Un’opera visuale, multimediale, idilliaca, magica. L’artista visivo materano Dario Carmentano, che ha gettato il seme scrivendo il testo che in origine era “il ponte”, la regia di Giorgio Barberio Corsetti e Géraud Didier, la direttrice di produzione Valeria Camardo, le musiche di Gianfranco Tedeschi e Loredana Paolicelli, gli attori Andrea Santantonio, Nadia Casamassima, Marta Manduca, Gennaro Bianchi, Mariana Vizziello, Ada Rondinone, Angelo Roberti, il Nucleo Thèatron Ensamble composto da Vito Soranno al sax e clarinetto, Biagio Orlandi a sax, Francesco Clemente al violino, Pino Basile alle percussioni, Giovanni Fossanova alla chitarra, Loredana Paolicelli al pianoforte, Antonio Carmentano al contrabbasso, la vocalist performer Morena Tamborrino e il soprano Beatriz Fornabaio. Sono questi i protagonisti dell’opera visiva presentata in prima mondiale nella chiesa sconsacrata di San Pietro Barisano, un teatro naturale allestito per regalare ai novanta fortunati di ogni spettacolo (ne sono previsti altri quattro, due per giornata, nel fine settimana, alle 18 e alle 21) un viaggio alla scoperta della nostra tradizione millenaria. La città di Pietra è la rigorosa rappresentazione del valore identitario di Matera, espresso dalla dimensione naturale, storica, urbanistica e antropologica dei suoi antichi rioni, i Sassi. La definizione di Raffaello De Ruggieri, presidente dellla Fondazione Zètema, tra i principali sostenitori di questo evento culturale che va a sostenere anche la candidatura di Matera a capitale europea della cultura nel 2019 e ad alimentare il progetto del programmato distretto culturale dell’habitat rubpestre è quella che sintetizza nella maniera migliore lo spettacolo offerto al pubblico. L’opera visuale, che ha inaugurato la rassegna invernale di VivaVerdi/Multikulti, promossa da Arteria e giunta alla sua quattordicesima edizione, nasce da un “laboratorio” realizzato a Matera insieme ai compositori ed ai musicisti, insieme co-arrangiatori delle musiche. Il risultato di questa scrittura e riscrittura, secondo un work in progress delle musiche, si avvale di molti spunti che s’allontanano dai sistemi chiusi della musica colta ed extra colta europea, senza escluderne il metodo insito della scrittura di quella musica stessa.
L’opera si avvale di sezioni video, musica, azioni sceniche, coreografie di gesti, unita ad una sapiente regia delle luci. Uno spettacolo multimediale e “visuale” con impatto fortemente emotivo. Un evento staordinario, che esalta i valori e i sapori della nostra terra, tra cui spiccano naturalmente il pane e il vino e che comunica sopratutto con il linguaggio del corpo attraverso l’uso di grandi massi di pietra: la città che viene portata in scena è quella dei nostri avi, che esprime il profumo, il silenzio, il decoro, la dignità, la parsimonia e la sacralità di un popolo umile, che spesso deve fare i conti con i pregiudizi, la superstizione e l’isolamento atavico in cui è rinchiusa”. Nel villaggio che riproduce i primi segnali di vita sul nostro territorio, un ruolo fondamentale è assegnato a “Lucculo” (traduzione italiana del termine dialettale che vuol dire urlo), un personaggio di fantasia segnato dal destino, perchè abituato ad urlare già da quando si trova nel grembo materno. Una nascita che segnerà un cambiamento positivo per tutta la comunità locale. Dario Carmentano inserisce anche nel suo racconto la paura per la luna, perchè secondo la superstizione dell’epoca quando illuminava il cielo nessuno poteva uscire dalla sua grotta, altrimenti rischiava di ammalarsi mortalmente.
