Alfonso Ernesto Navazio ha inviato una nota per commentare l’annuncio della commissione speciale d’inchiesta istituita per fare chiarezza sull’inceneritore Fenice di Melfi. Di seguito la nota integrale.
La Commissione di inchiesta su Fenice Spa di Melfi termina in malo modo i suoi lavori. Nata due anni orsono sull´onda del tintinnio delle manette, partita consumando un vulnus nei rapporti delle forze politiche presenti in Commissione, tanto da non vedere la mia partecipazione (insieme ai colleghi Falotico e Mollica), conclude i suoi lavori calpestando le prerogative di un consigliere e rinunciando, dietro lo scuretto dell´approfondimento ulteriore, ad approvare un documento corposo, tecnico ed a tratti ben fatto. Si rinuncia per un approfondimento che non ha ragione di esistere. Sapendo che la Commissione alla mezzanotte del 31 gennaio cessa i suoi effetti. Rinviando senza commenti all´Ufficio di Presidenza del Consiglio perché l´Assemblea decida di discuterne o prorogarne i tempi per redigere una conclusione già scritta. La comunità tutta del Vulture- Alto Bradano leggerà gli atti che saranno mesi a disposizione on line. Le comunità di Melfi e Lavello, insieme alle associazioni leggeranno, che si è passati dalla sciatteria istituzionale alla latitanza istituzionale. Le considerazioni finali mettono in evidenza il grave scollamento istituzionale aggravata da una “sostanziale” inefficacia delle azioni di prevenzione e controllo. Siamo al bilancino degli aggettivi. Da una parte la moltiplicazione incontrollata e confusa delle competenze amministrative, dall´altra la disarticolazione delle stesse competenze hanno favorito l´insorgere di diffuse inerzie istituzionali e talvolta amministrative. C´è bisogno di approfondire? Cosa dobbiamo ancora cercare? C´è bisogno di approfondire se il cromo aumenta di qualche milligrammo o meno? Vi è la necessità, consci che la Commissione ha atteso inerme per circa due mesi la trasmissione delle Valutazioni tecnico-scientifiche di supporto alla Commissione da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Tito Scalo e al di là dei numeri e tabelle, di confrontare le conclusioni (siamo per caso tecnici con le giuste competenze?). Conclusioni chiare nell´indicare ciò che in fondo tutti abbiamo sempre temuto di conoscere. L´attività di Fenice ha inquinato fin dalla sua entrata in funzione! Siamo stati ingannati. Ci siamo fidati di agenzie, di apparati amministrativi, della buona volontà della politica, nel frattempo la sciatta e, forse, complice inezia ci uccideva.
Ci siamo opposti alla semplice presa d´atto. Ed alla semplice trasmissione degli atti. Si chiedeva di approvare un documento, scritto dai tecnici della Commissione insieme con la Presidenza della stessa, pur non avendo partecipato alle singole sedute delle commissioni per l´inciucio iniziale sulla composizione dell´Ufficio di Presidenza della commissione. Non c´è nessuna ragione politica di mettere, per il momento, “la polvere sotto i tappeti”.
L´approvazione del documento avrebbe significato il punto zero della discussione. Una presa di coscienza. Una consapevolezza.
Ci si è, invece, sottratti al compito istituzionale affidatoci dal Consiglio: terminare entro il 31 gennaio (dopo quasi due anni!)..
Ci si è sottratti a redigere delle conclusioni che potevano essere anche riscritte dopo il dibattito consiliare, quando il documento sarà diventato patrimonio di tutti i consiglieri.
Si è superata, con artifizio logico-deduttivo, persino la richiesta di un consigliere che ha chiesto a gran voce di votare all´atto.
Non ci sono elezioni politiche che tengano!
Fenice continua ad inquinare, la bonifica si è persa nelle nebbie amministrative. La qualità della vita e la salvaguardia della salute dei cittadini continuano ad essere invocate.
Alla prima prova la Commissione d´inchiesta Fenice vacilla. Il vulnus iniziale si riaffaccia e …le cambiali vanno saldate.
Potenza, 31 gennaio 2013
Alfonso Ernesto Navazio