“Mentre la politica litiga sull’Imu, che è sicuramente uno dei fattori a cui addebitare la grave crisi del comparto costruzioni perché scoraggia compra-vendite e costruzione di nuove case, Unioncamere ci fa sapere che in questo primo trimestre dell’anno nel comparto edile del Paese perderemo 13.520 posti tra dipendenti e stagionali, a fronte di appena 4.610 nuovi ingressi. Dobbiamo prepararci ad affrontare un nuovo impatto sull’occupazione che in soli tre mesi equivale alla chiusura di tre grandi stabilimenti automobilistici”. A sostenerlo è il segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma.
“Per uscire dalla crisi – continua – i primi passi sono la rottura del patto stabilita’ e il pagamento alle imprese. Poi se si vuole lanciare un nuovo modello di sviluppo occorre da un lato puntare sulla tutela e sulla salvaguardia del territorio e del patrimonio storico, dall’altro sulle grandi infrastrutture. Tutto questo pero’ si deve svolgere nella legalita’, nella sicurezza e nella tutela dei lavoratori, premiando le imprese sane. Si pensi che nel 2012 il 63% delle aziende controllate dagli ispettori sono irregolari (circa 155milasu 244mila) con 100.000 lavoratori in nero e 200.000 con forme di irregolarità. Un fenomeno, quello del lavoro irregolare, che dovrebbe entrare nell’agenda di ogni partito anche perché si consolida sempre più. Purtroppo, la possibilità di controlli più ampie capillari sconta l’insufficienza di forze ispettive in campo con le quali risulta difficile raggiungere le 1,6 milioni di aziende. Ciò però non è impossibile, laddove – al netto della importante programmazione che ogni anno viene messa in atto – si riuscisse a prevedere un maggior e miglior coordinamento attraverso tutti i soggetti preposti all’attività ispettiva. La nostra proposta, che sottoponiamo al nuovo Parlamento, è quella di costituire una “Agenzia di Vigilanza unica contro il lavoro irregolare e sommerso” simile, nell’operatività e strutturazione, all’Agenzia delle Entrate e nella quale far confluire tutti gli organismi preposti alla vigilanza. Ciò consentirebbe di coordinare più efficacemente gli interventi ispettivi e di attuare maggiori accessi con una strumentazione adeguata alla “battaglia” da combattere. Si otterrebbe un più ampio contrasto all’elusione e all’evasione contributiva e fiscale che attualmente sottrae diritti e tutele ai lavoratori e di ingenti risorse pubbliche”.
Feneal Uil lancia inoltre un appello al prossimo esecutivo: «Urgono interventi sul problema che si trascina da dieci anni che rendano questo settore, colpito al cuore dalla crisi, ancora appetibile per i giovani. I dati, spiega il segretario regionale Feneal Uil, dimostrano chiaramente che i giovani sono inchiodati troppo spesso alle mansioni più dequalificate e i trattamenti economici fanno a pugni con qualsiasi prospettiva di valorizzazione professionale”.
Dal 1999 al 2011, in 12 anni, i giovani edili, compresi nella fascia d’età tra i 14 e i 25 anni, sono passati dal 16 per cento al 12 per cento, mentre nello stesso periodo i lavoratori di età superiore e gli over 50 sono aumentati, passando rispettivamente dal 65,5 per cento al 67 per cento e dal 18,5 per cento al 21 per cento.
«Dunque appare chiaro», continua il segretario, «che negli ultimi dodici anni il settore è progressivamente invecchiato e i giovani, in pratica, non entrano più, se non con contratti di formazione (il 30 per cento) o come manovali e operai inquadrati nelle qualifiche più basse e meno retribuite (il 47 per cento). In maniera corrispondente c’è da evidenziare un aumento di giovani operai assunti con contratti atipici o addirittura si prestano a collaborazioni con partite Iva che non possono essere che identificati che come ‘falsi autonomi’ o lavoro nero. Se questo vuol dire aprire le porte ai giovani, proprio non ci siamo: le opportunità offerte sanno solo di emarginazione».