La città di Matera ha celebrato in mattinata negli ipogei di Piazza Vittorio il giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale inserita in calendario nel 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
In questo giorno si celebra la liberazione da parte dei sovietici del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945.
Il testo dell’articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria:
“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Dopo un intervento del sindaco di Matera, Salvatore Adduce, che riportiamo integralmente di seguito la prolusione sui temi che scaturiscono dalla giornata della Memoria è stata affidata allo storico materano Giovanni Caserta. Gli interventi sono stati intervallati da alcuni momenti musicali eseguiti dall’orchestra del Conservatorio di Musica “Egidio Romualdo Duni” diretta da Saverio Vizziello.
Riportiamo di seguito il discorso del sindaco di Matera Salvatore Adduce per la “giornata della Memoria 2013”
Siamo qui per ricordare i 6 milioni di morti per mano nazista. La popolazione ebraica nel 1941 era di poco più di 8 milioni. Ne furono sterminati 6. L’operazione fu denominata “soluzione finale”. Ma….. la Furia violenta del nazismo si scagliò non solo contro gli ebrei, ma anche contro i tedeschi dissidenti (dall’apertura del campo di Dachau, 1933); gli zingari (discriminati già dal 1935 e deportati dal 1939); i testimoni di Geova (perseguitati dal 1933 e internati dal 1935); i prigionieri di guerra (dall’inizio del 1939); i partigiani (dal momento in cui venivano annessi nuovi territori al Raich); gli omosessuali (incarcerati e condannati dal 1934); i disabili (sterilizzati dal 1933; nel 1939 i primi ad essere gassati in apposite “case di cura” o su camion destinati alla gassazione, in ase al Programma Eutanasia); una parte del clero (dal 1937, quando papa Pio XI, nell’Enciclica Mit Brennender Sorge, prese aperta posizione contro la Germania hitleriana). Ma mentre ebrei e zingari furono vittime dello sterminio sistematico di interi gruppi familiari, colpevoli solo di esistere, tutti gli altri vennero perseguitati perché avversari del regime al potere o non adatti al nuovo ideale nazista del “uomo tedesco” di razza ariana.
“Abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, soprattutto, per quelle dell’Olocausto”. A tre giorni dall’ottantesimo anniversario dell’ascesa al potere di Hitler, il 30 gennaio 1933, la Merkel ha continuato: “Dobbiamo dire chiaramente, generazione dopo generazione, e dobbiamo dirlo ancora una volta: con coraggio, il coraggio civile, ognuno, individualmente, può impedire che il razzismo e l’antisemitismo abbiano alcuna possibilità. Noi affrontiamo la nostra storia, non occultiamo niente, non respingiamo niente. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del resto lo siamo già oggi, fortunatamente”.( Angela Merkel – 27/01/2013)
La memoria è indispensabile non per covare rancore. Al contrario per proteggerci da ciò che sta dietro l’angolo e potrebbe albergare in ciascuno di noi. La memoria per riscattare. La memoria per non sottovalutare.
Non sottovalutare: gli uomini e le donne che si macchiarono del crimine orrendo della shoah, dello sterminio di 6 milioni di ebrei e di milioni di disabili, dissidenti, zingari, omosessuali ….. erano persone “normali”, non erano mostri. A tal proposito ecco cosa scrive Primo Levi in “Se questo è un uomo”
“Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti i nostri “aguzzini”. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio; fa pensare ad individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi; salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”.
