I 25 mila visitatori della “Mostra Basilicata: tradizioni, arte e fede”, allestita a Roma in Piazza San Pietro dal 20 dicembre al 3 febbraio scorso, dovrebbero scuotere coalizioni, partiti per fare entrare nel dibattito elettorale proposte per riordinare il comparto della cultura, che latita in modo sempre più preoccupante nei discorsi dei candidati alle prossime consultazioni elettorali. Lo sostiene il Centro Studi Turistici Thalia rilanciando l’appello “Ripartire dalla cultura” promosso a livello nazionale da 97 istituti, associazioni e fondazioni di cultura, intellettuali, docenti e ricercatori universitari e docenti scolastici. La cultura, che ha un’incidenza sull’economia del Paese pari al 5,4% del Pil (76 miliardi di euro), sull’occupazione del 5,6% (1,4 milioni di lavoratori), sulla spesa turistica – evidenzia il C.S. Thalia – pesa per ben il 33,6% (23,3 miliardi di euro). Specie in Basilicata la “scommessa” sul futuro del turismo è legata in buona parte ai beni culturali, al patrimonio artistico-monumentale, ai Sassi di Matera come ai castelli federiciani, ai Parchi archeologici. Di qui la sollecitazione del C.S. Thalia – attraverso facebook – ai candidati lucani al Parlamento ad adoperarsi per il rilancio della cultura intesa come promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, tutela e valorizzazione del patrimonio, sostegno all’istruzione, all’educazione permanente, alla ricerca scientifica, centralità della conoscenza, valorizzazione delle capacità e delle competenze.
Cinque le priorità contenute nel documento sottoposto ai candidati:
- 1. puntare sulla centralità delle competenze
- 2. promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura
- 3. investire negli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione
- 4. modernizzare la gestione dei beni culturali
- 5. avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale
La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno mettendo a dura prova l’esistenza di molte istituzioni culturali, con gravi conseguenze sui servizi resi ai cittadini, sulle condizioni di lavoro e sul futuro di molti giovani specificamente preparati ma senza possibilità di riconoscimento professionale. Questa situazione congiunturale è aggravata dalla crisi di consenso che colpisce la cultura, che una parte notevole della classe dirigente – pur dichiarando il contrario – di fatto considera un orpello inattuale, non elemento essenziale di una coscienza civica fondata sui valori della partecipazione informata, dell’approfondimento, del pensiero critico.
Noi rifiutiamo l’idea che la cultura sia un costo improduttivo da tagliare in nome di un malinteso concetto di risparmio. Al contrario, crediamo fermamente che il futuro dell’Italia dipenda dalla centralità accordata all’investimento culturale, da concretizzare attraverso strategie di ampio respiro accompagnate da interventi di modernizzazione e semplificazione burocratica. La nostra identità nazionale si fonda indissolubilmente su un’eredità culturale unica al mondo, che non appartiene a un passato da celebrare ma è un elemento essenziale per vivere il presente e preparare un futuro di prosperità economica e sociale, fondato sulla capacità di produrre nuova conoscenza e innovazione più che sullo sfruttamento del turismo culturale.
Ripartire dalla cultura significa creare le condizioni per una reale sussidiarietà fra stato e autonomie locali, fra settore pubblico e terzo settore, fra investimento pubblico e intervento privato. Guardare al futuro significa credere nel valore pubblico della cultura, nella sua capacità di produrre senso e comprensione del presente per l’avvio di un radicale disegno di modernizzazione del nostro Paese.
Chiediamo perciò – è scritto nell’appello – un’inversione di tendenza sostanziale sia nelle risorse sia nel peso che la politica culturale deve avere nei programmi più generali del paese. Tra le priorità, c’è la convocazione, da parte del nuovo governo, degli stati generali della cultura nonché un ripensamento del ministero dei beni culturali. E’ urgente affrontare in maniera organica la questione della sopravvivenza degli istituti di cultura, delle riviste e del mantenimento delle loro funzioni e servizi, ma anche razionalizzare e ripensare la funzione di supporto del potere pubblico alla sopravvivenza di questi gangli vitali della vita civile ed economica del Paese, anche con utilizzo dei fondi strutturali europei.
Il Centro Studi Thalia chiede ai candidati lucani al Parlamento di aderire al documento.