“L’accelerazione impressa dai ministri per lo Sviluppo economico, Corrado Passera e all’Ambiente, Corrado Clini al Piano di Strategia Energetica Nazionale, ha ricevuto nella giornata di venerdì 14 marzo 2103, sia pure indirettamente, il freno della Corte Costituzionale che, nella sentenza 39/2013, ha accolto le obiezioni avanzate dalle regioni Veneto, Puglia e Toscana al «semplifica-Italia» del Governo Monti (Dl 5/2012), e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma (articolo 61, comma 3) che prevedeva la possibilità di evitare l’intesa con le Regioni nei casi in cui l’accordo non fosse arrivato nei tempi previsti”. E’ il commento del presidente della Seconda Commissione (Bilancio-Programmazione) Antonio Autilio che nei giorni scorsi ha proposto “un’iniziativa politica ed istituzionale congiunta di Giunta, Consiglio, Province, Comuni, Aree Programma e parlamentari lucani finalizzata a sbarrare la strada a manovre evidenti ed occulte in tema di risorse petrolifere lucane”.
“In pratica – evidenzia Autilio – lo Stato non può dribblare l’intesa con le Regioni nelle materie di competenza concorrente, nemmeno quando l’urgenza sia motivata da «gravi esigenze di tutela della sicurezza, della salute, dell’ambiente o dei beni culturali», oppure dallo scopo di «per evitare un grave danno all’Erario». La sentenza della Corte Costituzionale è per noi ancora più importante tenuto conto che la regola bocciata ieri si applicava soprattutto alle infrastrutture di ogni tipologia ed era stata ispirata dalla volontà di limitare il «potere di veto» dei Governi regionali, con un occhio di riguardo proprio agli interventi infrastrutturali e ambientali. La Consulta ha invece ribaltato l’ottica, e partendo dai vincoli costituzionali della «competenza concorrente» fra Stato e Regioni ha ritenuto insuperabili le obiezioni e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma: alla base del giudizio c’è l’articolo 117 della Costituzione, quello che appunto distribuisce i compiti fra Stato e Regioni e stila il lungo elenco delle materie soggette a «competenza concorrente», e il principio di «leale collaborazione», che in base all’articolo 120 deve ispirare l’azione dello Stato anche quando esercita poteri sostitutivi nei confronti dei governi territoriali. Nell’analisi la Consulta ricorda che il potere sostitutivo non è ovviamente impossibile, ma va regolato con «adeguate garanzie di bilateralità”.
Per il presidente della Seconda Commissione “spetta comunque al nuovo Parlamento dirimere, innanzitutto in chiave politica, la lunga conflittualità Stato-Regioni che si trascina già dai precedenti Governi Berlusconi per instaurare un corretto ed efficiente metodo di concertazione che superi l’attuale visione formale, cancellando l’assurda norma (“udita la Regione”). Solo qualche giorno fa nella Conferenza Stato-Regioni in materia sanitaria abbiamo toccato con mano l’ennesima situazione di conflittualità anche in questo caso su aspetti non certamente secondari che attengono alla potestà di programmazione e di spesa da parte della Regione. Il nodo da sciogliere è chi decide in campo energetico: non va sottovalutato che la proposta del Governo Monti di riforma del Titolo V, con il pretesto di chiarire che sulle infrastrutture di carattere e valenza nazionale ci deve essere un maggior ruolo dello Stato centrale, di fatto punta ad esautorare Regioni e Comuni. E’ tempo che nuovo Parlamento e nuovo Governo chiariscano tutti gli aspetti del federalismo attraverso un ripensamento-aggiornamento della complessa materia delle competenze statali e regionali per affermare, nei fatti, il principio di cooperazione istituzionale”.