Apprezzata anche la scelta dei registi di prevedere il passaggio temporale dal paleolitico ai nostri giorni con l’inserimento di una microcamera calata negli ipogei della chiesa che riprende e rilancia sul maxischermo le immagini di un momento conviviale, nel quale gli attori si concedono un buon bicchiere di vino prima di ritornare su e condividere anche con il pubblico questo momento di gioia che richiama le feste celebrate nelle cantine dei Sassi.
Nell’opera visuale la musica è sicuramente uno degli elementi energizzanti dello spettacolo. Il musicista Gianfranco Tedeschi la sente come un muro a secco capace di muoversi e ricomporsi come una collana fatta di pietre, diverse per colore e forma. La sua musica nasce e si sviluppa in questo modo. Una scrittura secca ed affilata, modulabile e componibile, con un fondo di leggero umorismo e con dichiarati debiti nei confronti di amati maestri.
L’altro elemento che fa della “Città di pietra” uno spettacolo multimediale e visuale è la regia curata da Géraud Didier, che è anche direttore artistico del Théâtre Le Maillon di Strasburgo. Una regia prossima al linguaggio poetico e surrealista del cinema delle origini. Musiche, immagini e azioni si associano ad esso per comporre una successione di quadri viventi montati alla maniera di Méliès”.
Dario Carmentano spiega l’origine dell’evento “La città di pietra”. Il testo iniziale era ispirato alla genesi dei Sassi ed era stato utilizzato per una installazione sonora, una sorta di narrativa artistica nella quale la mia voce era diffusa da un lettore cd già registrato con un sottofondo di musiche tribali ed etniche a cura di Mario Montemurro, un lettore che poi era occultato da un mucchio di pietre. L’evento si chiamava “il ponte”, perchè avevo immaginato la presenza di un ponte tra i Sassi e la Gravina. Un ponte che descrivo come un prolungamento dei Sassi, perchè il ponte è un “non luogo”, una struttura non compatibile con la natura che si trova nella parte sottostante le grotte abitate dai nostri antenati. Dal “ponte” è nata “la città di pietra”. In realtà noi siamo la città del tufo ma ho scelto il termine “pietra” perchè ha un suono più forte e permette di descrivere il passaggio dalla cultura scavata alla cultura dell’edificazione, un processo che ha determinato l’evoluzione del nostro agglomerato urbano nel corso dei secoli. Quando ho scritto questo testo non avrei mai immaginato di scatenare tutto questo “ambaradan”. Dopo aver realizzato la favola del pane, un evento che ha permesso di presentare il pane di Matera alla Biennale di Venezia sono fiero di aver contribuito alla realizzazione di questo nuovo lavoro artistico.”
Michele Capolupo
la fotogallery dedicata alla prima mondiale dell’opera visuale “La città di pietra”.
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Le altre quattro repliche dell’opera visuale “la città di Pietra” sono previste sabato 13 e domenica 14 novembre, alle ore 18 e alle ore 21. Le prenotazioni vanno effettuate contattando i numeri ai numeri di Arteria 0835/337363 – 333/4984245 – 339/8931949 oppure presso Artezeta al numero 320/5350910.
Nel cartellone degli eventi Viva Verdi/Multi Kulti è inserita la rassegna “Interpretazioni”, dal 26 novembre all’8 gennaio, con concerti e guide all’ascolto di giovani talenti, una mostra di fotografia e rappresentazioni teatrali; inoltre, dal 4 all’8 dicembre, all’interno del Festival Multimediale delle Arti, saranno di scena le performance di “Rupextre, i sensi del vuoto. Residenza artistica in collaborazione con artisti e associazioni indipendenti”. Infine, dal 29 al 30 dicembre si terranno le serate conclusive del Premio Internazionale Matera Autori.
L’associazione ARTErìa comunicherà periodicamente il dettaglio delle prossime iniziative di VivaVerdi/Multikulti in programma. Il calendario completo sarà presto disponibile anche su questo portale.