Da una parte il “mangiare lucano” piace sempre più, affermandosi come attrazione turistica, e dall’altra la crisi nel 2012 in Basilicata ha provocato la chiusura di 236 esercizi ai quali bisogna aggiungere 221 attività di ristorazione che hanno comunque “spento” la cucina (vale a dire sono ancora iscritti alle Cciaa di Potenza e Matera ma inattivi). Sono le due “facce della medaglia ristorazione” che il Centro Studi Turistici Thalia ha preso in esame sottolineando che in un mercato che inevitabilmente risente del calo dei consumi, la sfida si manifesta sulle novità, sull’adattamento alle richieste del mercato, sulla creatività ed intraprendenza specie dei giovani. Alcuni esempi curiosi: bicchieri per pub in polietilene, infrangibili e quindi a più alta sicurezza in caso di urti, fino alle stoviglie realizzate con materiali riciclabili, tavoli e servizi personalizzati, menù fissi super scontati, pranzi-cena a tema.
Un fenomeno che tocca anche la ricettività alberghiera con 13 attività in meno in Basilicata nel 2012 a cui si aggiungono 52 “inattive”, per un totale di 279 tra alberghi, locande, affittacamere, ecc. che nella nostra regione garantiscono ospitalità.
In tempi di crisi – evidenzia il C.S. Thalia – non ci possono essere ricette (tanto meno gastronomiche) che vadano bene per tutti gli esercizi di ristorazione (2.599 attivi in Basilicata), da quelli dei due capoluoghi che comunque offrono già un’ampia possibilità di offerta e per tutte le tasche, a quelli dei piccoli comuni. Resistere senza abbassare la qualità è comunque la “raccomandazione” che vale per tutti gli operatori di settore che garantiscono tra i 12 e i 15mila posti di lavoro (compresi quelli part-time, senza contare il “nero”). Una tendenza che in generale – a parere del Thalia – trova una buona risposta di titolari ed addetti. Non mancano infatti esempi virtuosi che – come quello di Vito Sileo (risto-pub La Sfinge di Potenza) – riesce ancora a garantire qualità-prezzo. Da noi – sottolinea lo chef-titolare Sileo – si mangia come a casa propria, niente già pronto e tutto cucinato al momento, con la possibilità di scelta del piatto tipico lucano o di quello creativo (strascinati alla parigina), di poco e buon pesce una volta la settimana, di carne locale. La ripresa dei consumi non è dietro l’angolo e bisogna stringere i denti, senza per questo utilizzare i prodotti da discount e il pre-cotto. Anzi la nuova strategia è garantire sempre di mangiare quello che mangeresti a casa tua anche a chi ha poco tempo di stacco dal lavoro.
E il Thalia insiste: il turismo enogastronomico in Italia, anche in tempi di crisi, non solo riesce a “tenere le posizioni” ma cresce ad un ritmo del 12% l’anno, tra il 2011 e il 2012, in controtendenza sull’andamento generale del turismo in Italia. Sono i dati che emergono dal Rapporto Annuale n. 11 ‘Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia’, presentato alla ‘Bit-Borsa Internazionale del Turismo 2013′. Una conferma della “buona salute” del turismo wine & food, tra i fenomeni di maggior successo degli ultimi anni, capace di generare un giro d’affari che va dai tre ai cinque miliardi di euro e muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti in giro per il Belpaese. E che è sempre più internazionale: anche per il turismo enogastronomico si registra il trend che vede il turismo più in generale praticato nel Belpaese sempre più dagli stranieri, in crescita, a fronte del calo dei viaggiatori italiani. Il turismo enogastronomico è il “portabandiera” del Belpaese – sottolinea il C.S. Thalia – capace di far mettere in viaggio milioni di persone da ogni parte del mondo e fare dell’Italia una delle mete più amate del turismo internazionale.
Feb 18