L’intervento di Pio Abiusi sui Giardini di Grassano
La Basilicata è una terra in forte dissesto idrogeologico.
La cosa è risaputa e le cause sono molteplici: naturali o connesse alla antropizzazione spesso poco rispettosa del territorio ed, in questi ultimi tempi, allo spopolamento.
L’erosione dei monti è un fenomeno naturale di usura della crosta terrestre che si modella costantemente in un arco temporale lunghissimo.
L’uomo, con la sua presenza, può accelerare il fenomeno o amministrarlo.
Gli inerti causati dalla erosione a monte vengono mossi dalle acque, normalmente, e raggiungono valle e vengono, poi, trasportati con velocità variabile fino alla foce dei fiumi.
Giunti a mare, gli inerti, ripristinano eventuali forme erosive della linea di costa aggredita dalla forza del mare.
E’ una situazione di equilibrio molto instabile e basta poco perché la situazione precipiti.
L’uomo , spesso, contribuisce ad accelerare i fenomeni destabilizzanti con interventi incongrui o può compiere saggia azione di manutenzione per preservare più a lungo un equilibrio accettabile.
Ci siamo prefissi di fare un analisi di quanto accade al fiume Basento, cercando di evitare polemiche per ciò che concerne gli interventi e lanciare un segnale costruttivo.
Ogni fiume ha una vita a se, spesso è diversa l’una dalla altra.
Il Basento , rispetto ai fiumi lucani non ha sbarramenti significativi anche se quello sulla Camastra, suo affluente , trattiene un buona quantità di inerti rivenienti da un bacino sotteso molto precario. Questi inerti non vanno più a valle dal 1970 anno in cui entrò in funzione lo sbarramento.
Nel periodo che è andato dal 1965 al 1977 sono stati prelevati inerti,determinati in via presuntiva e con molta probabilità in una quantità inferiore rispetto a quanto dichiarato di 8 milioni di mc mentre l’azione si è rallentata dal 1977 al ’92 per attestarsi ad 1 Milione ( Spilotro ed altri = interventi nei bacini e dinamica delle coste).
Appare ovvio come non tutto il materiale estratto sarebbe arrivato alla foce.
A mano a mano che ci si avvicina alla foce diminuisce la pendenza e la capacità di trasporto del fiume, il risultato è che andando verso monte la pezzatura dei detriti che non arriveranno mai a mare aumenta.
Tutto appena premesso significa che qualora non si faccia la manutenzione dell’alveo i detriti di maggiore dimensione costituiscono diga naturale bloccando anche quelli di minore dimensione e che andrebbero oltre, il risultato è che ben presto il letto del fiume si trasferisce creando se del caso un nuovo alveo fino ad abbandonare del tutto quello vecchio. E’ esattamente quello che è successo in prossimità dei Giardini di Grassano.
Tutti sappiamo che se il lavello si ottura bisogna sturarlo ce l’hanno detto le nostre mamme senza bisogno di Enti ed Università.
E’ quello che bisogna fare nell’alveo del Basento tra Calciano Scalo e Grassano.
Quei terreni oggi aggrediti dall’acqua non sono terre rubate al fiume attraverso discutibili opere di cementificazione così come è accaduto a valle, erano canestri dai quali gli abitanti di Calciano- principalmente- e di Grassano traevano il di che vivere e per questo il nome di Giardini.
Certo buttare nel fiume inutilmente 200 mila euro è più vantaggioso che incassare qualche Euro da un rigoroso e controllato asporto di materiale inerte integrato dalla movimentazione del materiale nello stesso alveo..
Per chiudere con una nota distensiva ed augurandoci che alla fine possa prevalere la ragione, ci si chiede se i dirigenti dell’autorità di Bacino siano mai stati ragazzi, se hanno mai giocato con i rigagnoli che correvano a poca distanza dalle loro abitazioni.. Queste cose le si sono apprese in maniera inconscia sin da bimbi, si applicavano e si recuperavano , di ritorno a casa, ramanzine- presto dimenticate- dai genitori.
Pio Abiusi
Non è vero che non è mai troppo tardi!
