Antonia Losacco di FeNASP Basilicata dichiara in una nota che la vicenda dei ticket rappresenta l’ennesimo segnale di inadeguata gestione della sanità regionale. Di seguito la nota integrale.
Fa piacere constatare che, chiusa la campagna elettorale, la sanità ritorna nel dibattito politico regionale, come testimonia la presa di posizione sull’eliminazione dei ticket sulla specialistica ambulatoriale, assunta da Rocco Vita, Presidente della Quarta Commissione che si occupa di Sanità e che più volte è stata sollecitata a prendere iniziative.
Non nascondo la profonda delusione perché, durante l’intera fase che ha preceduto le operazioni di voto, i problemi della sanità, vissuti in prima persona dai cittadini-utenti come dagli operatori pubblici-privati, sono stati da tutti i partiti e candidati accantonati per essere di colpo ripresi attraverso la “fiammata”, a pochi giorni dal voto, dalla proposta (ancora da spiegare per le implicazioni finanziarie) che in verità è venuta da Bersani.
E’ il caso di ricordare che insieme ad altre associazioni rappresentative di strutture della sanità privata accreditata, FeNASP ha contribuito con banchetti in piazza e all’interno delle proprie strutture, alla raccolta di tredicimila firme a sostegno della petizione popolare contro il sistema di ticket che continua a penalizzare le fasce più deboli e “meno furbe”.
Abbiamo sempre affermato che il ticket sulla specialistica ambulatoriale oltre che iniquo è dannoso per il SSR, in quanto incentiva i cittadini verso forme di assistenza impropria, diminuisce l’accesso dei pazienti presso le strutture e favorisce la migrazione sanitaria agevolando le cure opportuniste fuori regione. Per cui, che si voglia rivedere il ticket è buona cosa ma non risolve il problema dei centri di FKT (fisiokinesiterapia) e dell’utenza che a queste strutture si rivolge, in quanto limita la libera scelta del paziente, agevola il dirottamento presso altri posti di cura, esercitando una vera e propria discriminazione tra le strutture di riabilitazione e attivando così, meccanismi di spreco.
Da anni abbiamo evidenziato, fino alla nausea, che esiste un’assurda distinzione tra ambulatori di riabilitazione (ex 26) e di FKT (ex 25), che in molti casi erogano le medesime prestazioni a tariffe diverse e senza che nelle strutture ex 26 ci sia il pagamento della quota di partecipazione (ticket), che diversamente esiste nelle strutture di fkt. Accade infatti che le strutture di fkt, che pure erogano prestazioni di riabilitazione, sono forzatamente collocate nella specialistica ambulatoriale con il sistema del pagamento per singola prestazione.
Nell’interesse principale dell’utenza e del SSR è necessario pertanto superare l’attuale sistema di pagamento per singola prestazione in quanto superano nella quasi totalità dei casi il costo dei 100 euro per ricetta e tutti finiscono per pagare la quota ticket più alta.
Tale gravosa situazione si sviluppa in molti casi in questa maniera: una famiglia monoreddito con due componenti in cura paga 120 euro ogni ciclo di 10 giorni!
Quindi per rimanere in materia di ticket, accogliamo con piacere la proposta del presidente Vita ma vorremmo che qualcuno comprendesse che in riabilitazione FKT si consuma ai danni dei pazienti una grossa discriminazione ed ingiustizia, in quanto chi sceglie noi è costretto a pagare di tasca propria, chi furbescamente accede per le stesse cure ad altre strutture non paga nessuna forma di compartecipazione determinando grosse disfunzioni al SSR.
Questa condizione diventa ancora più pesante e incresciosa in questo periodo difficile per la sanità in generale e non si comprende perchè invece di soluzioni con pezze e pezzuole, non si realizza velocemente la riqualificazione delle attività sanitarie riabilitative pubbliche e private attraverso un’azione che favorisca la crescita e lo sviluppo nel territorio regionale di una corretta attività riabilitativa sanitaria, scorporando definitivamente il ruolo di calderone-riabilitazione per quei cittadini/pazienti che poco o nulla più hanno da riabilitare ma che, per carenze di organizzazione non trovano un adeguato posto nel sociale.
Dunque la vicenda ticket, che vede da 14 mesi la Giunta Regionale impegnata nella rimodulazione senza alcun risultato, (il sistema in vigore è quello voluto con la Finanziaria Regionale 2011) è l’esempio di una gestione della sanità nella nostra regione che continua a produrre disagi anche economici e soprattutto sprechi (al pari dell’ambulanza satellitare chiusa in garage o delle tante convenzioni di consulenza e servizi con le Facoltà universitarie o Dipartimenti ospedalieri di altre città e regioni). Dopo le elezioni politiche siamo arrivati però ad una fase decisiva in tema di governance della sanità perché il risultato del voto non ha certamente premiato i partiti di governo regionale (e di conseguenza della gestione del SSR). Anzi, è il caso di interrogarsi sulle motivazioni del voto a favore del movimento-partito considerato di protesta per capire se anche i cittadini-utenti dei servizi sanitari non abbiamo voluto inviare, attraverso la scheda nelle urne, un segnale forte e chiaro di malcontento che non si può più fingere di ignorare al pari delle nostre sollecitazioni, proteste e proposte.