C’è un posto nella nostra città che rappresenta il degrado e l’abbandono per eccellenza, dove appare che nessuno ci lavori e nessuno faccia manutenzione, visitato da tanti; dove tutti ci vanno. Vai lì con lo stato d’animo pervaso dal ricordo e dalla nostalgia. Camminando, percorri i viali silenziosi guardando lo specchietto retrovisore della tua vita e scandagliando i ricordi che ti associano alle persone che non ci son più. Ogni problema meriterebbe d’esser lasciato fuori da quel luogo di pace e di riflessione, nell’ultima dimora dei nostri cari, amici, conoscenti e di coloro che hanno dato un contribuito a questa società. Ma nonostante ciò non puoi fare a meno di notare da subito, appena sei all’ingresso, che lo squallore ed il degrado strutturale e sociale è enorme, coinvolge e lo avvolge tutto.
L’assenza delle strutture Amministrative di controllo e manutenzione è evidente, ti sembra di entrare in una casbah: baracche, tavoli, cassette, residui di potature sui marciapiedi, immondizia ovunque, insomma di tutto, siamo fuori dalla città, dai palazzi del potere, dagli occhi di chi le cose le deve fare, non interessa a nessuno quel che accade lì e come vangano spese le risorse economiche, (ammesso ve ne siano), il cittadino oramai ha perso la voce a lamentar sempre le solite cose, è convinto che tra le priorità non ci sia spazio per il cimitero, soprattutto se le voci provengono da una nutrita schiera di vedove ed anziani.
Nei percorsi interni le cose non cambiano, la sensazione di abbandono non ti lascia, nulla cambia, transiti in quei viali, dove erbacce e piante hanno preso il sopravvento sui marciapiedi, ti guardi intorno e non c’è un solo spazio ove l’opera di un semplice operaio o manutentore che sia, ti appaia minimamente evidente. Anzi, son quasi certo che qui non ci lavori nessuno, che nessuno faccia manutenzione e tenga cura del luogo sacro ed eterno, perchè appare “morto”: un cimitero del terzo mondo.
Certamente dopo questo mio intervento e con l’approssimarsi del 2 novembre, me lo auguro, qualcuno penserà di dare una parvenza di dignità al camposanto, perchè se le cose permangono in questo stato c’è veramente da vergognarsi. Se, come accade in questo periodo, il cimitero diventa meta di tanti concittadini, da anni residenti in altre città ed all’estero, dimostreremmo il peggio, la crescita del nulla, diventa una questione di dignità.
I cimiteri non sono solo luogo sacro di culto dei morti, ma anche memoria civica, laica e storica di una comunità. Una città che non ha memoria rischia di perdere la propria identità. Altrove, in città dove le condizioni economiche non sono tanto vantaggiose, sono stati effettuati interessati interventi di recupero e manutenzione anche con l’utilizzo di capitali privati. A meno che non si voglia ricorrere al concetto comune che associa e livella tutti nella dimora eterna, abilmente definito nella nota poesia, questo ci comporterebbe di non crucciarsi più di tanto del degrado del nostro cimitero, del resto “appartenimmo a mort”.
Sulla questione presenterò puntuale e dettagliata interrogazione al Sindaco e giunta.
Il Consigliere Comunale del PDL
Adriano Pedicini