Le notizie relative ai disastrosi danni prodotti dalle inondazioni del Basento nella zona “Giardini” di Grassano, rendono di una drammatica attualità quanto scrivevamo in piena afa del 31 agosto 2010. E’ con la pena nel cuore che oggi aggiungiamo: serve gridare nel deserto? Riproponiamo quell’appello, così come l’abbiamo ripescato dal fango dei Giardini. Sotto il titolo “Ripulire il Basento prima delle piogge autunnali”, così scrivevamo: “L’imminenza dell’autunno, e delle provvidenziali piogge legate alla stagione, non deve far dimenticare il dramma del Basento, che si estende ai paesi che sul fiume si affacciano e dal fiume, fino a ieri, traevano vita. Vogliamo dire che non ci si può dimenticare l’inquinamento che lo sta uccidendo alla vita e la violenza dei suoi frequenti straripamenti che uccidono la vita, corrodendo gli argini, deviando il letto, travolgendo gabbie e abbattendo muri artificialmente e costosamente costruiti. In un recente sopralluogo, insieme con il Commissario della Comunità Montana del medio Basento, Francesco Auletta, abbiamo potuto verificare come i giardini di Grassano, cui è legata molta parte della economia del piccolo paese, già simbolo della miseria meridionale, rischino di essere portati via. Esperti, da noi interpellati, dicono che tutto ciò è effetto di mancata manutenzione che consiste in:
• Movimentazione e asporto di materiale inerte in modo continuo in tutta l’area, senza intaccare il Thalweg (lo strato più profondo dell’alveo);
• Disboscamento selettivo: pulizia della vegetazione spontanea;
• Ricalibratura delle sezioni trasversali mediante sia asporto che movimentazione di materiale in alveo;
• Opere di difesa attiva: difesa delle sponde con massi ciclopici e sistemazione di repellenti nelle curve.
Le indicazioni suddette sono tratte, parola per parola, da una relazione elaborata dal bacino del Piave che così supera i condizionamenti e gli sbarramenti posti dalla cattiva gestione della cosiddetta SIC. Sono proprio questi condizionamenti SIC (Sito di Importanza Comunitaria) i motivi per cui la Regione Basilicata vieta assurdamente la estrazione di materiale inerte, avallata, in ciò, da quanti seguono la dottrina del non toccare per correre, poi, a costosi ripari, che, nella loro provvisorietà contro natura, fanno il paio col ripascimento, costoso e inutile, sul Lido di Metaponto. Sfugge, a chi vieta l’estrazione:
• Che per secoli il fiume Basento è stato nei suoi argini e ha permesso ai giardini di Grassano di sopravvivere;
• Che ciò è potuto succedere solo perché dal fiume, per secoli, si è stato estratto materiale per la costruzione di interi paesi, strade, castelli, muri e altro;
• Che, grazie, a questo intervento dell’uomo, il flusso dell’acqua fu così continuo e così regolare, da renderlo navigabile, come attesta la leggenda di San Gerardo, in cui si ricorda come i Turchi – Basento Basento – arrivassero fin sotto Potenza
Abbiamo verificato, ancora una volta, lo stato di inerzia che caratterizza i responsabili del governo regionale, anche deputati e senatori, beate dormitantes, agli agricoltori dei Giardini di Grassano oggi, purtroppo, non ci resta che dire: Fate le valige, migrate, prima che le acque portino via anche voi
Giovanni Caserta, responsabile culturale del CIACP
Pio Abiusi, socio CIACP
Le riflessioni di Adriano Pedicini consigliere Comunale del PDL
C’è un qualcosa che non appare evidente, che si consuma in silenzio, nel disinteresse generale: la morte di tante aziende agricole strozzate dall’aggravio dei debiti e dall’incuria del territorio; perseguitate dalle alte aliquote contributive INPS e INAIL, inseguite nelle aule di Tribunali dalle Banche, pedinate come segugi da Equitalia ed infine, stese dalle abbondanti piogge che nella nostra provincia equivalgono ad alluvioni . Son poche le aziende agricole prive del burocratico cinismo di esecuzioni giudiziarie che arrivano a bloccare conti bancari, macchine agricole, cioè gli attrezzi di lavoro dell’agricoltore, pignorare terreni ed in alcuni casi anche i frutti pendenti. La crisi avviata da tempo mostra tutta la sua recrudescenza oggi, quando le condizioni reddituali limitate non riescono a far fronte al continuo aumento dei costi e degli oneri contributivi, a questo deve aggiungersi le ripetute calamità naturali favorite dall’assenza di interventi di manutenzione degli argini di torrenti e fiumi della nostra provincia, tanto che medie precipitazioni si trasformano in