Ultimissima di venerdì 25 febbraio: i nostri operai sarebbero ripartiti da Misurata e potrebbero presto riabbracciare i loro familiari. Una nave italiana avrebbe infatti raggiunto il porto di Misurata per recuperare gli operai della provincia di Matera bloccati dal giorno in cui è partita la rivolta in Libia. Il condizionale è d’obbligo anche perchè in situazioni del genere le notizie sono frammentarie e non sempre possono trovare conferma in fonti ufficiali. La speranza è di annunciare molto presto l’arrivo degli operai nei rispettivi comuni del Materano in cui risiedono. Il cacciatorpediniere ‘Mimbelli’ e la nave da trasporto “San Giorgio” della Marina militare sono in rada davanti al porto di Misurata per dare il via alle operazioni di evacuazione. Le condizioni del mare, particolarmente difficili, hanno impedito finora l’inizio delle manovre, che comunque sono previste al più presto, appena la situazione lo permetterà. Un’altra nave da trasporto della Marina, sul quale è presente il reggimento “San Marco”, si trova ora nel porto di Augusta e si tiene pronta ad intervenire per contribuire alle operazioni.
Giovedì 24 febbraio ore 17: operai del Materano bloccati a Misurata (Libia)
Mentre il leader libico Gheddafi ha nuovamente ribadito che non intende dimettersi e si dichiara pronto a morire da martire, continuano i raid aerei per bombardare i ribelli nelle principali città dello Stato nord-africano. Una situazione incandescente che preoccupa anche gli operai della provincia di Matera presenti a Misurata, centro a 210 chilometri da Tripoli. Si trovano in Libia perchè sono dipendenti di aziende italiane che hanno acquisito commesse in subappalto per lavori edili. In attesa di tornare a casa ci sono Mimmo Nubile di Ferrandina, Aldo Cospito di Nova Siri, Antonio di Bernalda, Pasquale Panariello di Miglionico e Rocco Taddeo di Salandra.
Nella giornata di mercoledì 23 febbraio alcuni aerei caccia C-130 hanno provato ad avvicinarsi per mettere in salvo i nostri operai ma i militari mercenari al servizio del regime di Gheddafi hanno gettato della ghiaia a terra in modo da scoraggiare l’atterraggio.
Impossibile raggiungere anche il porto di Misurata, che si trova solamente ad un chilometri di distanza dalle residenze occupate dagli operai del materano.
La situazione è sempre più drammatica – ha dichiarato la sorella di uno degli operai ancora bloccati in Libia. Ho avuto modo di parlare con mio fratello via skype e mi ha raccontato che i colpi di artiglieria sono tantissimi e nessuno può permettersi di uscire senza rischiare la pelle. La tensione sale ogni giorno di più, i viveri stanno scarseggiando e pure la corrente elettrica, pertanto siamo molto preoccupati per i nostri familiari e conoscenti che si trovano a Misurata. Ho contattato la Farnesina per avere notizie più rassicuranti ma mi hanno risposto che non è ancora certa la data in cui i nostri concittadini potranno tornare in Italia. Nel cantiere in cui stanno lavorando anche gli operai del Materano si trovano circa 180 italiani. Sollecito pertanto un intervento da parte del nostro ministro degli esteri Frattini in modo da favorire l’immediato rientro dei nostri concittadini”
Michele Capolupo
Solo uova, le ultime, qualche bottiglia d’acqua in attesa della libertà. E’ il quadro drammatico e frammentario della condizione di un gruppo di nostri concittadini di Ferrandina, Salandra, Bernalda, Nova Siri, Miglionico, che attendono di fuggire dall’inferno libico di Misurata. A lanciare l’appello è Teresa Nubile di Ferrandina, preoccupata per suo fratello Mimmo, bloccato insieme ad altri italiani nella città di Misurata, al campo Lisco, un campound della Lybian Iron Steel Company, vicino al porto. L’unico contatto che la famiglia è riuscita ad avere è stato grazie a “Skype”, il telefono via Internet. Ed è proprio, mentre eravamo in contatto telefonico con Teresa Nubile, siamo riusciti ad avere la testimonianza diretta proprio di Mimmo, mentre cercava di mettersi in collegamento con la sorella. “La situazione è davvero drammatica – ha detto Nubile – perché le milizie fedeli al leader libico Gheddafi hanno attaccato i manifestanti che da giorni controllano la città di Misurata.. E’ una situazione che ci desta tanta preoccupazione, perché i bombardamenti sono continui e siamo tutti preoccupati; siamo completamente isolati. Sembra proprio che si siano dimenticati di noi e siamo davvero disperati. I viveri iniziano a scarseggiare; non abbiamo quasi più nulla. Siamo riusciti a trovare solo qualche confezione di uova e prepareremo delle frittate. L’attesa è terribile; c’è tanto nervosismo ed anche tanta agitazione, perché non ci dicono nulla. Non c’è comunicazione e riusciamo a parlare con le nostre famiglie solo attraverso skype, quando c’è il collegamento internet; intanto continuiamo a sentire i bombardamenti attorno a noi”. Preoccupazione, rabbia, agitazione, ma soprattutto tanta paura tra queste persone, soprattutto dopo la delusione per la mancata salvezza tentata nei giorni scorsi e mentre ci sono i pericoli dei bombardamenti. Infatti, così come ci ha raccontato Teresa, ma anche lo stesso Mimmo il rimpatrio di questi nostri concittadini dalla Libia in fiamme avrebbe dovuto scattare, secondo i piani della Farnesina martedì scorso. Per questo i lavoratori dell’azienda Moditech di Milano, che si occupa di montaggi industriali e acciaieria, per la quale lavorano Mimmo e gli altri lucani, insieme a un centinaio di connazionali, avevano raggiunto nel primo pomeriggio l’aeroporto di Misurata, su cui stavano facendo rotta due C130 dell’aeronautica militare partiti dall’Italia. Velivoli e passeggeri, però, hanno dovuto ben presto tornare indietro, perché ignoti avevano disseminato sulla pista dell’aeroporto libico alcuni camion di sabbia, rendendo impossibile l’atterraggio. Alcuni nostri connazionali non sono soli, ma hanno anche le famiglie con bambini. “Ogni volta che sento mio fratello – ha proseguito Tersa Nubile – lo sento sempre più preoccupato ed agitato. Stiamo vivendo davvero momenti di grande angoscia, soprattutto perché continua a dirmi che sono completamente isolati e che sembra che si siano dimenticati di loro. L’appello della famiglia di Mimmo è davvero accorato e disperato, tanto che sono in continuo contatto con la Farnesina, in attesa di ricevere notizie più certe e rassicuranti. Nel frattempo seguono i notiziari televisivi, radiofonici, notizie su internet, sui giornali e qualunque notizia o fonte che possa alimentare la speranza di un rientro dei propri cari. Il loro telefono “scotta’. Amici e parenti chiedono la solidarietà delle comunità locali, della gente lucana che viene fuori nei momenti di bisogno e di solidarietà.
Mariangela Lisanti