La presentazione oggi da parte dei Ministri per lo Sviluppo economico, Corrado Passera e all’Ambiente, Corrado Clini del Piano di Strategia Energetica Nazionale, che dovrebbe essere approvato tramite decreto interministeriale, impone un’accelerazione dell’iniziativa della Regione. A sostenerlo è il presidente della Seconda Commissione (Bilancio-Programmazione) Antonio Autilio che aggiunge: in verità preferiamo che siano il nuovo Parlamento che sta per insediarsi e il nuovo Governo, che auspichiamo si formi a breve, ad occuparsi della materia così delicata, previa consultazione-concertazione con la nostra Regione.
Nel ricordare che gli obiettivi a cui punta il documento Passera-Clini sono quattro: riduzione dei costi energetici, pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia, Autilio sottolinea che il nodo da sciogliere è chi decide in campo energetico. Non va sottovalutato che la proposta del Governo Monti di riforma del Titolo V, con il pretesto di chiarire che sulle infrastrutture di carattere e valenza nazionale ci deve essere un maggior ruolo dello Stato centrale, di fatto punta ad esautorare Regioni e Comuni.
Nessuna obiezione sulla finalità centrale di raggiungere al 2020 una minore dipendenza di approvvigionamento, con una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi all’anno e un calo dall’84% al 67% della dipendenza dall’estero, vale a dire circa l’1% di Pil addizionale, ma – continua il Presidente della Seconda Commissione – il problema resta di come ci si arriva attraverso i 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy che nei settori tradizionali.
Autilio evidenzia la necessità di tenere alta l’attenzione su questo tema dal quale dipende il futuro della gestione delle risorse petrolifere e del gas del nostro sottosuolo. La posizione della Regione, in proposito, è nota e sintetizzabile dietro lo “sbarramento” alle lobby del petrolio e ai progetti (per ora solo annunciati) del Ministro Passera sul futuro della Basilicata, tutto e solo in chiave petrolifera, in mancanza di risposte concrete da Governo e compagnie petrolifere. Ma, specie in questa fase, in attesa di pronunciamenti e provvedimenti del nuovo Parlamento e auspico un nuovo Governo non più “extraparlamentare” ed espressione dei partiti della coalizione di maggioranza – dice Autilio – bisogna scongiurare il rischio che il Governo Monti ci faccia trovare di fronte a fatti compiuti che in materia energetica significa scelte e decisioni calate dall’alto. Per questo ritengo necessaria un’iniziativa politica ed istituzionale congiunta di Giunta, Consiglio, Province, Comuni, Aree Programma e parlamentari lucani a sbarrare la strada a manovre evidenti ed occulte. E in attesa di affrontare il Memorandum d’Intesa sul petrolio che contiene una serie di passaggi istituzionali per procedere all’attuazione delle azioni da mettere in campo, principalmente per le infrastrutture, dobbiamo insistere perché il nuovo Parlamento lavori ad un disegno di legge per modificare l’attuale normativa che determina l’ammontare delle royalties del petrolio.
Sismicità indotta, convegno scientifico a Marsico Nuovo. Prevista l’illustrazione dello stato di avanzamento delle ricerche avviate dall’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri
Il riempimento di dighe e vasi artificiali, lo stoccaggio di gas, l’attività mineraria, la geotermia stimolata e l’estrazione di fluidi dal sottosuolo sono le principali cause che possono dar corso a fenomeni di micro-sismicità indotta localizzata. Per lo studio di questo fenomeno la Val d’Agri rappresenta un’area di grande interesse scientifico sia per la presenza dell’invaso del Pertusillo, sia per la produzione di idrocarburi.
Per illustrare lo stato di avanzamento delle ricerche avviate dall’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri e confrontarle con i modelli di studio più avanzati si terrà venerdì 15 marzo a Marsico Nuovo, nella sede dell’Osservatorio in Corso Vittorio Emanuele II, un convegno scientifico a cui parteciperanno esperti del settore. Il convegno, che avrà inizio alle ore 10.30, proseguirà per tutta la giornata e sarà introdotto da due relazioni sulle attività svolte dai giovani ricercatori che operano dal 2012 presso l’Osservatorio. La prima è dedicata all’inquadramento sismotettonico della Val d’Agri, la seconda allo studio della sismicità storica e recente in Val d’Agri. I lavori proseguiranno poi con interventi scientifici sulle prospettive storiche e sui problemi di comunicazione della sismicità indotta in Italia; sull’analisi statistica della correlazione tra livello dell’acqua di invasi idrici e la sismicità indotta; sui giacimenti di idrocarburi e la sismicità indotta; sulle relazioni tra le attività antropiche e la sismicità nel sottosuolo interessato da faglie sismo geniche; sulla sismicità naturale ed indotta registrata in Val d’Agri da una rete sismica temporanea ad alta densità; sull’esperienza della Rete per il monitoraggio sismico del deposito naturale di Collalto utilizzato per lo stoccaggio di gas naturale; sulle analisi della sismicità indotta dal campo geotermico “The Geysers”- California.
