“La diffusione dei dati delle analisi Arpab su Fenice, aggiornati a novembre, conferma che le fonti di contaminazione del territorio sono attive e, contestualmente, che le soluzioni che stiamo individuando per Fenice, come per il Centro Oli Viggiano, l’altrettanto urgente attività di bonifica in Valbasento e nell’area industriale di Tito, ecc. sono sicuramente positive ma se non sorrette da una nuova politica che guardi al territorio e alle sue risorse nella globalità saranno utili solo ad affrontare e, auspichiamo, a risolvere le attuali emergenze”. E’ quanto sostiene Nicola Benedetto (Centro Democratico) che è vice presidente della Commissione speciale di inchiesta su Fenice, che – sottolinea – “deve completare il più rapidamente possibile il suo lavoro assolvendo al mandato ricevuto dal Consiglio e soprattutto alla crescente domanda di trasparente informazione che viene dai cittadini, per attuare il piano di bonifica.
La “lezione Fenice” – aggiunge – si può dire che è stata assimilata, facendo in modo che ciascun ente istituzionale svolga responsabilmente i suoi compiti e soprattutto superando i ritardi del passato. Ma ciò non basta. Abbiamo bisogno di un progetto che affronti nella sua interezza il tema dell’ambiente (dallo smaltimento dei rifiuti all’inquinamento elettromagnetico, all’impatto dell’estrazione petrolifera e degli inceneritori, sino all’informazione territoriale), sfuggendo alla tentazione di considerare la protezione ambientale come una politica settoriale, integrando viceversa la dimensione ambientale in ogni processo di formazione delle decisioni, puntando decisamente sulla tutela del territorio, delle attività produttive e della salute, valorizzando il “cuore verde” della Basilicata. In sintesi, il modello di sviluppo sostenibile cui dobbiamo tendere – dice Benedetto – si incardina necessariamente su un principio etico e politico, che implica che le dinamiche economiche e sociali siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e con la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera da garantire i bisogni delle future generazioni; un modello di sviluppo la cui concreta possibilità di attuazione dipenderà anche dalla nostra capacità di governance di componenti diverse e tuttavia concorrenti ed interconesse di ogni dinamica di sviluppo: economia, società, ambiente. Cambiare, scegliendo la green-economy e la strada della sostenibilità, giungendo ad un nuovo modello economico: è questa una “sfida” fortemente innovativa e non facile che ci attende tutti”.
Gen 19
Il consigliere Benedetto ha toccato un tasto sensibile: fenice.
Ebbene i dati Arpab dicono che la contaminazione nelle acque di falda è in atto.
Tutto questo , a distanza di quasi 4 anni dalla autodenuncia di Fenice- termine eufemistico che non vale la pena sottolineare perché è oggetto di dibattimento in sede giudiziaria- non significa, purtroppo, nulla. Siamo sicuri che Fenice non inquina più? Questo è il primo punto ed il secondo e che: siamo sicuri che Fenice non abbia inquinato le acque di falda oltre il sito industriale?
Finalmente i quesiti erano apparsi chiari nel Giugno 2012 e bisognava procedere poi il Comune di Melfi, responsabile del procedimento, è andato per campi ed adesso i socialisti sono in campagna elettorale e Valvano è il direttore d’orchestra.
Tutto è miseramente affossato..