IL CASO BATTISTI: IL SILENZIO UCCIDE DUE VOLTE
Il diniego alla concessione dell’estradizione per l’ergastolano Cesare Battisti ci deve vedere indurre ad una riflessione profonda, tale da smuovere le coscienze di noi cittadini lucani e non solo. Gli anni di piombo li abbiamo vissuti in modo tragico e sappiamo quali siano state le conseguenze e, per fortuna e grazie alla presenza dello Stato e l’impegno profuso dai servitori dello Stato, il terrorismo è stato sconfitto. Ma le vittime predestinate del terrorismo non sono state solo quelle per mano di Battisti, già condannato all’ergastolo, e l’elenco è purtroppo lungo e numerosi sono i servitori dello Stato, poliziotti, magistrati, politici, semplici cittadini e tutti quelli che si sono opposti a quel sistema nella difesa dell’Istituzione repubblicana.
Anche il Presidente Berlusconi ci ha lanciato oggi un messaggio, ha oggi voluto incontrare Alberto Torreggiani, oggi invalido perché ferito e costretto su una sedia a rotelle, figlio del gioielliere Torreggiani, invece ucciso nel medesimo conflitto a fuoco a Milano durante una rapina.
Chi vi parla in quegli anni era in prima fila ed ha vissuto quale appartenente alla Polizia di Stato i momenti di tensione che attraversava il Paese, imperversato da un sistema eversivo che disseminava tensione e terrore tra i cittadini.
Dalla strage di Piazza Fontana, all’omicidio Calabrese alla morte dei colleghi Annarumma, Marino, Custrà, il Maresciallo Santoro – deceduto proprio per mano di Battisti – il collega della Digos Campagna, tutti assassinati nello svolgimento del proprio dovere e per aver difeso le istituzioni democratiche.
Il diniego alla estradizione ci deve vedere impegnati ad ogni livello per smuovere le coscienze sopite, senza alimentare solamente la sfiducia in noi stessi.
Noi tutti, movimenti di opinioni, associazioni di volontariato, liberi cittadini ci dobbiamo ritrovare tutti insieme per sostenere i principi di solidarietà nella vita quotidiana, di cui tanto abbiamo bisogno.
L’unità, il sostenere la legalità, la giustizia dev’essere il collante e deve spingerci ad andare avanti, anche nel ricordo di tutti quelli che non ci sono più; tutti quelli che per difendere lo Stato democratico si sono opposti al sistema terroristico e sono caduti.
Solo uniti e non divisi possiamo affrontare il futuro, senza dimenticare, specie il Maresciallo Santoro, figlio del sud, nostro concittadino lucano al quale tutta la Basilicata deve riconoscimento per l’attività svolta e per essere caduto nell’adempimento del dovere.
Sarebbe il caso che noi lucani facessimo sentire la nostra voce e Battisti tornasse in Italia a scontare la pena inflittagli.
Non c’è pace se non c’è giustizia.
Lorenzo Creanza Presidente del SIAP (nella foto in basso)
Il dirigente di Polizia ci invita a una riflessione sterile cercando di riproporci una fiducia verso le istituzioni e verso la giustizia. Ma la fiducia non la si acquista solo credendo fortemente in un ideale, la fiducia o la sfiducia in questo caso sono frutto di fatti storici ben precisi. Fatti che non vedono ormai i soliti terroristi come responsabili dei mali italiani, fatti che attestano la mancanza di volontà da parte delle istituzioni di giungere alle verità sulle stragi per esempio, fatti che attestano la commistione storica tra mafia e politica, fatti che testimoniano l’ostilità verso giudici e poliziotti onesti, fatti che parlano di una giustizia di comodo in un paese a sovranità limitata. Fatti che per paesi esteri nuove potenze economiche cominciano ad assumere un peso politico importante.
Ci dispiace, le occasioni per riconquistare la fiducia in questo paese ci sono state, ma se non cominciamo a parlare di cose precise, a pretendere verità e ci rifugiamo sempre dietro il caso singolo di un delinquente temo che la credibilità delle istituzioni sarà per sempre compromessa.