Il Direttivo INU/Basilicata interviene sul dibattito avviato in seguito all’approvazione da parte del consiglio comunale di Matera del cosiddetto Piano casa 2. Di seguito la nota integrale.
Matera: prove di de-qualificazione urbanistica
Il Consiglio Comunale di Matera, lo scorso 9 marzo, ha deliberato in merito al cosiddetto “Piano Casa 2”, vale a dire l’applicazione a livello locale della Legge Regionale n. 25/2012; legge con la quale la Regione Basilicata ha disciplinato (si fa per dire), gli interventi previsti dalla Legge n. 106/2011 (riqualificazione delle aree urbane degradate).
La Legge Regionale 25 (sulla quale l’INU/Basilicata si ripromette a breve di intervenire più approfonditamente), andando molto al di là dell’impostazione e del dettato legislativo della L.n.106, ha in pratica aperto la strada ad interventi indiscriminati di ampliamento, sopraelevazione, chiusura di piani porticati, demolizioni/ricostruzioni, degli esistenti tessuti edilizi delle nostre città, con l’obiettivo di consentirne il rinnovo (ove necessario) e/o l’adeguamento (antisismico ed energetico).
Il legislatore regionale comunque, consapevole della portata “pesantissima” di una norma siffatta sulla qualità delle nostre città, anche a seguito di puntuale intervento dell’INU/Basilicata (documento ed audizione in III Commissione Consiliare), ha ritenuto di dover “salvare” da tali tipi di interventi (art.6-c.1): i “Centri Storici” (zone “A” di PRG), ed i tessuti urbani “consolidati” (zone “B” di PRG), con l’evidente finalità di salvaguardare l’aspetto architettonico ed urbanistico delle parti più importanti delle nostre città, quelle nelle quali si riconoscono l’identità sociale, culturale ed urbana dei suoi cittadini; tutela derogabile solo “per limitate parti” con Delibera di C.C. da sottoporre a verifica della Regione stessa.
Orbene, il Consiglio Comunale di Matera, nella Delibera succitata, forse (vogliamo ritenere) non del tutto consapevole delle ripercussioni negative del provvedimento sulla qualità della città, ha ritenuto di ampliare le “limitate parti” di cui sopra a gran parte del tessuto urbano materano, ed ha deliberato di:
– salvaguardare dagli interventi di ampliamento, sopraelevazione, demolizione/ricostruzione solamente i Rioni Sassi, il Centro Storico, i Quartieri ed i Borghi di Risanamento Sassi (Lanera, Serra Venerdì, Spine Bianche, La Martella, Venusio);
– salvaguardare dalle sole demolizioni/ricostruzioni i quartieri INA Casa – IACP di Villa Longo, Platani, San Pardo, Sturzo;
– rendere totalmente sopraelevabili (+ 20%) e demolibili/ricostruibili (+40%) tutti gli altri quartieri materani (da Serra Rifusa a San Giacomo, Vie Nazionale, Dante, Passarelli, Castello, e poi Macamarda, Pini, Chiancalata, Agna, ecc.), e consentire inoltre ampliamenti (sempre del 40%) per tutte le costruzioni autorizzate e/o in corso di realizzazione (e senza neanche il conseguente incremento degli standards e servizi pubblici, monetizzabili):
una perfetta operazione di de-qualificazione (legalizzata) dell’urbanistica materana, del volto della città di Matera, passata, presente e futura!
Non vediamo in effetti in quale altro modo possa definirsi una operazione edilizia di siffatta natura, che consente l’alterazione irreversibile del “bene comune città”, e cioè di quei tessuti, di quegli spazi urbani, plasmati dall’edilizia cittadina che si è realizzata nel tempo, si è sedimentata nella memoria, e nella quale generazioni di cittadini hanno vissuto, vivono e si riconoscono.
Senza considerare l’ineluttabile contenzioso sociale che dette improvvise alterazioni dell’orizzonte domestico provocherebbero nella “quotidianità” dei rapporti condominiali e di vicinato.
E senza considerare, nello specifico della città di Matera, la qualità delle architetture e degli spazi realizzati dal secondo dopoguerra, che la distinguono tra le città italiane contemporanee, e che costituiscono il tessuto connettivo urbanistico sul quale si sta, con grande impegno, costruendo l’orizzonte di sviluppo socio-economico della “Capitale della Cultura Europea 2019”.
