Imprese in rosa, assessore Mastrosimone: risorsa per crescita agricoltura.
Intervenendo a Lavello al convegno ‘Donna e Agricoltura’, l’Assessore ha illustrato le misure messe in campo dal Dipartimento Agricoltura per favorire il ricambio generazionale e l’ingresso delle donne nel settore
“Occasione di lavoro da una parte e rilancio del comparto agricolo dall’altra. Questi gli elementi fondamentali della presenza sempre più importante di imprese agricole al femminile. Infatti, sono quelle dove si registra una forte innovazione di processo e di prodotto, oltre ad una diversificazione delle attività: dalle fattorie didattiche e sociali agli agriasili, dall’agriturismo alla pet-therapy, dal recupero delle varietà antiche alla difesa della biodiversità”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Rosa Mastrosimone intervenendo oggi al convegno ‘Donna e agricoltura’ organizzato dal comitato regionale dell’Unicef a Lavello in occasione della Festa della donna.
Riferendosi ai dati, l’Assessore ha specificato come “ben 5 imprese su 10 sono guidate da giovani imprenditrici che con una produzione diversificata e sostenibile praticano agricoltura multifunzionale, che può essere una risposta alle esigenze di un nuovo welfare. In Basilicata – ha precisato Mastrosimone – le imprese agricole guidate da donne sono il 36 per cento e rappresentano una grande risorsa per la crescita e lo sviluppo del settore”.
Il Dipartimento Agricoltura con il ‘Pacchetto giovani’, attraverso la misura 112 ‘Insediamento giovani agricoltori’ e la 121 ‘ammodernamento delle aziende agricole’ intende favorire da una parte il ricambio generazionale e dall’altra il miglioramento della competitività dell’azienda, attraverso processi di ammodernamento strutturale. “Per la misura 112 – ha spiegato l’Assessore – i beneficiari sono stati per la maggior parte donne e anche nella selezione si è data priorità alle imprese in rosa, incentivando così non solo un ricambio generazionale, ma anche l’ingresso delle donne in agricoltura. Anche per la misura 311 “Diversificazione in attività non agricole” era stata data priorità alle donne. Continueremo ad agevolare l’ingresso delle donne e dei giovani in agricoltura, che significa aprire le porte all’innovazione, alla competitività e alla internazionalizzazione
Anche l’agricoltura lucana, come è accaduto in quasi tutte le regioni, nel 2012 ha difeso i suoi posti di lavoro: gli occupati complessivamente sono 15 mila di cui 8 mila dipendenti e 7 mila autonomi. A questi dati bisogna aggiungere circa 4.200 aziende agricole lucane assuntrici di manodopera. Ad evidenziarlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che ha rielaborato, su scala regionale, i dati diffusi dall’Istat alla fine della scorsa settimana. A dispetto di tutti i problemi che condizionano la competitività delle aziende -dai costi produttivi record ai prezzi sui campi non remunerativi- il settore ha chiuso l’anno con un calo dello 0,2 per cento degli occupati. Sintesi di un aumento record del numero di lavoratori dipendenti assunti nell’arco dei dodici mesi (+3,6 per cento), ma di un altrettanto pesante crollo degli autonomi (-3,7 per cento).
Sempre in Basilicata le aziende agricole iscritte alle Camere di Commercio di Potenza e di Matera, al 31 dicembre scorso, sono 18.900 (alla fine del 2000 erano circa 24.000), mentre quelle con posizione assicurativa Inps sono 8.400 (al 31 dicembre 2000 erano 11mila).
In un anno “nero” per il mercato del lavoro italiano, con il tasso di disoccupazione ai massimi dal 1993 -spiega la Cia- l’agricoltura è riuscita a evitare l’emorragia e a mantenere sostanzialmente stabile il numero di addetti nel comparto. Un risultato che diventa ancora più significativo se paragonato a quello degli altri settori produttivi: escluso il terziario, che archivia il 2012 con un +0,7 per cento degli occupati, sia l’industria che le costruzioni sono crollate sotto il peso della crisi, con una riduzione rispettivamente del 2,7 per cento e del 5 per cento del numero di addetti.
