Antonio Caprarica a Matera per presentare il suo ultimo libro “Ci vorrebbe una Thatcher” nella Casa Cava. Il giornalista originario di Lecce si è fatto apprezzare dal pubblico televisivo come inviato per la Rai all’estero dal 1988 al 2006, in particolare a Gerusalemme, al Cairo, Mosca, Londra e Parigi. Dal 2010 è tornato a dirigere la sede Rai di Londra ed è qui che è cominciata la sua carriera da scrittore con “Dio ci salvi dagli inglesi… o no!?”, che ha ricevuto il premio Gaeta per la letteratura di viaggio. A seguire Caprarica ha pubblicato Gli italiani la sanno lunga…o no!?(2008), Papaveri & papere (2009), I Granduchi di Soldonia (2009), C´era una volta in Italia (2010), Premio Fregene Speciale per il 150° dell´Unità), La classe non è acqua (2011), Oro, argento e birra (2012) e il romanzo La ragazza dei passi perduti (con Giorgio Rossi, 1986 e 2006). Una carriera luminosa costellata da una serie di premi per il giornalismo, fra i quali Ischia, Fregene, Frajese, Val di Sole, Barocco. Nella Casa Cava Antonio Caprarica arriva in compagnia del collega Mario Valentini, pronto ad approfondire davanti al pubblico i temi affrontati nella sua ultima pubblicazione presentata nello scorso mese di novembre. “Ci vorrebbe una Thatcher” – spiega Caprarica al pubblico materano – è la seconda puntata di “Dio ci salvi dagli inglesi… o no!?” e rappresenta un esame più accurato della rivoluzione liberale attuata da Margareth Thatcher. Al centro del libro c’è la Gran Bretagna, considerato alla fine degli anni settanta il “grande malato d´Europa”. Lo testimoniano tutti gli indicatori economici: la sua industria in declino, il costo della vita è cresciuto, il debito pubblico è incontenibile, le classi più deboli sono sempre in piazza a protestare e il governo è sul punto di chiedere l’aiuto del fondo monetario internazionale. Una situazione che ricorda quella dell’Italia prima dell’arrivo dei tecnici guidati da Mario Monti. Poi a Downing Street arriva la più intransigente esponente dei conservatori britannici, Margaret Thatcher. Con una fede incrollabile nel liberismo – ricorda Caprarica – la Lady di Ferro somministrò al Regno una medicina amarissima, fatta di tagli alla spesa, privatizzazione delle aziende statali e deregulation. Una cura che sembrò, sulle prime, ammazzare il paziente, ma che al contrario lo guarì in breve tempo. In questo libro viene sottolineata la lezione di Margareth Thatcher per sottolineare come si vive oggi in una nazione dove l’economia è governata dalle regole del mercato e le istituzioni operano in modo trasparente. Con la cura della Thatcher – evidenzia il giornalista e scrittore di origini salentine – dal 95 in poi la Gran Bretagna è considerato il Paese più ammirato e concupito del continente europeo, un Paese in cui i giovani vanno a studiare e i più ricchi cercano di trasferirsi. Come si spiega questa metamorfosi? Non è stato certamente Tony Blair a fare il miracolo. Tony Blair è passato solamente all’incasso e ha beneficiato dei sacrifici imposti al Paese dalla Thatcher. Una situazione analoga a quella registrata negli anni settanta in Gran Bretagna si è verificata anche nel nostro Paese solo un anno fa e il governo dei tecnici ha tentato di applicare misure simili a quelle della Thatcher. Poi il voto ha smentito in maniera netta e radicale quello che vogliono gli italiani e tante persone hanno votato Grillo. Non dobbiamo poi offenderci se gli osservatori stranieri ci dicono che noi italiani amiamo i clown. E’ chiaro che il voto ai grillini esprime l’indignazione e la protesta di tanti cittadini che non riescono più a digerire un governo geontocratico e la nuova generazione ha il diritto di rottamare. Basti pensare che abbiamo il Parlamento più giovane della storia repubblicana, un fattore di novità importante non c’è dubbio ma occorre che i giovani abbiano anche idee convincenti. La proposta dei grillini di una settimana lavorativa di 20 ore mi esalta ma non risolve i problemi e la proposta di fare un referendum per uscire dall’euro è sicuramente democratica ma occorre anche valutare i rischi che una decisione del genere può provocare. Grillo invece rifiuta il contatto con i giornalisti e secondo me sbaglia perchè avrebbe il dovere di presentarsi senza maschera e di accettare il contradditorio. In proposito ricordo che anche la Thatcher non amava i giornalisti e sapete perchè? La notizia è tutto ciò che il potere non vuole che sia reso noto. E quando la Thatcher è andata al Governo la BBC ha preferito stare dalla parte del popolo e non del potere. In Italia come sapete accade il contrario perchè la Rai è sempre stata dalla parte del potere. La Thatcher avrebbe preferito naturalmente una informazione pastorizzata sopratutto sugli effetti negativi provocati dalla guerra e ha deciso di cambiare il consiglio di amministrazione della Tv di Stato. Io credo che un’informazione deve essere sempre indipendente e superpartes e quindi deve avere la libertà di criticare. Questo invece i grillini non lo fanno e si affidano solo al portavoce del movimento per esprimere le proprie posizioni. La vita di un Paese in pratica è deciso da un algoritmo di una villa toscana. Ma la democrazia non si può comprimere in un algoritmo contenuto all’interno di un computer.”
