Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha rappresentato la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome alla “Conferenza Nazionale della Famiglia”, al Mic di Milano da lunedì 8 fino all’odierna giornata conclusiva. De Filippo, componente dell’Ufficio di Presidenza della Conferenza delle Regioni, ha aperto l’ultima sessione di interventi e ha ribadito quanto ci sia ancora da fare in termini pratici per rivoluzionare il sistema del welfare in Italia. “Io vi porto – ha detto De Filippo – l’opinione delle regioni perché c’è una volontà, condivisa da tutti, di fare di questa conferenza una cosa seria. Purtroppo questa conferenza coincide con una riduzione sostanziale di risorse e con una non del tutto percettibile strategia in termini di welfare del nostro paese. Quando c’è un’ermeneutica delle tabelle, a cui siete stati sottoposti in questi giorni di convegno, si capisce che il progetto di welfare non si vede ad occhio nudo, perché c’è stato un confronto tra amministrazioni locali, sindacati, associazioni e governo su quanti soldi ci sono sulla famiglia e sulle politiche sociali in questo paese. Ed è oggettivo che questa conferenza coesiste con una riduzione storica delle risorse. Una riduzione comprensibile, ma bisogna capire cosa conviene tagliare di più per affrontare la crisi e le difficoltà che noi abbiamo di fronte. Mi pare di capire che c’è una tensione proprio sulla questione dei tagli e nella stessa famiglia del governo. Non c’è un perfettissimo dialogo tra il Ministero dell’economia che è impegnato sul fronte del rigore e dei tagli, come dice tutti i giorni Tremonti, e il Sottosegretario alla famiglia o almeno con i tecnici che hanno lavorato a questo convegno. Non si vede il progetto di Welfare ad occhio nudo. Quindi facciamo tutti quanti uno sforzo. L’Italia è un paese che si è dato una normativa molto seria, io sono abbastanza tradizionalista e considero la 328 del 2000 una riforma straordinaria che reimpianta le politiche di Welfare nel nostro paese con una rivoluzione positiva, che modifica assunti e paradigmi politici ed amministrativi sulle politiche di Welfare, sulle politiche dell’assistenza, risalenti al Governo Crispi. Al responsabile di questo governo dico che servono servizi, servono strumenti sussidiari, servono i comuni, servono le provincie, le regioni per fare politiche serie per la famiglia e per il welfare. Nei mesi precedenti anche le provincie, i comuni e le regioni hanno lavorato ad un’ipotesi di patto che si poteva stabilire tra governo e gli altri livelli della Repubblica. Non deve esserci una differenza da nord a sud. Bisogna definire subito un percorso chiaro proprio perché la prospettiva federalista lo impone. I livelli essenziali di prestazioni, i livelli essenziali di assistenza. Bisogna dire ai cittadini quali sono i servizi minimi che devono essere garantiti perché solo con questo chiarimento possiamo costruire con meccanismi sempre più virtuosi, che sono dentro lo spirito buono del federalismo. Solo con una definizione puntuale di livelli essenziali di assistenza, la famiglia può avere una nuova possibilità. Quello che noi amministratori regionali stiamo comprendendo è che la famiglia non è una monade sganciata da una più generale politica di welfare. La proposta più forte che è arrivata da questa conferenza, quella del “fattore famiglia” in sostituzione del “quoziente famiglia”, è una proposta molto positiva che molte regioni avevano incoraggiato. Noi non possiamo fare il gioco delle tre carte. Vorrei sapere qual è la prospettiva finanziaria di una quantità enorme di gettito che verrà sottratto ai bilanci, proveniente dai sacrifici che impone il federalismo fiscale. Questa manovra è insostenibile e il mese di novembre è il mese più difficile per i bilanci. Lo sostengono tutti i governatori d’Italia da nord a sud. Anche sul fattore famiglia non serve dire sì, ma come metterlo in pratica. Potremmo fare anche uno sforzo collaborativo, ma tutto nasce dalla riduzione del gravare fiscale sulle famiglie. E qui ritorna in campo il tema dei servizi. Perché se c’è un deserto di servizi, a cosa serve un vantaggio fiscale per le famiglie? Le famiglie devono avere necessariamente intorno un ambiente animato e avviato di servizi, brand della legge 328. Spero non ci sia stato un lavoro solo intellettuale. Mi auguro che questa iniziativa dia nuova linfa e anche nuove possibilità operative. Siamo convinti che il Sottosegretario Giovanardi qualche risposta ce la offrirà questa sera, perché di famiglia c’è un’abbondanza di citazioni e una carenza d’iniziative. Io vengo da una piccola regione del mezzogiorno che ha sperimentato una legge sulla povertà, l’assegno di cura, abbiamo servizi sociali implementati prima della 328 in ambiti territoriali riguardo l’handicap. Quindi siamo pronti ad accogliere questo grande progetto e speriamo che questa conferenza dia una svolta vera e cambi anche qualche tabella della legge di stabilità”.