Abbiamo ormai registrato il sorpasso della Spagna sull’Italia. Un sorpasso già annunciato da tempo e finalmente registrato anche quantitativamente. Un sorpasso che marca in modo inconfondibile un declino dell’Italia. Una risposta quella della Spagna preparata da una saggia e dinamica politica economica a lungo respiro intrapresa da Aznar (ma anche prima!) e continuata in modo coerente da Zapatero. Ricette che funzionano non si cambiano! Particolarmente geniale è stata poi la cortina fumogena creata d Zapatero che ha distratto l’opinione pubblica del suo paese, avviando una “rivoluzionaria” legislazione nell’ambito dei diritti civili e sessuali in chiave radical-libertaria pur di non cambiare di una virgola le politiche economiche avviate da Aznar. Dall’altra un Italia che da un decennio (un quarto di secolo se ci mettiamo dentro il riformismo Craxiano poi scivolato tragicamente sulla questione morale) sa esattamente quali sono le ricette per arrestare il suo declino ormai non più economico ma anche e soprattutto culturale e morale. Ricette che però non vuole applicare! La cifra della “diversità di spirito” dai due paesi la si ebbe intorno al cambio del millennio. 2 film ebbero un grande successo di pubblico e di critica: “Tutto su mia Madre” di Almodovar (Spagna) e la “Casa del Figlio” di Nanni Moretti (Italia). Due storie avente come motore lo stesso evento: la morte di un figlio. Due storie che partono dalla stessa tragedia ma che giungono a esiti diversi quasi a rappresentare nel “piccolo” del grande schermo le parabole diverse dei due paesi. La tragedia in Almodovar alla fine viene metabolizzata nei colori sgargianti e luminosi di un’umanità variopinta ed eccentrica che sceglie, nonostante le avversità,di vivere il proprio futuro con positività ed ottimismo; In Moretti invece la tragedia non viene superata se non per la meccanica inerzia che il semplice scorrere del tempo imprime. La tragedia rimane con la sua impronta permanente. Il declino dell’Italia non sta solo nelle cifre che le analisi economiche sciorinano; ma soprattutto nella mancanza di volontà e/o alla stanchezza con le quali (non) sta affrontando i suoi problemi. Possiamo invocare alcune concause che fanno della nostra Italia un paese stanco. Siamo entrati nell’EURO e che EURO ! La sua forza calamita in Europa investimenti ma questi vengono dirottati in paesi accreditati di maggior fiducia come Francia, Germania, Spagna appunto. In Italia non arriva invece niente perché il suo declino la rendono poco appetibile agli occhi dei capitali stranieri. Possiamo dire che la sua crisi è dovuta alla totale incapacità del nostro sistema ad auto-riformarsi a causa dei feroci corporativismi di cui è preda. Certamente! Gli manca una cultura autenticamente liberale e liberista centrata su regole rigorose e non ambigue da una parte; della scommessa sull’autostima e l’autodeterminazione della persona dall’altra. Anche questo non lo si può negare! Abbiamo, cosa non trascurabile, uno dei debiti più devastanti del mondo. Certo è una zavorra molto ingombrante che obiettivamente frena la nostra economia. Una burocrazia asfissiante e farraginosa che costa almeno un punto percentuale di PIL: è un dato ormai scientificamente acquisito! Ma tutte queste con-cause possono si frenare lo sviluppo ma non giustificare la riduzione a poltiglia del tessuto socio-economico del nostro paese a dirla con De Rita. In altri periodi la situazione italiana fu altrettanto deprimente eppure gli artigli per uscirne fuori furono orgogliosamente sguainati. Che cos’è allora che non va ? L’Italia è diventata una terra dove tutte le speranze di un virtuoso cambiamento della nostra società sono state tragicamente deluse. Abbiamo subito delle delusioni cocenti. Con tangentopoli e con la fine della DC-PSI abbiamo creduto che la sinistra italiana, ibernata e tenuta lontana dal potere nell’era repubblicana, potesse cambiare in modo diverso. Niente di più sbagliato!! Ci siamo illusi che Berlusconi con la sua FI ci potesse regalare finalmente quella rivoluzione liberale tanto cara a Gobetti ed in realtà mai attuata nel nostro paese. Ci siamo ritrovati a sperimentare invece una democrazia di stampo Peronista condita dall’idea bislacca che il perseguimento di un unico interesse individuale potesse essere la via più giusta per perseguire il bene comune. Una seconda malattia è stata quella di aver indugiato su di una concezione della politica di tipo “sondaggista”. Oggi la politica chiede al popolo cosa deve fare per attestarsi sul valor medio di ciò che esso esprime. Se la politica rinuncia ad educare ed innalzare il valore della società e dei cittadini che conta di governare vedrà abbassarsi sempre più questo “valor medio” fino a far coincidere i fini della politica con i desideri di Lucignolo e Pinocchio nel paese di balocchi. Ma la cosa più grave è certamente la mortificazione della “meglio gioventù”. Abbiamo un paese dove 60-enni, 70-enni ed 80-enni credono ancora che sia legittimo ambire a succedere a se stessi. Sono veramente pornografici (senza pudore intendo!). Sono gli stessi che hanno indebitato l’Italia fino al collo. Subito dopo la guerra furono i trentenni a prendere per mano l’Italia ed a farla crescere. Sono i giovani che hanno idee nuove, a volte sgangherate, ma capaci di far crescere un paese. Finiamola con la solita solfa: “ho 150 anni ma mi sento ancora giovane nello spirito”. Lo stato di giovinezza è fatto di pensiero innovativo ma essa si accompagna al vigore fisico; cioè deve esserci anche l’energia necessaria per realizzare i progetti che si sognano. Invece assistiamo in Italia ad una corsa al massacro dei giovani. Erode è fra di noi! Guai a dare loro posti di responsabilità e stabilità. Sono buoni solo per cambiare i pannoloni ai “giovani decrepiti”. Tant’è che solo in Italia sta passando l’idea che la giovinezza è una pericolosa emergenza sociale piuttosto che uno stato di grazia ! E’ questa oggi la maggiore tristezza ed emergenza della nostra povera Italia. Chi ci salverà da questi vecchi viziati, capricciosi ed irresponsabili ?
Intervento di Francesco Vespe, astronomo materano dipendente del Centro di Geodesia Spaziale C. Colombo di Matera