A questo punto Caprarica si ferma. Dopo mezz’ora la gola si secca e rivolgendosi al sindaco Adduce che segue con interesse il suo intervento si lascia andare ad un sfogo che fa arrossire tutti i presenti: “Il riscaldamento no, il microfono no ma almeno un bicchiere d’acqua lo posso avere?” Imbarazzante. Ma evidentemente nessuno dell’organizzazione dell’evento si era preoccupato di accogliere i due giornalisti, Valentini e Caprarica in maniera dignitosa. Un tavolo e dell’acqua sono il minimo sindacale che va rispettato in occasioni di questo tipo ma a quanto pare per chi organizzava era quasi un lusso.” Il dato paradossale è che Caprarica nel suo ultimo libro proprio dei tagli operati dalla Thatcher per risanare i conti del suo Paese ma i tagli nell’organizzazione della presentazione di Matera sono stati fin troppi se non era previsto nemmeno un bicchiere d’acqua per i graditi ospiti. Ma nella città candidata a capitale europea della cultura nel 2019 si fanno anche queste brutte figure.
Tornando ai tagli della Thatcher Antonio Caprarica ricorda che dopo trent’anni la Lady di ferro ha avuto il coraggio di abolire la razione di latte che spettava ai bambini, un diritto acquisito dalla popolazione più giovane al termine della seconda guerra mondiale. Gli inglesi coniarono per lei una rima in madrelingua “Thatcher the Milk Snatcher”, ovvero la Thatcher frega latte.
Tra i tagli decisi dalla Lady di Ferro ricordo quelli all’industria automobilistica. Una scelta che condivido perchè assegnare sussidi ad un’azienda decotta non solo è uno spreco di risorse pubbliche ma sopratutto è improduttivo.
Molti si chiedono perchè gli inglesi non fanno parte dell’Unione Europea: la risposta è molto semplice. Con l’arrivo della Thatcher gli inglesi hanno privilegiato un mercato comune e nessuno in Gran Bretagna accetterebbe di essere governato da una sovrastruttura statale. Sapete bene che l’euro è stata un’invenzione del presidente francese Mitterand, che amava a tal punto la Thatcher da sottolineare che aveva gli occhi di Caligola e la bocca di Marilyn Monroe. L’Unione Europea nasce per la necessità di incaspulare la Germania unificata in una struttura europea che ne limitasse la potenza e le scelte devastanti che avevano provocato le due guerre mondiali, in cui i tedeschi avevano svolto un ruolo di primo piano. Quando viene firmato a Maastricht nel 1992 un accordo tra i Paesi intenzionati ad entrare nella zona Euro i criteri rigidissimi imposti per la finanza pubblica suscitarono dubbi nella Thatcher che domando all’assemblea: che bisogno c’è di trattenere il debito statale entro il 3% del prodotto interno lordo prodotto da uno Stato? La risposta fu la seguente: è l’unico modo per far digerire agli Stati i tagli alla spesa pubblica. La Thacher a quel punto precisò che lei i tagli li aveva già fatti senza ricorrere al potestà straniero e quindi la Gran Bretagna non è entrata nell’Euro. Nel nostro Paese la situazione era simile a quella della Gran Bretagna prima dell’arrivo della Thatcher ma le decisioni dolorose non le abbiamo mai prese per il bene comune e infatti siamo arrivati vicini al tracollo prima che i tecnici imponessero una serie di tagli. Uscire dall’Euro sarebbe quindi un suicidio perchè pagheremmo i nostri debiti in euro e venderemmo in lire, moneta che risulterebbe svalutata del 50%. In pratica se avvenissero operazioni del genere perderemmo quattro volte. Gli inglesi si permettono di stampare sterlina ma si trovano in un Paese virtuoso, nel quale nonostante la crisi internazionale la sterlina continua a svolgere il ruolo di moneta rifugio per diversi Paesi europei. Il nostro problema principale è che non girano soldi e per noi la stampa di nuova moneta