Ma, al di là delle considerazioni culturali, l’INU/Basilicata ritiene che una Delibera siffatta, non rispetti la ratio e la norma della Legge Regionale n.25, e che debba essere assolutamente rimodulata, se non annullata.
Chiediamo pertanto al Sindaco ed al Consiglio Comunale di riconsiderare la decisione presa, riportando al centro della stessa la tutela della qualità della città.
Chiediamo inoltre alla Regione Basilicata (titolare del potere di verifica: art. 6-c.3) di esaminare con attenzione e rigore detta Deliberazione, intervenendo, prima che scatti il silenzio assenso, per ristabilire la razionalità e la correttezza interpretativa dell’articolato legislativo; sappiamo che il Dipartimento Ambiente e Territorio regionale è allo stato senza guida politica: per questo ci rivolgiamo alla competenza politica, ma soprattutto culturale, del Presidente De Filippo, perché si faccia carico della questione; non farlo vorrebbe dire avallare questa ingiustificabile operazione di de-qualificazione della città più rappresentativa della Basilicata.
Il Direttivo INU/Basilicataù
Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno commentano in una nota il comunicato inviato dall’INU Basilicata
INU: il tardo risveglio
La presa di posizione dell’INU Basilicata, contro i provvedimenti approvati recentemente dal consiglio comunale di Matera, anche se condivisa, appare fortemente tardiva e non priva di contraddizioni. L’autorevole e storica associazione, per evidenti ragioni di conflitto di interesse di alcuni suoi iscritti locali, ha evitato di denunciare quanto stava accadendo al comune di Matera.
A partire dai permessi a costruire in deroga rilasciati dal dirigente, evitando il dovuto passaggio in consiglio comunale. Atti di una gravita senza precedenti. Come ad esempio il trasferimento di volumetrie, pari a circa 42 alloggi più servizi, da un ambito extra urbano ad un’area verde di PRG a standard, adiacente il quartiere INA di Villa Longo. I soliti furbi hanno già messo al sicuro le loro brave autorizzazioni a costruire concesse dal dirigente compiacente con la complicità e l’assenso del sindaco e dell’intera giunta. La verità è che il progetto di fabbricazione dell’area verde di Villa Longo vede coinvolti rappresentanti dell’INU locale. Un area verde che, secondo gli autorevoli rappresentanti, aveva il “destino segnato” e che solo grazie alla loro “palazzina” l’impatto sarà mitigato. Invitiamo l’INU ad analizzare attentamente l’azione di questi professionisti dai modi ambivalenti e poco credibili, in pieno conflitto di interesse che rischiano di screditare un istituto di caratura nazionale che tanto ha dato alla nostra città a partire dagli anni cinquanta.
Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno
In consiglio dopo un lungo dibattito la delibera é stata approvata a larghissima maggioranza con il voto contrario mio e di Paterino. Anche il Sindaco a votato a favore. Il comunicato dell’Inu spera nella inconsapevolezza dei consiglieri, io ne dubito credo invece che erano molto consapevoli e consci dell’operazione che si stava facendo. Sarebbe utile anche per L’INU riascoltare il dibattito in consiglio. Molti dei tecnici, esperti del settore, ingegneri architetti hanno sostenuto la de-qualificazione urbanistica, probabilmente si ritiene che l’urbanistica non abbia nulla a che fare con la candidatura , peccato che anche il Sindaco abbia sostenuto questa tesi. Peccato. !!!!
Il documento dell’INU è serio e racconta, con parole strane e forse poco comprensibili, di come il partito del mattone abbia a Matera sempre la maggioranza del consiglio comunale e controlli la struttura pubblica. La cosa più strana è che il presidente dell’INU Basilicata è Lorenzo Rota, uno dei progettisti di Tamburrino per l’uso a fini residenziali del verde publico di Villa Longo.
