Sono le imprese edili a pagare il prezzo più alto di una crisi economica sempre più drammatica e che non risparmia le piccole e medie imprese della provincia di Matera.
Su 21 fallimenti decretati dal Tribunale di Matera nel 2012, un terzo riguarda l’edilizia, a conferma dei dati allarmanti già evidenziati da Confapi Matera sulle difficoltà quotidiane denunciate dagli imprenditori che operano sul territorio provinciale.
I 21 fallimenti, di cui ben 7 nel settore edile, sono soltanto la punta dell’iceberg di una crisi senza precedenti, con un saldo negativo di nati-mortalità aziendale. Nell’anno trascorso sono state numerosissime le imprese che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per evitare la chiusura, come testimonia l’aumento delle ore di cassa integrazione, di lavoratori in mobilità e di contratti di solidarietà.
A soffrire di più questa volta è l’edilizia che, in un mercato troppo sbilanciato verso il pubblico, sconta il calo di commesse provocato in particolare dalla riduzione dei fondi per investimenti e soffre i vincoli del Patto di Stabilità imposti agli enti pubblici che, salvo pochissime eccezioni, pagheranno soltanto nel 2013 i lavori eseguiti nei primi mesi del 2012.
La norma in vigore dal 1° gennaio, che impone il pagamento delle fatture alle aziende entro 30 giorni, rappresenta sicuramente un segnale positivo ma è chiaro che questo provvedimento potrebbe rivelarsi inefficace se non sarà accompagnato dalla liberazione di risorse che consentano investimenti nelle opere pubbliche.
Ancora una volta sono le piccole e medie imprese quelle che, insieme ai dipendenti, pagano il prezzo più alto della crisi. Il peso dell’indebitamento bancario, l’aumento delle difficoltà di incasso sulle forniture e i lavori, il crollo degli investimenti, l’usura in agguato, sono tutti tasselli di un mosaico che si compone a suggello del default di un intero territorio.
Le politiche difensive che finora hanno consentito di mantenere la coesione sociale rischiano di non essere più sufficienti. Per Confapi Matera è urgente correre ai ripari cominciando magari proprio da una delle principali difficoltà per le pmi, cioè l’accesso al credito bancario, negli ultimi mesi diventato man mano sempre più proibitivo per le piccole e medie imprese locali.
Confapi, infine, esprime solidarietà agli imprenditori agricoli del Metapontino, che a distanza di quasi due anni dall’alluvione del marzo 2011 attendono ancora l’erogazione delle risorse stanziate.
CRISI EDILIZIA: FENEAL-UIL, RILANCIARE SPIRITO STATI GENERALI COSTRUZIONI
“Al grido d’allarme della Confapi di Matera sul comparto edile in ginocchio aggiungiamo la nostra sollecitazione a rilanciare lo spirito unitario imprese-sindacati che ha ispirato gli Stati Generali delle Costruzioni di Basilicata per sbloccare già nelle prime settimane dell’anno quelle opere pubbliche da troppo tempo progettate e finanziate”. E’ quanto sostiene il segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma aggiungendo che “anche la Regione e gli enti sub-regionali, le stazioni pubbliche appaltanti devono fare di più per ridurre i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti diretti e quelli del credito al sistema delle pmi delle costruzioni perché come segnala la Confapi di Matera il numero dei fallimenti di imprese è la spia più evidente di una crisi che secondo i numeri rilevati dalle nostre Casse edili coinvolgono nel Paese tra i 500-600 mila operai.
Non sono è a rischio solo la tenuta economica delle imprese ma anche i servizi forniti ai cittadini. Per esempio, le imprese sono costrette a sospendere i lavori di manutenzione di strade e scuole tra la disattenzione delle amministrazioni ora preoccupate soprattutto delle scadenze elettorali.
Far ripartire il settore edili significa uscire dalla crisi – aggiunge il segretario della Feneal Uil – il governo con i patti di stabilità ha di fatto bloccato tutti gli investimenti immobiliari che il pubblico era abituato a sostenere di anno in anno. L’Italia è un Paese che ha bisogno di infrastrutture per il collegamento con il il resto d’Europa ma sopratutto interno, aprendo pochi cantieri si avrebbero i primi risultati”.
Le proposte che Uil fa al mondo politico ed amministrativo sono quelle di alleggerire la burocrazia in generale, favorire i riordini urbanistici dei Comuni superando l’impasse determinata da strumenti urbanistici datati, avviare dei piani di edilizia scolastica ed energetica oltre che a favorire i privati con il Piano casa. Il nostro paese ha bisogno di costante manutenzione, non soltanto di grandi opere: si dovrebbe pensare a una revisione del patto di stabilità per gli enti locali, che anche quando sono in grado di pagare non possono farlo, e alla riqualificazione degli edifici pubblici, specialmente le scuole”.