Mentre la Regione, l’Ato, la Provincia di Potenza, la città di Potenza ed il suo hinterland sono impegnate a trovare discariche dove depositare i rifiuti prodotti e ad attivare vecchie ferraglie di inceneritori, la Provincia di Matera con alcuni dei suoi comuni per un totale di 120 mila abitanti su 203 mila è impegnata a richiedere impiantistica idonea per fare una buona raccolta differenziata ed in particolar modo a sollecitare la realizzazione di un impianto per la produzione di compost di qualità.
L’assessore Mancusi appena insediato, di concerto con l’amministrazione provinciale di Potenza, si intrattenne sull’impiantistica scomodando, come normalmente avviene, Unibas. In quella sede non si individuò quale tipo di impianti occorressero per il trattamento dei rifiuti.
E’ impiantistica: la discarica, l’inceneritore, l’impianto di compostaggio che a sua volta può essere di due tipi uno cosiddetto grigio per la produzione di compost utile alla colmata delle discariche e che si ottiene dalla raccolta indifferenziata mentre il resto dei rifiuti viene avviato , attraverso la produzione del CDR ad incenerimento; vi è, invece, l’impianto per la produzione di compost di qualità utile a fertilizzare i campi ed è riveniente dalla raccolta differenziata.
I sospetti, nati dopo quella poco esplicita riunione, si sono chiaramente appalesati nel tempo.
L’assessore Mancusi parla di impianto a Tito per il compost grigio e di conseguenza quale posto migliore dove collocare un nuovo inceneritore se non Tito Scalo?
Fa da apripista un medico- consigliere : Marcello Pittella e che dopo il solito cappello , come si conviene, dice diamo sotto agli inceneritori = c’è sempre qualche erede dei costruttori delle camere a gas.
Lo spunto viene ripreso dalla imprenditoria del mattone di Potenza che rendendosi conto della crisi dell’edilizia non trova di meglio che lanciarsi nella costruzione di discariche ed inceneritori.
Le multinazionali e l’imprenditoria nazionale sono già pronti ,con agevolazioni pubbliche, ad investire capitali “privati”. La classe politica di quelle contrade non è indifferente.
L’altro terzo della Basilicata, la Provincia di Matera, si cimenta con gli aspetti connessi alla raccolta differenziata e partecipa ad un convegno organizzato da Legambiente zonale a Montalbano.
Gli organismi regionali, assessori ed Ato sono, ovviamente, assenti.
Il tema in discussione è come spingere oltre la differenziata. Stiamo parlando di Comuni come Montalbano che differenzia il 70 % , di Montescaglioso con il 65%, di altri comuni che stanno organizzando “un porta a porta” spinto e che in breve tempo li porterà ad ottimi livelli di raccolta differenziata.
Matera che lo scorso anno chiuse con un misero 6% di differenziata, questo anno è al 33% pur avendo interessato alla raccolta porta a porta solo 5.500 abitanti ed il prossimo anno se ne aggiungeranno altri 5.000. ( dove la raccolta differenziata è porta a porta ed è estesa a tutta la città la percentuale sale almeno al 60%).
Tutti questi comuni scontano la carenza di impianti di compostaggio e sono costretti a rivolgersi alla vicina Puglia.
Il comune di Matera è in contatto con i gestori degli impianti di compostaggio di Laterza per far affluire l’umido prodotto. Cinque comuni del Metapontino, Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Pisticci e Scanzano Jonico, realizzeranno un vero impianto di compostaggio per la produzione appunto di compost verde da utilizzare in un’area agricola. Vi è un impegno dell’Amministrazione Provinciale a coordinare i comuni che rientrano nei suoi limiti territoriali e sensibilizzare i rimanenti comuni e che rappresentano il 40% della popolazione ad una buona raccolta differenziata; gli studi per la realizzazione degli impiantistica utile, a valle della raccolta differenziata, si stanno concretizzando ed essa dovrebbe essere collocata nella val Basento.
La componente potentina della regione è impegnata, invece, in vecchie pratiche che favoriscono le discariche di ceneri prodotte dagli inceneritori e gli inceneritori stessi.
Si evita, poi, di fare chiarezza su Fenice.
Fenice è l’inceneritore ( si evince dal rapporto ISPRA) che in Italia brucia la maggiore quantità di rifiuti pericolosi con oltre 20 mila tonnellate, il secondo ne brucia solamente 6 mila. In otto inceneritori del Nord si arriva a bruciare 30.800 tonnellate di rifiuti pericolosi e nella Lombardia con 4 inceneritori si bruciano solo 14 mila tonnellate; l’ Italia Centrale di rifiuti pericolosi ne brucia 2.600 tonnellate e nel Sud l’unico che opera è quello di S. Nicola di Melfi che, come abbiamo detto, lavora oltre 20 mila tonnellate pari a poco meno del 40% di tutto quanto viene bruciato nel territorio nazionale.
Le 20 mila tonnellate di rifiuti pericolosi ne producono 5 mila di ceneri altamente tossiche e pericolose e che non è noto verso quale discarica sono indirizzate.
Basilicata! anche in questo caso, pattumiera provvidenziale.
Il rapporto ISPRA relativo al 2008 e pubblicato nel 2010 dice che la AIA ( Autorizzazione Integrata Ambientale) di Fenice è scaduta il 19 Ottobre 2010 e non risulta essere, ancora, rinnovata.
Quando Fenice inquini non è dato sapere perché le rilevazioni eseguite direttamente ai camini e che sono le più attendibili non sono di dominio pubblico come anche quelle delle centraline di monitoraggio dell’aria di proprietà privata; solo da pochi mesi l’Arpab ha immesso in rete i dati relativi alle misurazioni che riguardano i COV (Composti Organici Volatili) e ai metalli pesanti presenti nei 9 “Pozzi Fenice” e si registra che molti valori sono superiori a quelli massimi previsti dal D.Lgs. n.152/2006.
Le matrici ambientali relativi al terreno circostante non sono conosciute e non si sa se esistono.
Un comitato composto da cittadini di Lavello ed anche l’amministrazione comunale di quel centro hanno chiesto che si faccia chiarezza e che le preoccupazioni della popolazione residente potessero trovare assicurazioni positive ed invece non vi è alcun riscontro.
Studi epidemiologici dimostrano come la vicinanza agli inceneritori non faccia proprio bene specie se la vita si svolge sottovento rispetto ai fumi emessi..
Il 14 Dicembre prossimo vi sarà una Analisi dei Rischi relativi a Fenice ma la seduta è riservata agli addetti ai lavori i quali poi emetteranno un bel comunicato stampa di tutto appostismo. Ad oltre 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino non si è tratto alcun insegnamento.
I vari medici che siedono in Consiglio regionale anche a presidio della salute dei cittadini lucani su tutto questo tacciono, anzi…
Pio Abiusi