Pio vedi trame dappertutto, l’INU é una cosa i progetti un’altra , si predica bene e si razzola malissimo. Matera ritorna ad essere una città COMMISSARIATA.
per sovvertire la maggioranza del partito del mattone, è bene votare il m5s compatti (l’unica forza che programmaticamente intende azzerare il consumo di suolo
questo intervento dell’INU è acqua fresca…. parole da ponzio pliato
azzeriamo..anche la forza lavorativa oltre a quella del suolo..cosi andiamo tutti a farci fottere…andiamo tutti a mangiare a casa cotugno e pio acito tanto loro lo stipendio fisso c’e’ l’hanno…vero…..come e’ bello parlare con lo stomaco pieno….andate a sudarvi il pane acito-cotugno e varie associazioni da strapazzo e da tastiera…
Quello dell’INU Basilicata sul Piano Casa 2 approvato dal consiglio comunale di Matera appare un intervento ad orologeria curato da professionisti che nel corso della loro attività sono stati “tutto sommato” apprezzati,in questo caso il “collateralismo” con il partito del mattone appare ancora più evidente.
Dove era l’INU o forse era dentro quando si è deciso di “riqualificare” Mulino Alvino con una operazione speculativa ed aggredire, così, un area verde della città per farvi 42 alloggi? Quanta parte ha avuto l’INU nella devastazione della città anche solo con il silenzio? Non si dica che le aggressioni di questo ultimo ventennio hanno visto l’INU assente se è così lo si dimostri
Prendersela con i brandelli residui del piano casa 2 adesso appare fuori luogo perchè si tratta di una norma dalla durata limitata ed in definitiva potrà essere utilizzata, forse, da una piccola minoranza di soggetti dopo che oltre 100 permessi a costruire sono stati concessi avvalendosi della legislazione nazionale, forse forzandola, e prima che la Regione e poi il Comune adottassero le loro linee guida di riferimento.
Bisogna dire che i più hanno già messo al sicuro le loro brave autorizzazioni concesse dal Dirigente e non già secondo le linee guida di un consiglio comunale ma secondo dettati spesso confutabili. E’ il caso di dire che i cancelli della stalla sono stati chiusi dopo che il gregge è scappato.
il salvifico progetto di riqualificazione del Mulino Alvino e di delocalizzazione degli interventi su Via Dante ha visto coinvolti rappresentanti dell’INU
Occorre che l’INU si rifaccia una nuova verginità perchè con questi tipi di interventi scredita il nome di un istituto che ha caratura nazionale o si vuole mettere le mani anche sui pochi interventi che eventualmente dovessero scappare al controllo? Se è così lo si dica chiaramente e si presentino anche le credenziali per giustificare l’accredito.
Per finire e non già per ultimo, dove era l’Inu quando è stato presentato alla città il PONTE DI FERRO dei Sassi?
quello che fa perdere il lume della ragione, in questo dibattito a più mani, è che si è persa di vista la procedura di legge e le ricadute di potere che tutto questo innesca.
L’ INU dovrebbe insegnare a tutti noi comuni mortali come si leggono le leggi; invece le rappresenta in maniera volutamente distorta per assumere il ruolo dei cultori della irreprensibile attuazione degli strumenti urbanistici, con contestazioni ad orologeria ma con le batterie scariche.
Innanzitutto dov’era l’ INU non solo dopo la legge 106 e prima della legge regionale 25/2012.
Era evidentemente affaccendata a dimostrare, come da conferenza stampa, che l’ operazione ALVINO ha una notevole portata culturale.
Mi chiedo ancora: dov’era l’ INU dopo la legge regionale, che è del dicembre 2012 e che, chiaramente e senza ombra di equivoci, demanda ai consigli comunali esclusivamente la perimetrazione degli ambiti dove estendere il vincolo della demolizione e ricostruzione ( art. 3 della LR 25/12), con le prerogative, quindi del consumo di suolo zero, di adeguamento sismico e di riduzione di Co2 in atmosfera.
Il consiglio comunale, invece, non è affatto delegato ad intervenire negli ambiti degli ampliamenti ( art. 2 della LR 25/12), la legge regionale non lo permette, creando questo il presupposto, da parte dell’ INU, di confondere le acque attribuendo al consiglio comunale la responsabilità della deregulation urbanistica.
Se esiste una legge, ci hanno insegnato, o la applichi o, in alternativa diventi responsabile a livello personale o, nello specifico, a livello di amministratore aprendo il varco a potenziali numerosi, e certamente perdenti, ricorsi amministrativi, offrendo il fianco a risarcimenti con le risorse pubbliche.