Tra l’altro -continua la Cia- il settore primario riesce a contenere la disoccupazione anche al Sud e tra le donne. Mentre il tasso medio di disoccupazione nel Mezzogiorno è cresciuto nel 2012 fino al 17,2 per cento e a gennaio ha avuto un picco del 49,9 per cento per le giovani donne meridionali, l’agricoltura è riuscita a incrementare dell’1 per cento le assunzioni al Sud, offrendo sbocchi e opportunità lavorative soprattutto alle ragazze. Oggi infatti le donne occupate nel comparto sono 406 mila, cioè quasi il 40 per cento del totale, e insieme le lavoratrici della terra in Puglia, Calabria, Campania e Basilicata rappresentano circa il 70 percento della forza lavoro “rosa” in agricoltura.
La Cia – dice il presidente lucano Donato Distefano ricordando il “decalogo” consegnato ai candidati alle elezioni politiche – attende dal nuovo Parlamento e dal nuovo Governo provvedimenti urgenti. Ad essi poniamo precisi obiettivi: un forte e più efficace impegno in campo europeo, soprattutto in vista della riforma Pac 2014-2020; politiche di rafforzamento dell’impresa e della cooperazione; rilancio della ricerca e dell’innovazione; ricambio generazionale; incentivi al mercato del lavoro; rafforzamento degli strumenti per il credito; maggiore semplificazione burocratica; riduzione dei costi produttivi, contributivi e fiscali; valorizzazione del ‘made in Italy’ e tutela dalla contraffazione e dall’uso improprio dei marchi; gestione razionale e sostenibile del territorio e delle risorse idriche; sviluppo delle agroenergie rinnovabili”.
BASTA CON LA CRIMINALIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA
“Attendiamo con fiducia i provvedimenti discussi nell’apposito incontro al Dipartimento Regionale all’Agricoltura, ma se non si dovesse porre urgente rimedio al tentativo di scaricare sugli allevatori le conseguenze di una normativa incoerente e confusa, come quella della Direttiva CEE sui Nitrati relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, non esiteremo – annunciano il Presidente e il Vicepresidente della Copagri di Basilicata, Nicola Minichino e Nicola Manfredelli – a mettere in atto ogni forma di protesta verso le istituzioni e le autorità di controllo, per sottrarre il mondo agricolo dalla vera e propria vessazione cui è sottoposto in queste settimane, con sanzioni e denunce che non lasciano altra alternativa alla chiusura di un rilevante numero di aziende agricole della nostra regione”.
La Copagri respinge con fermezza, l’interpretazione restrittiva e fuorviante della normativa emanata dall’Unione Europea, concepita, è bene ricordarlo, per fronteggiare soprattutto le criticità esistenti nelle regioni ad agricoltura intensiva del Nord Europa, quali la Danimarca o l’Olanda, e che possono valere, sino a un certo punto, per la pianura padana, ma non certamente per le aree di collina e di montagna della nostra regione, dove si praticano forme di allevamento a bassissimo impatto inquinante.
Secondo la Copagri, è necessario applicare la Direttiva Nitrati senza alcuna penalizzazione preconcetta dell’attività agricola e zootecnica, a partire dall’effettiva valutazione sulle cause e sui fattori da considerare fonti inquinanti nelle diverse zone vulnerabili, fino alla semplificazione della documentazione burocratica pretesa dagli organi di controllo.
Nello specifico – fa presente la Copagri – non si comprende come mai, pur essendo ancora in fase di transizione la normativa di recepimento per l’attuazione della Direttiva comunitaria, in Basilicata sia scattata una sorta di azione di polizia nei confronti degli agricoltori, che risulta del tutto ingiustificata anche in considerazione della proroga, seppure contestata dall’UE, prevista dalla Legge di Stabilità dello scorso mese di dicembre, che rimanda al 2014 l’applicazione integrale della normativa.
Oltre alla ridefinizione delle zone considerate vulnerabili ai sensi della Direttiva, la Copagri, unitamente alle altre Organizzazioni agricole ed all’Associazione Allevatori, ha sollecitato la Regione Basilicata ad adottare una specifica deliberazione per definire con precisione, le Linee guida da seguire nel monitoraggio e nel controllo delle fonti di inquinamento da nitrati, non dimenticando che l’agricoltura, rimane un fondamentale fattore di presidio del territorio e di tutela ambientale.