“Gli interventi realizzati nel 2012 dal Dipartimento Infrastrutture della Regione, secondo i dati illustrati venerdì scorso nella conferenza stampa della Giunta, non possono soddisfarci. Per uscire dalla crisi del comparto costruzioni occorrono molti altri investimenti, innanzitutto per la tutela e la salvaguardia del territorio, atti a prevenire calamità naturali proprio come quella del Metapontino di marzo 2011 di cui sono evidenti ancora le ferite e proteggere il nostro patrimonio storico-artistico dall’incuria, e poi fondi per lo sviluppo di un piano di grandi infrastrutture che è la grande palla al piede per lo sviluppo della Basilicata”. E’ il commento del segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma aggiungendo che “il primo step del Piano Casa per 10 milioni di euro e l’approvazione del disciplinare del regolamento per il funzionamento dell’Osservatorio regionale edilizia e lavori pubblici sono sicuramente segnali di sensibilità del Governo Regionale sull’emergenza edilizia da affrontare non senza l’affermazione di un diverso concetto di sviluppo dell’edilizia basato su sostenibilità e qualità, e che non sia più solamente incentrato sulla costruzione di nuove abitazioni e di seconde case, come era fino al periodo pre-crisi, ma che essenzialmente sia diretto al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente secondo canoni di risparmio energetico e di bioedilizia. In Basilicata – continua Palma – disponiamo di un patrimonio di edilizia residenziale, popolare e cooperativa che risale agli anni 50-60, tra i più “vecchi” del Paese, ed ha necessità di adeguamenti sia in chiave di risparmio energetico e miglioramento della qualità della vita delle famiglie che in chiave antisismica. Questo aiuterebbe non solo il settore ma tutta l’economia regionale”.
Secondo il segretario degli edili della Uil “è una strage silente quella che sta dilaniando il settore delle costruzioni, ed è sempre stato così, ma questa volta dietro i numeri ci sono migliaia di persone, famiglie e professionalità che vengono distrutte quotidianamente. Tutto questo ha poca risonanza sui mass media rispetto a quello che accade nelle grandi industrie perché riguarda un sistema produttivo, come il nostro, estremamente frammentato, costituito da piccole e piccolissime imprese in cui in media lavorano 5 dipendenti. Globalmente nel settore ci sono 2,4 dipendenti per impresa ed, inoltre, si tratta di un lavoro temporaneo e precario dove molto spesso alla fine di una commessa le imprese licenziano i dipendenti e la cosa purtroppo fa notizia soltanto quando un imprenditore o un operaio, in preda alla disperazione, finisce per suicidarsi. Parliamo di una diminuzione di operai iscritti al sistema casse edili dal 2008 al 2012 del 31% di manodopera, circa 250 mila operai che corrispondono ad una diminuzione globale del settore di circa 500 mila occupati. La diminuzione del monte salari è del 25%”.