La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, No Scorie e Ambiente e Legalità, chiedono di smetterla con il ciclo di conferenze scientifiche che cercano di tranquillizzare gli animi dei lucani in
merito alle invasive attività estrattive attuate in Basilicata.
Attività considerate a rischio sismico e cancerogeno per californiani e norvegesi, ma “tranquille” per i lucani, a detta della maggior parte di queste autorità scientifiche, molte delle quali svolgono ruoli di
consulenza, profumatamente pagati, con le società minerarie. È un giro pseudoscientifico che le associazioni denunciano, chiedendo alla Regione Basilicata di fornire l’elenco delle collaborazioni e delle consulenze che i relatori hanno nei loro curricula, sia con la stessa Regione Basilicata e sia con le compagnie minerarie. Se infatti, sotto ogni relatore, comparissero le loro consulenze con la Shell o l’Eni o la Total o l’ente pubblico, forse sarebbero un po’ meno credibili nelle loro rassicuranti teorie.
Dopo la tre giorni della Copam 2011 a Matera, dove si sono scomodati un’infinità di enti e strutture, senza l’ombra di un contraddittorio, e dopo il convegno dell’Ordine dei geologi di Basilicata svoltosi a
Potenza a dicembre scorso, anche questo senza alcun contraddittorio scientifico in tema di rischi di attività estrattive in Basilicata, ecco che riparte da Marsico Nuovo, venerdì 15 marzo, il tour del
“tuttapposto”. È la volta del Cnr Basilicata che dice la sua sulla sismicità indotta dalle attività estrattive in Val d’Agri e che vede tra i moderatori il presidente del Cnr Basilicata, Vincenzo Lapenna, e tra i relatori su un tema di geologia, come la sismicità, il fisico Marco Mucciarelli del Difa dell’Unibas, e il ricercatore Cnr, geologo, Davide Scrocca.
Vincenzo Lapenna, nonostante presieda un istituto di ricerca come il Cnr, ha demandato le valutazioni di impatto ambientale delle attività estrattive in Basilicata agli esiti di uno studio di valutazione dell’Osservatorio ambientale della Val d’Agri (lo affermò al convegno
all’Università di Salerno del 22 maggio 2012), che aveva il limite, per sua stessa ammissione, di poter dare risposte solo fra una decina di anni. Dunque, dopo 14 anni di estrazioni in Val d’Agri, e dopo 60
anni di estrazione in Basilicata (in Valbasento si estrae dal 1950), la proposta del Cnr Basilicata a Salerno fu quella di attendere altri 10 anni ancora, quando le riserve di petrolio saranno state svuotate, in sostanza. Il geologo Davide Scrocca, che parlerà proprio della sismicità indotta dai giacimenti petroliferi, dunque, l’argomento cardine della puntata di Marsico del “tuttapposto”, è lo scienziato che, insieme a Carlo Doglioni, presidente dei geologi italiani, ha dato l’ok allo stoccaggio di gas nel sottosuolo di Rivalta, in Emilia Romagna, perché, scrissero nella relazione, è area non a rischio
sismico tale da rappresentare un pericolo per lo stoccaggio di metano nel sottosuolo. La relazione di Scrocca e di Doglioni fu direttamente smentita dalla natura stessa, evidentemente risentita da tale
valutazione, con uno dei più disastrosi terremoti della pianura Padana. Per fortuna, il terremoto è arrivato prima dello stoccaggio digas.
Incuranti delle loro stesse contraddizioni, vengono ora a relazionare in Basilicata sulla sismicità indotta dalle attività estrattive nonmettendo in risalto tre aspetti scientifici importanti per le comunità del territorio agrino. Il primo, il rischio delle perforazioni in altura per le falde acquifere del sottosuolo; il secondo, che le società minerarie in Basilicata perforano lungo le faglie sismiche e
lungo i monti le cui rocce sono permeabili all’acqua piovana, per abbattere i loro costi di perforazione, aumentando però i rischi sismici e i rischi di inquinamento; il terzo, che sotto i monti di
Marsico Nuovo, Marsico Vetere e Tramutola, insistono le circa 700 sorgenti del fiume Agri a rischio di inquinamento irreversibile, per consentire all’Eni di estrarre altri 26 mila barili al giorno (circa 9
milioni di barili all’anno), che rappresentano soldi per la società petrolifera (circa 900 milioni di euro all’anno), ma briciole di royalties per la Basilicata, briciole di economia per l’Italia, meno di 4 giorni di autonomia energetica, e, soprattutto, incalcolabili costi di bonifica ambientale e sanitaria per i lucani.
Le organizzazioni ambientaliste, pertanto, chiedono ai relatori del convegno del 15 marzo di porre rimedio essi stessi a ciò che la Regione Basilicata non pone in tema di credibilità scientifica dei
convegni ai quali l’ente stesso partecipa, facendo “outing” prima di ogni loro intervento e dichiarando a voce:
1 – quali e quante consulenze hanno svolto;
2 – con quali società minerarie o enti pubblici hanno collaborato;
3 – l’entità economica della consulenza ricevuta.