Troppo facile, per i verginelli dell’ ultima ora, fare il gioco delle tre carte dopo aver sottaciuto ai 156 ( si conferma centocinquantasei) permessi a costruire rilasciati ai sensi della legge 106/11 sino al 11 dicembre 2012, con determina dirigenziale, senza che i casi di cambio di destinazione e modifiche agli standards (Mulino Alvino-vai Dante e scuola-alloggi di via Tacito) venissero in consiglio comunale.
Dov’ era l’ INU quando alcuni consiglieri comunali hanno chiesto la convocazione urgente della commissione urbanistica e la convocazione urgente del consiglio comunale?
Ed ora si vuole confondere le acque, facendo finta di non aver capito cosa consente la LR al consiglio comunale.
Ma qui è sin troppo facile scorgere la mano di chi vorrebbe continuare a bloccare l’ offerta per contingentare il mercato e tenere alti i prezzi delle abitazioni.
Questo non significa non voler rispettare gli strumenti urbanistici e favorire gli strumenti in deroga.
Significa solamente che una pessima legge non può far altro che generare pessime applicazioni.
E l’ INU non dice che se il consiglio comunale non avesse deliberato nel merito le aree da sottoporre a vincolo per la demolizione e ricostruzione si sarebbero limitate ai Sassi e centro storico e forse, si ribadisce forse perché il piano di Nigro non le ha mai perimetrato, Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche come zone B sature.
Certamente non sarebbero rientrate, nelle aree vincolate, La Martella e Venusio.
Quindi di che parliamo?
Questa volta, però, il gioco delle tre carte non è riuscito, per cui si è scoperto chi bara.
Ultima considerazione: è noto, avendolo più volte esplicitato anche in consiglio comunale, quanto sia critico nei confronti di questa amministrazione.
Ma questa volta credo che abbiamo ridotto al minimo, in consiglio, i guasti insiti nella legge regionale.
Se l’ INU avrà la forza e l’ ascolto per far cambiare la legge regionale, sarò in prima fila a deliberare per far rispettare, come sempre, le leggi e l’ interesse dell’ intera collettività e non solo di alcuni.
Come sempre è un problema di conflitto di interesse.
Vorrei descrivere due dei possibili modi in cui si presenta, secondo me, questo cancro della società che è il conflitto di interesse.
Il primo conflitto di interesse è quello in cui si trovano le persone che rivestono contemporaneamente incarichi pubblici e privati, e che, di fatto controllano, ferreamente, qualunque potere decisionale, amministrativo, economico, pubblico per poter gestire i propri affari, economici e no, privati!
Questo primo “tipo” è facilmente individuabile !
Il secondo conflitto di interesse, più subdolo, è quello in cui si trovano persone che hanno rivestito e rivestono ALTERNATIVAMENTE nel tempo, SPESSO SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’ TEMPORALE, incarichi pubblici e privati, (e spesso, per non perdere il controllo del potere lasciato provvisoriamente vacante nel passaggio da un incarico all’altro, scambiandosi il posto con UNO O PIU’ soci in affari, che, quindi versano nella stessa condizioni di subdolo conflitto di interesse INTERMITTENTE), per organizzare e realizzare concretamente il più completo e ferreo controllo del potere politico, amministrativo e decisionale pubblico per consentire alla propria organizzazione, impresa, cooperativa o ditta individuale per realizzare affari sul piano finanziario ed economico.
Un assessore che smette i panni di assessore e diventa dirigente della stessa amministrazione o di altra amministrazione pubblica nello stesso settore, si è già visto anche nel passato nella nostra amministrazione comunale, e spesso pure !
Dirigenti che provengono da associazioni pubbliche o private che interloquiscono con le pubbliche amministrazioni in cui hanno la Dirigenza o l’hanno avuta in passato, … ecc.
Entrambi le forme in cui si verificano le condizioni di conflitto di interesse sono propedeutiche per realizzare anche il controllo del consenso elettorale in un circuito che in questo modo si autoalimenta all’infinito !
Finalmente anche gli “opinion maker” nazionali hanno cominciato a spiegare a chiare lettere che in Italia questo secondo conflitto di interesse rappresenta il vero cancro della nostra società!
Tutte le persone coinvolte oggi, ma anche negli ultimi lustri, se non decenni, a ben vedere, secondo me, incarnano questo secondo tipo di conflitto di interesse !