sarebbe veleno liquido nel nostro sistema economico. C’è chi propone una tobin tax sulle transazioni finanziarie. Io sono contrario a soluzioni di questo tipo perchè si avrebbero gli stessi effetti della tassa imposta qualche anno fa sugli jacht, cioè far scappare le barche in Montenegro. Cameron ha tagliato 50 miliardi di spesa pubblica ma in ogni caso la soglia si attesta sempre sopra il 4,6% del Pil perchè gli inglesi non vogliono uccidere l’economia. In Italia invece abbiamo 24 mila forestali in Sicilia e spendiamo 600 miliardi di euro i minatori del Sulcis. Se avessero dato un miliardo a testa a quei lavoratori oggi avrebbero tutti una casa e non sarebbero in difficoltà. Comprendo le ragioni dei lavoratori che dicono “e noi che facciamo” ma quei soldi li abbiamo buttati per anni nei pozzi dove c’è più zolfo che carbone.”
Caprarica poi fa un passo indietro sull’ultima campagna elettorale, che ha favorito inevitabilmente lo tzunami Grillo. “E’ stata una campagna indecente. Da una parte proposte prive di significato e di copertura (il rimborso dell’Imu già pagata da parte di Berlusconi e l’abolizione di questa tassa per i prossimi anni – ndr) dall’altra il silenzio di chi pensava che la pera era già matura e pronta per cadere (Bersani – ndr). Nessuno e mi riferisco anche a Monti quando negava di aver introdotto nuovamente la tassa sulla casa, ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno. La tassa sulla casa si paga in tutti i Paesi europei e in America, precisamente a Miami beach dove ci sono tanti italiani la tassa viene calcolata sul valore di mercato e non su quello catastale. La differenza è che in America quando ti chiedono di pagare la tassa sulla casa ti spiegano anche come saranno ripartite i soldi che il Governo incasserà. E’ evidente che serve una cura dimagrante nella politica italiana e anche sul taglio delle province credo che sia opportuno riflettere su alcuni dati. Con il taglio delle province si avrebbe un risparmio di 18 miliardi di euro, con il taglio delle Regioni si risparmierebbero 209 miliardi di euro, più di un quarto dei soldi richiesti per la spesa pubblica italiana. Io credo che le Regioni debbano limitarsi a svolgere solo funzioni amministrative e che sia incostituzionale dare la possibilità alle stesse di legiferare su come spendere i soldi.”
Caprarica tira le somme del suo discorso e conclude così: “Serve un’operazione verità ma dirò di più. In Italia non serve una Thatcher ma tutti noi dobbiamo diventare una Thatcher, per acquisire quel senso di responsabilità necessario per cambiare il nostro Paese. E’ necessario modificare il welfare per le pensioni e per il sistema sanitario. Per quanto riguarda le pensioni è opportuno ridurle per spostare il tiro dagli anziani ai giovani e garantire loro un sussidio di disoccupazione come quello in vigore in Gran Bretagna. E anche per la Sanità è giusto contribuire alle spese del servizio sanitario nazionale ma dico che è ora di smetterla di consumare farmaci come se fossero chewing gum.”
Michele Capolupo
La fotogallery della presentazione ufficiale del libro “Ci vorrebbe una Thatcher” di Antonio Caprarica (foto www.sassilive.it)
Quante fesserie inanellate senza vergogna! Ci vorrebbe un corso accelerato di macroeconomia, altro che la Thatcher.
Qualche anima buona informi Caprarica che l’Italia ha già avuto le sue “Ladies di Ferro” (o “de fero”, come dicono a Roma): TreMonti e Monti hanno già fatto “tagli alla spesa, privatizzazione delle aziende statali e deregulation” (quest’ultima solo dove non imperano le lobby, però!). Una cura che sulle prime sembrò guarire il paziente (l’Italia più in difficoltà), ma che al contrario ha rischiato di ammazzarlo in breve tempo.