”L’appello a candidati ed elettori lucani lanciato dalle più rappresentative associazioni cattoliche della Basilicata è sicuramente una bussola d’orientamento perché davanti all’impegno civico, morale ed anche religioso del voto del 24 e 25 febbraio molti cattolici provano sentimenti di confusione e di sconforto e pertanto sono disorientati. Mai come in queste elezioni l’elettore cattolico, consapevole della posta in gioco e desideroso di applicare gli insegnamenti della Chiesa, si è trovato smarrito davanti ad un quadro politico che non lo soddisfa e nel quale i principi che egli ritiene fondamentali rischiano di smarrirsi”. E’ quanto sostiene il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza che aggiunge: “dell’appello diffuso sono condivisibili innanzitutto i criteri di orientamento per gli elettori tra i quali: mostrare attenzione alle proposte di chi sostiene “valori non negoziabili” quelli che rappresentano il comune sentire del mondo cattolico; utilizzare il voto per far emergere progetti valoriali; diffidare da demagogiche ed irresponsabili promesse. Ci piace inoltre il richiamo ad un “realismo audace” e a progetti che rilancino la speranza di riscatto della nostra gente. Ma – sottolinea il segretario dello scudo crociato – i cattolici si presentano in politica divisi in partiti e coalizioni, ragione in più per una scelta valoriale. Noi – ricorda Potenza – l’abbiamo fatta sostenendo Nicola Benedetto capolista Cd al Senato innanzitutto perché propone un nuovo Welfare, familiare e generazionale, che sappia realmente promuovere la dignità della persona e le sue potenzialità nel corso delle diverse fasi della vita. Un welfare che non si esaurisca nell’assistenzialismo di vecchio stampo, ma che sappia davvero rassicurare i cittadini, dare certezza all’avvenire dei giovani, maggiori opportunità alle donne, più tutele agli anziani, per ripristinare quella coesione sociale e territoriale indispensabile a rimettere in moto le energie dormienti del paese. Nel patto di consultazione che abbiamo firmato c’è l’impegno a riequilibrare la composizione anomala della spesa, troppo orientata, rispetto ai più avanzati paesi europei, sui trattamenti pensionistici, a scapito dei trattamenti di disoccupazione, integrazione salariale e sostegno alla famiglia. Noi crediamo che l’Italia abbai bisogno di nuove politiche attive per l’occupazione, che affianchino al maggior grado di apertura del mercato del lavoro un’incisiva riforma della rete degli ammortizzatori sociali, atta a incoraggiare la mobilità e la formazione professionale, senza determinare odiosi fenomeni di precarizzazione del lavoro, e che preveda l’introduzione di un sistema universale di assicurazione contro la disoccupazione. In questa prospettiva, la Riforma del Welfare deve partire da una puntuale definizione dei diritti sociali spettanti ai cittadini, che devono essere modulati in base alla loro effettiva situazione economica, al fine di creare un sistema integrato di prestazioni, da erogare ai diversi livelli di governo, capace di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita: dai servizi all’infanzia, alle misure di contrasto alla povertà e alla disoccupazione di sostegno alla famiglia, dalle prestazioni sociosanitarie e di tutela della nonautosufficienza ai trattamenti assistenziali e previdenziali.
Difficile non parlare di grave inadeguatezza dei cattolici italiani in questa ultima fase della vita politica italiana. Questa fase che doveva essere di decantazione della politica e avrebbe dovuto favorire un chiarimento e una convergenza dei cattolici è stata sprecata. Il disorientamento e la delusione esprimono la diffusa percezione di questa occasione perduta. Non rimane che pensare al 26 febbraio, il giorno dopo le elezioni. Bisognerà ricominciare a lavorare in un senso molto diverso”.
Feb 20