catastrofici eventi, che spazzano via il lavoro e gli investimenti di tanti agricoltori. Crisi che non ha risparmiato alcun comparto. Quanto accaduto nella collina materana e nel metapontino è sintomatico dell’assenza di programmi chiari e semplici che si perdono nelle chiacchiere e promesse della politica regionale per lo sviluppo agricolo, che è rimasta inerte nonostante le avvisaglie dei mesi scorsi a dimostrare tutto il disinteresse e il distacco dal settore. Adesso bisogna agire nell’emergenza, non c’è più tempo, è fondamentale che si incoraggino politiche di consolidamento delle situazioni debitorie delle aziende agricole, verso i soggetti creditori, perché al momento non vi sono più risorse economiche da esporre, il sistema bancario ha oramai chiuso le porte alle imprese agricole a causa delle tante sofferenze nel settore. Analoga chiusura proviene dalle politiche comunitarie e territoriali senza idee e provvedimenti di sostegno, calmieranti nel settore. Vien da se che sempre più sono le aziende poste all’asta con il reale rischio che ad aggiudicarsele siano soggetti che le rilevano per soli fini speculativi, che nulla hanno a che fare con l’agricoltura. Ed intanto osserviamo quasi gratificati e sollevati dall’aumentata coscienza ecologica, che su terreni di pregio agricolo compaiono sempre più forme di falso business, ignorando che tali speculazioni sono il frutto di amare crisi interne cavalcate da amorali usurai in giacca e cravatta; da criminali senza scrupoli che, dietro lucrosi guadagni derivanti dalla vendita di energia, sottraggono lavoro e vita a chi da sempre ha coltivato la terra. Non vi è crescita economica in un territorio senza agricoltura, il settore si allarga a ventaglio e costituisce l’eccellenza di un territorio; ogni promozione turistica è preceduta dalla sua gastronomia che è in simbiosi con la produzione agricola del posto, questa si pernia nella tipicità dei suoi prodotti. Per questo le istituzioni hanno l’obbligo morale di intervenire per salvare il settore più importante dell’economia regionale, oggi moribondo. Ritengo che in proposito nulla si sia fatto per rinvigorire il comparto agricolo, credo che prima di tutto dovremmo difendere la nostra produzione con regole condivise, per poi dare fiducia agli imprenditori agricoli con quel minimo di interventi sul territorio atti a scongiurare i fenomeni di questi giorni. Quanto accaduto nella collina materana, a Grassano e Marconia, solo per citare due dei comuni maggiormente colpiti, non fanno altro che sollevare maggiormente le leve delle preoccupazioni sociali. Questa situazione deprime ogni investimento, allontana i giovani che dovrebbero essere incoraggiati ad insediarsi in agricoltura con incentivi finanziari, azioni formative e nuove regole riguardanti il diritto successorio.
Si dovrebbero stimolare finanche le normative urbanistiche, introducendo nuovi strumenti di pianificazione territoriale per favorire nuove attività rurali, dalla produzione di energia per l’agricoltura sociale, a moderne infrastrutture civili che scoraggino l’abbandono delle aree collinari e montane. Sono questi i motivi per i quali ritengo che la regione Basilicata debba ora proclamare con maggior forza l’aumentato stato di crisi nel settore e, porsi nelle condizioni di intervenire concretamente con aiuti efficaci al settore. Per questo invito i consiglieri regionali del PDL a battersi tenacemente con una mozione da presentare senza ritardo ed affrontare con decisione, oltre alle proposte suddette, anche il tema dell’accesso al credito e del diritto a non essere vessati dalle esecuzioni giudiziarie e dei pignoramenti in agricoltura, dove non solo le banche, ma anche Equitalia, con un sadismo degno di miglior causa, si accanisce contro l’agricoltura con pignoramenti su tutto, ipotecando pure l’aria che gli agricoltori respirano. Che venga aperto il dibattito in consiglio regionale per ristrutturare i debiti aziendali, per favorire l’accesso al microcredito, per istituire punti di osservazione a garanzia di chi lavora la terra.
Faccio appello ancora al gruppo consiliare del mio partito a cercare risposte certe, concrete e imminenti, intervenendo con una moratoria sui pignoramenti e le esecuzioni giudiziarie, proponendo l’immediata individuazione ed applicazione di un pacchetto di misure nazionali e regionali in grado di reggere le imprese in questo particolare momento.
Adriano Pedicini consigliere Comunale del PDL