Riguardo alla decisione dell’amministratore del centro dialisi “SM2” di Potenza di sopprimere il turno dispari pomeridiano (lunedì, mercoledì e venerdì), a partire dal 1 gennaio 2013, l’Aned ha inviato una nota che riportiamo di seguito per fare chiarezza su questa vicenda.
Al turno dispari pomeridiano accedono attualmente 5 pazienti e la sua soppressione viene giustificata per motivi esclusivamente economici e di gestione aziendale.
Strano modo di augurare buon anno ai dializzati ma efficace nel negare loro la possibilità di conciliare dialisi e lavoro, nello stravolgere le abitudini e organizzazioni familiari consolidate ormai da vari anni e nel creare ulteriori disagi che si accumuleranno alle fatiche, alle rinunce, ai sacrifici e alla solitudine quotidiane.
Ogni decisione che riguarda la vita e la salute dei pazienti deve cercare il più ampio coinvolgimento e la massima condivisione perché ad essi soltanto spettano le scelte sui propri corpi, sulla vita affettiva e di relazione.
I pazienti non sono merce di scambio o pacchi postali che si possono spedire quando, dove e come si vuole, ma persone e cittadini con una loro dignità che devono recarsi al centro dialisi tre volte la settimana, un giorno sì un giorno no, attaccarsi ad una macchina per circa 3-4 ore, semplicemente per sopravvivere.
La libera scelta, a cui si appella più volte il centro “SM2”, è tale se nasce da una volontà spontanea dei pazienti di scegliere tra più opportunità e non deve, invece, obbligare gli stessi o ad accettare passivamente le condizioni imposte o a cercarsi necessariamente un altro centro dialisi.
Nel percorso di avvicinamento alla dialisi, i 5 pazienti non hanno avuto la possibilità di accedere al turno mattutino per mancanza di posti nello stesso centro, per cui necessariamente hanno strutturato la vita sociale, familiare, lavorativa attorno alle ore investite nelle dialisi settimanali pomeridiane.
L’accesso alle cure è tra i diritti fondamentali dei pazienti e non può esaurirsi esclusivamente nell’abbattimento delle barriere architettoniche, che pure è importante, ma deve comprendere tutta una serie di determinanti, quali eguaglianza, equità, efficacia, garanzie, attività, servizi, assistenza, legati alla specificità della dialisi e al suo essere terapia salvavita.
Nella riunione del 24 aprile dello scorso anno, avvenuta tra l’amministratore del centro dialisi “SM2”, l’Aned, i pazienti del turno pomeridiano e i rappresentanti dell’Azienda Sanitaria di Potenza, avevamo espresso ferma opposizione alla chiusura del turno e affrontato, fra l’altro, il contenuto dell’art. 4 del contratto di convenzione tra l’Azienda Sanitaria di Potenza e il centro dialisi “SM2”, in cui ci sarebbero elementi sufficienti affinché l’accesso al centro stesso sia modulato su più turni settimanali.
I presunti maggiori costi aziendali che deriverebbero dal garantire la dialisi anche durante il pomeriggio di tre giorni della settimana, non possono essere scaricati sui pazienti sui quali già gravano (e senza possibilità di delega) costi umani e sociali legati alla cronicità.
Pur riconoscendo all’Azienda Sanitaria di Potenza di aver offerto ai pazienti la possibilità di trasferirsi al centro dialisi dell’azienda ospedaliera “S. Carlo”, è assolutamente necessario che le direzioni sanitarie delle due strutture concordino e valutino tutti gli aspetti clinici, medici e tecnici, il numero dei pazienti e le loro esigenze, la disponibilità dei posti dialisi, gli orari di accesso e quant’altro e che i pazienti interessati ne siano preventivamente informati.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze non ci sono i tempi materiali per garantire l’eventuale trasferimento dei cinque dializzati presso l’azienda ospedaliera “S. Carlo”.
Allora domandiamo: in quale centro i pazienti dovranno dializzare il prossimo venerdì 4 gennaio e nei giorni successivi?
Al fine di raggiungere un’intesa definitiva, equa e condivisa, riteniamo assolutamente indispensabile organizzare un tavolo di confronto tra l’Aned nazionale e regionale, i pazienti, i dirigenti dell’ASP, dell’Azienda Ospedaliera “San Carlo” e dell’assessorato regionale alla salute, il direttore della Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda Ospedaliera “San Carlo” e l’amministratore del centro dialisi “SM2”.
Inoltre, poiché nella riunione anzidetta non è stato possibile affrontare la questione dei farmaci che i pazienti assumono durante la terapia dialitica, attendiamo ancora di avere informazioni dettagliate sulle procedure che il centro adotta.
Ribadiamo che il tariffario nazionale prevede che la tariffa riferita all’emodialisi sia comprensiva del costo delle analisi e indagini connesse al trattamento dialitico e dei farmaci necessari prima dell’inizio della dialisi, durante la dialisi e alla fine del trattamento, ad esempio l’eparina, ecc.
Data la delicatezza e la gravità di questa vicenda, ci appelliamo alle Istituzioni pubbliche affinché intervengano urgentemente onde evitare il possibile verificarsi di situazioni che possano mettere a rischio la vita e la salute dei dializzati.
Gen 03