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Nel tardo pomeriggio di sabato 9 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI all’interno della chiesa dell’Annunziatella è stato presentato il Quaderno della serie “Aspetti della città” dedicato a Sant’Ilario da Matera con testi di don Egidio Casarola, Salvatore Longo e Franco Di Pede edito da Studi arti visive e stampato dalla Tipografica Matera. Prima di dare il via all’appuntamento culturale con la relazione del professore e storico materano Giovanni Caserta è stato preceduto dalle musiche di Bach eseguite dal violoncellista materano Antonio Di Marzio. Un’opera in tufo di Franco Di Pede è stata donata all’assessore provinciale della Provincia di Matera Antonio Montemurro.
L’incontro, ribattezzato “arte e fede”, è stato promosso con il contributo dello Studio Arti Visive ed è stato organizzato in collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Matera-Irsina per portare avanti l’opera di conoscenza e divulgazione dell’arte antica e contemporanea. L’occasione giusta arriva sabato prossimo con l’inserimento di questa manifestazione all’interno del programma di iniziative per la VI giornata del Contemporaneo, promossa su tutto il territorio italiano dall’Associazione AMACI e che prevede anche l’apertura gratuita al pubblico degli spazi espositivi per l’intera giornata. “Arte e fede” rientra nel progetto portato avanti dall’artista materano Franco Di Pede per il recupero della cappella dell’Annunziatella in via La Croce, che presenta un’architettura seicentesca e conserva testimonianze di artisti contemporanei materani come Francesco D’Antona, Michele Amoroso, Raffella De Vanna e Franco Di Pede. Proprio Franco Di Pede ha presentato il 22 maggio scorso all’interno della chiesa dell’Annunziatella un catalogo per rileggere la storia della cappella, un prodotto editoriale realizzato con i contributi di don Egidio Casarola e Salvatore Longo. Dal quaderno dedicato a Sant’Ilario riportiamo alcuni passaggi importanti a cura di Salvatore Longo. Sant’Ilario nasce a Matera dopo la metà del 900. Matera attraversò un periodo di benessere economico durante i primi anni del Mille. Nello stesso periodo si distinsero due importanti personalità dotate di un forte carisma spirituale che, abbandonando il loro ambiente di origine, lo esplicarono in un ambito geograficamente diverso divenendo esempi indiscussi di santità: San Giovanni de Scalzonibus ossia san Giovanni da Matera, ed Ilario meno noto. Nel 1010, Ilario divenne abate del monastero San Vincenzo al Volturno (Isernia). La sua esistenza fu un modello di perfezione che impressionò tutti influenzando i suoi monaci pronti ad emularlo. Il suo spirito di carità lo spinse a privarsi dei suoi averi sostenendo i poveri. A Matera il ricordo e la memoria di Ilario furono riscoperti dall’arcivescovo Anselmo Filippo Pecci presule della diocesi di Matera , anch’egli monaco benedettino, del quale ordine ne diffondeva la conoscenza e in Cattedrale, nel 1930, fece realizzare l’altare di San Giovanni da Matera in occasione del centenario della traslazione a Matera dei suoi resti mortali. Sull’altare alle due estremità fece collocare la statua mamorea di Ilario e San Giovanni. Ancora oggi i benedettini ricordano Ilario nell’ufficio liturgico”. Preziose anche le testimonianze storiche di don Egidio Casarola “L’abate Ilario – spiega nel quarderno don Egidio – morì in concetto di santità nel 1044 e fu sepolto nel quadriportico della basilica del Monastero. Sulla tomba fu apposta una lapide commemorativa che ancora oggi è custodita sulla porta di accesso al Campanile della nuova chiesa abbaziale di San Vincenzo al Volturno e la memoria di Sant’Ilario ricorre il 21 novembre”.
La pubblicazione storica del quaderno “Matera S. Ilario da Matera” ha avuto apprezzamenti anche da parte delle autorità religiose, in particolare dal presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa di Città del Vaticano direttada Monsignor Gianfranco Ravasi che così scrive: “”Caro Franco Di Pede la ringrazio per la sua comunicazione e per il testo inviato. Mi congratulo con lei per la sua opera e per il livello del suo impegno culturale”; Apprezzamenti sono giunti anche da Monsignor Ligorio, arcivescovo di Matera , dal prefetto della città dei Sassi Michele Monteleone e da Fiammetta Terlizzi direttrice della Biblioteca “Angelica di Roma”. Durante l’incontro è stata interessante la relazione dello storico Giovanni Caserta che ha tracciato a grandi linee il tempo, il luogo e le opere in cui ha vissuto l’illustre concittadino materano: Sant’Ilario, abate di san Vicnenzo al Volturno dal 1011 al 1044, riformatore ed edificatore del monastero come narra il Chronicon Volturense, manoscritto del XII secolo conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. “Sono scarse le immagini iconografiche di questo cenobiarca ma eloquenti le opere che egli ha realizzato –spiega Caserta- in un secolo prima di San Giovanni da Matera. Il prof. Caserta ha messo in piena evidenza i quaderni a cui di volta in volta sono stati interessati nella stesura i personaggi della cultura e dell’arte. Si vuole sperare che le istituzioni religiose e civili dedichino alla figura di Sant’Ilario una scuola o una strada o una chiesa o anche un carro della Madona della Bruna, così come avvenuto nel 1984 per San Giovanni da Matera ad opera dei maestri Epifania R. e Castello M. per divulgare alle nuove e vecchie generazioni la figura di questo illustre conittadino venerato come santo il 21 novembre. Il prof. Caserta ha dato come di consueto un taglio storico in cui mette in risalto la figura di sant’Ilario all’interno del momento storico che vide l’impresa dei Normanni volta all’unificazione del Regno delle Due Sicilie su cui insistevano tre potenze: Bizantini, Arabi e Longobardi. L’opera unificatrice di Roberto il Guiscardo, fino alla conclusione dell’impresa avvenuta con Ruggiero II nel 1130 , fu sollecitata dalla Chiesa che per tale via estese sull’Italia meridionale la sua egemonia religiosa e spirituale avviando un intenso processo di cattolicizzazione e latinizzazione. Strumento di evangelizzazione furono i benedettini di S. Ilario che a Matera e da Matera seguì l’opera di un altro importante santo: S. Giovanni da Matera della famiglia De Scalzonibus un secolo prima. E nella chiesetta dell’Annunziatella, dove si è tenuta la presentazione del quaderno, sono presenti anche due medaglioni in tufo, realizzati da Di Pede e dedicati ai due santi materani.
Carlo Abbatino