durante il soggiorno dell’artista spagnolo nella città dei Sassi. A questa esperienza, ha fatto seguito negli anni una fitta serie di rapporti con Pietro Consagra, Mino Maccari, Andrea Cascella, Jorg Neitzert, Dadamaino, Gianluigi Giovanola, Guido Strazza, Carlo Lorenzetti, Assadour, Kengiro Azuma. Ha esposto le sue opere a Matera, Cosenza, Arezzo, Firenze, Milano, San Marino e Monaco. Molte di queste opere sono in prestigiose collezioni: Carla Fracci, Giovanni Spadolini, Guido Carli, Emilio Colombo, Vanni Scheiwiller, ecc.. Per diversi anni ha realizzato l’omaggio per i componenti la Giuria (G. Appella, G. C. Argan, E. Croce, R. Lucchese, G. Macchia, G. Pietrangeli, T. Scialoja) del Premio Nazionale per il Libro d’Arte “Luigi De Luca”. Mitarotonda può essere definito un cronista per immagini della storia della sua città e delle tradizioni lucane che egli cerca di recuperare e divulgare con un innesto di gioiosa e personalissima fantasia.
Il presepe è accompagnato da un volumetto pubblicato dalle romane Edizioni della Cometa, con una introduzione di Giuseppe Appella, la preghiera a Gesù Bambino scritta dall’artista e le notizie biobibliografiche.
La visita al presepe sarà l’occasione per immergersi nella storia millenaria della Basilica che occupa il corpo centrale delle Terme di Diocleziano, le più grandiose della Roma imperiale, costruite tra il 298 e il 306 a.C. Il progetto di trasformazione dell’aula termale in chiesa fu affidata da Pio IV a Michelangelo Buonarroti che allora stava lavorando a San Pietro. In seguito vi furono gli interventi di Carlo Maratta e Luigi Vanvitelli.
La Basilica conserva opere di Domenichino, Gerolamo Muziano, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, Pompeo Batoni, Pierre-Hubert Subleyras, Giovanni Baglione, Paolo Brill, G. B. Rossi, Francesco Trevisani, Pietro Bianchi, Placido Costanzi, Daniele Seyter, Nicola Ricciolini, Pierre-Charles Trémollière, Giovanni Francesco Romanelli, Pietro Canonica, Ercole Graziani, Francesco Mancini, Antonio Munoz, Umberto Mastroianni, Igor Mitoraj (porte di bronzo), Giuseppe Ducrot.
Il presepe rimarrà esposto fino al 6 gennaio 2013, tutti i giorni, seguendo gli orari della Chiesa: 07.00 – 18.30
il mio grande maestro di ceramica nell anno 2004….complimenti maestro peppino