Ringrazio il prof. Giovanni Caserta per aver accettato di tenere un discorso qui. Ringrazio i quattro giovanissimi musicisti del Conservatorio che sono qui per suonare in onore delle vittime e per noi. Ringrazio il Direttore Saverio Vizziello per averli coinvolti. Dopo il discorso di Caserta darò la parola per un intervento conclusivo ad uno studente. Ritengo giusto affidare ad un giovane le conclusioni affidandogli un testimone ideale perché siano i giovani a proseguire in questo impegno contro tutte le violenze, le torture, le discriminazioni…
Salvatore Adduce, sindaco di Matera
Tinchi di Pisticci celebra la giornata della Memoria
Una serata trascorsa insieme tra amici, soci e simpatizzanti, nella magica atmosfera della sede dell’associazione “Etnie” di Tinchi, per parlare e discutere di tematiche collegate con la Giornata della Memoria, nell’ambito delle tredicesimo anno della sua istituzione e a sessantotto anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. La dinamica associazione, presieduta da Antonio Caramuscio, è tra le poche ad aver promosso questo importante evento, purtroppo ignorato da altri organismi e istituzioni, una gravissima lacuna in un’area che pure ha ospitato il primo campo di concentramento italiano di terraferma, dopo la chiusura delle strutture isolane. La Giornata della Memoria è stata istituita dal Parlamento Italiano per ricordare le vittime delle persecuzioni nazifasciste degli ebrei, degli oppositori politici, gruppi etnici e religiosi. La data prescelta è stata quella della liberazione del lager di Auschwitz ad opera dell’armata rossa il 27 gennaio 1945, al comando del mar. Koniev. Dopo la presentazione dell’archeologo Antonio Affuso, il relatore ufficiale Giuseppe Coniglio ha ricordato in apertura che oggi non è accettabile nessuna tesi negazionista che intende rinnegare chiare e palesi responsabilità storiche e che la vita di ogni uomo è sacra e inviolabile. Mai nella storia dell’umanità vi era stata una catastrofe di tale portata provocata da esseri umani. Gli ebrei deportati dall’Italia e dal Dodecannemo furono quasi novemila e la metà di essi morì nelle camere a gas o di stenti. Il relatore ha poi illustrato gli aspetti storici, politici e sociali della Colonia Confinaria di Pisticci-Bosco Salice, dapprima campo di lavoro per addetti agli interventi di disboscamento e bonifica e poi, allo scoppio della guerra, trasformato in vero e proprio campo di concentramento, voluto dal capo della polizia Bocchini. Un esempio unico nella storia dei campi confinari, un vero e proprio carcere a cielo aperto, dove transitarono circa 1700 deportati, in gran parte operai e artigiani, di cui la colonia aveva bisogno, provenienti da tutte le regioni italiane. Ma vi passarono anche stranieri, greci e croati in particolare, ed ancora esponenti del campo dell’arte, musica, giornalismo, intellettuali, che proprio a Marconia, a stretto contatto, poterono rafforzare i loro ideali di giustizia, libertà e democrazia. Molti di essi, a liberazione avvenuta, saranno tra i maggiori protagonisti della lotta per la resistenza, altri diventeranno parlamentari, sindaci, sindacalisti, scrittori, medici illustri, ma non dimenticheranno mai l’esperienza vissuta in terra pisticcese ed i contatti con la gente umile del posto, sempre sensibile e disponibile ad aiutare i confinati più bisognosi. Tra i nomi più illustri Umberto Terracini, padre della Costituente; il principe Filippo Andrea Doria Pamphjli primo sindaco di Roma; Gustavo Comollo (Il Commissario Pietro della Resistenza); il pittore Edoardo Chendi; il sen. Edoardo Voccoli, sindaco di Taranto, il sen. Teodoro Bigi. Giuseppe Coniglio ha poi presentato in originale i diari scritti a Mauthausen dal medico-deportato Roberto Ponticelli, di prossima pubblicazione. La testimonianza di Giovanni Losenno sulle persecuzioni contro i Testimoni di Geova e le declamazioni di suggestivi e toccanti poesie di Pinuccia Sassone e dell’attore Giuseppe Ranoia hanno conferito all’evento di “Etnie” maggiore risalto e suggestione, per una serata tutta da ricordare.
Giuseppe Coniglio
Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti i nostri “aguzzini”. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio; fa pensare ad individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi; salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”.
I tempi sono cambiati, il passato non dobbiamo dimenticarlo,queste parole fra qualche anno le potremo ripetere ai nostri figli per farli ricordare questa classe politica attuale.Non ci hanno messo nella camera a gas, con la morte finisce tutto, ma hanno fatto una cosa peggiore ci hanno negato un futuro, ci hanno negato la dignità, ci hanno tolto l’aria a poco a poco,ma principalmente, hanno offeso la memoria dei partigiani , di tutti quelli che sono morti per la libertà. Poi li vedi sempre in prima fila nelle commemorazioni, quando il giorno prima con comportamenti, atti hanno offeso la memoria di chi è morto in difesa della libertà.
Non abbiamo bisogno di parole e commemorazioni, ma di fatti e di esempi
BISOGNA COMMEMORARE SENZA RETORICA ,LA STORIA POI DA’ RAGIONE SEMPRE A CHI VINCE.
E PURE ISRAELE DOVREBBE AVER IMPARATO E DOVREBBE RISPETTARE I PALESTINESI